Fontanella

Finti restauratori (col reddito di cittadinanza) truffano oltre cento sacerdoti FOTO VIDEO

Una “holding criminale” composta da tredici finti professionisti è stata sgominata dai carabinieri. Sequestrata una villa bifamiliare a Fontanella.

Pubblicato:
Aggiornato:

Si fingevano restauratori per truffare ed estorcere denaro a sacerdoti e responsabili di istituti religiosi cattolici: otto arresti in tutta Italia, e anche a Fontanella.

Una “holding criminale” dedita al patrimonio ecclesiastico

L’operazione è partita dalla Sardegna, ad opera dei carabinieri del Comando tutela Patrimonio culturale su ordine della Procura di Oristano. Al centro delle indagini le attività di una holding criminale composta da 13 cittadini italiani di etnia rom che, prima in Sardegna e poi nella penisola, accreditandosi come restauratori di beni culturali ecclesiastici, hanno truffato ed estorto denaro ad almeno un centinaio di sacerdoti.

Alcuni degli oggetti restaurati dalla banda
Foto 1 di 5

Alcuni degli oggetti restaurati dalla banda

Alcuni degli oggetti restaurati dalla banda
Foto 2 di 5

Alcuni degli oggetti restaurati dalla banda

Alcuni degli oggetti restaurati dalla banda
Foto 3 di 5

Alcuni degli oggetti restaurati dalla banda

Alcuni degli oggetti restaurati dalla banda
Foto 4 di 5

Alcuni degli oggetti restaurati dalla banda

canonica
Foto 5 di 5

Finti restauratori dal 2017

Le indagini sono cominciate alla fine del 2017. La banda, guidata da tre degli arrestati, aveva messo in piedi una sorta di azienda dedita al restauro di oggetti ecclesiastici, sostenendo di essere specializzati in particolare nel restauro delle argenterie. Automezzi, moduli, persino un locale dotato di apparecchi per trattamenti galvanici: tutto faceva pensare a una solida, seria e strutturata azienda di restauro. Ma in realtà nessuno era un vero restauratore. Il loro obiettivo era tutt’altro.

Argenteria “in ostaggio”

Di fatto i banditi convincevano i religiosi a consegnare loro beni ecclesiastici, per lo più argenti, per effettuare interventi di ripulitura o restauro, concordando in un primo momento prezzi estremamente competitivi. Prima della riconsegna i malviventi richiedevano però il pagamento di una somma molto più alta rispetto a quella pattuita, adducendo come scuse la necessità di utilizzare grossi quantitativi d’oro.

Ex voto fusi per riciclare l’oro

In alcune occasioni addirittura si sono fatti consegnare gioielli ed ex voto di proprietà delle varie parrocchie, al fine di fonderli per riutilizzarne l’oro. Altre volte chiedevano più soldi semplicemente con la scusa di dover utilizzare più manodopera

“Paga o non restituiamo l’oggetto e ti denunciamo al Vescovo”

Se i parroci esprimevano perplessità o si rifiutavano di pagare quanto richiesto, i falsi restauratori li minacciavano di non restituire i beni e di informare la Curia o la Soprintendenza del fatto che, senza le previste autorizzazioni, avevano consegnato per il restauro beni culturali tutelati.

Estorti centinaia di migliaia di euro

L’importo economico estorto è stato quantificato in diverse centinaia di migliaia di euro, a cui andrebbe sommato il valore dei pezzi mai restituiti, dei gioielli devozionali talvolta utilizzati dalle vittime a titolo di pagamento, degli interessi dei finanziamenti accesi dai parroci per poter far fronte alle indebite richieste di pagamento. Almeno un centinaio i casi contestati all’associazione a delinquere, dal 2015, ricostruiti da intercettazioni telefoniche e ambientali.

Formalmente poverissimi (col reddito di cittadinanza), in realtà ricchissimi

I banditi avevano, sulla carta, redditi da fame. Ma conducevano una vita decisamente agiata. Scrive il Pm nell’ordinanza di arresto: “…a fronte di una formale situazione di povertà estrema, che dipinge gli associati come sostanzialmente nullatenenti, il quadro emerso dalle indagini appare completamente diverso, e vede tutti gli indagati condurre una vita agiata e disporre di ingenti somme di denaro, da loro talvolta utilizzate anche per investimenti immobiliari (…)” e ancora “si è accertato che gli stessi sono assidui frequentatori di ristoranti e pizzerie, locali nei quali sono soliti spendere somme anche molto consistenti e comunque tengono un tenore di vita più che agiato”.

Inoltre, gli accertamenti richiesti all’INPS hanno permesso di riscontrare che quattro dei destinatari della misura cautelare percepiscono il “reddito di cittadinanza”.

Un arresto anche a Fontanella

Uno degli arrestati viveva a Fontanella, dove la Procura di Oristano ha disposto il sequestro preventivo di una villetta bifamiliare. Bloccati anche tutti i conti correnti e delle polizze di pegno intestati agli indagati. E’ stata infine data esecuzione a tre decreti di perquisizione nei confronti di persone indagate a piede libero a Urago d’Oglio.

TORNA ALLA HOME

Seguici sui nostri canali