Esplosione allo stadio a Torino, due anni e otto mesi per Saurgnani
Confermata la sentenza di secondo grado.

Definitiva la condanna per il romanese Giorgio Saurgnani: due anni e otto mesi per il "concorso morale" nel lancio di un enorme petardo scoppiato nello stadio di Torino, che ferì undici persone. Lo ha deciso la Corte di Cassazione, confermando la sentenza di secondo grado e rigettando sia il ricorso della difesa che della Procura di Brescia.
L'esplosione al derby della Mole
Il promotore finanziario di Romano, 32 anni, ultrà della juventus, era finito anche in carcere dopo i drammatici fatti di quel 26 aprile del 2015. Si giocava il derby della Mole: Torino-Juventus, quando un grosso petardo fu lanciato dalla curva bianconera verso quella granata. Le indagini portarono in breve tempo al gruppo di ultras frequentato da Saurgnani, che tuttavia nel corso del processo arrivato ora al terzo grado di giudizio, è riuscito a smontare una buona parte del castello accusatorio messo in piedi dai magistrati.
Non una bomba carta ma un "oggetto pericoloso"
Già in primo grado era già stata infatti "declassata" l'accusa da lancio di ordigno a lancio di oggetto pericoloso. E' stata poi riconosciuta in appello la mancanza di prove sul fatto che fosse quella di Saurgnani la mano che effettivamente lanciò il petardo (da qui il concorso soltanto "morale", legato all'analisi di alcuni messaggi su Whatsapp di Saurgnani in una chat di amici ultras juventini, in cui i giudici hanno riconosciuto una sorta di "rivendicazione" di Saurgnani del gesto).
Chiederà l'affidamento in prova ai servizi sociali
"Siamo moderatamente soddisfatti dalla sentenza" ha commentato l'avvocato del romanese, Gianluca Quadri. "Importante che i giudici abbiano riconosciuto che non c'è prova che sia stato lui a lanciare effettivamente il petardo. Leggeremo le motivazioni: sembra che a pesare sulla sentenza ci sia l'interpretazione di quei messaggi in chat". Per Saurgnani, che è libero dopo un periodo in carcere a Torino e un altro ai domiciliari, la pena non è stata sospesa. Per evitare il carcere, ora, chiederà probabilmente con il suo legale l'affidamento in prova ai servizi sociali.