Lo studio Inail

Covid-19, 30 morti sul lavoro a Bergamo: primato nero per la provincia orobica

Si tratta, in prevalenza, di settori come quello socio-sanitario che nei mesi dell'emergenza sono rimasti particolarmente esposti al contagio.

Covid-19, 30 morti sul lavoro a Bergamo: primato nero per la provincia orobica
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Sono trenta le vittime bergamasche che hanno contratto il Coronavirus sul luogo di lavoro. A certificarlo, secondo gli ultimi dati, è l'Inail. Si tratta, in prevalenza, di settori come quello socio-sanitario che nei mesi dell'emergenza sono rimasti particolarmente esposti al contagio.

Trenta vittime nella Bergamasca

L’aggiornamento Inail sulle denunce di infortunio per Covid-19, con dati che arrivano fino al 15 giugno scorso, conferma il primato della Provincia di Bergamo nella classifica delle morti bianche: sono infatti 30 le vittime orobiche che hanno contratto la malattia sul posto di lavoro (erano 25 al 31 maggio), il 12,7% del totale nazionale (236 morti). Cinque delle persone decedute erano residenti nel capoluogo. Seguono Milano, con 22 vittime, e Brescia e Cremona con 14. La Lombardia da sola arriva al 36% del dato nazionale, seguita da Piemonte (15,2%) ed Emilia Romagna (10,2%).

Infortuni da Covid a Bergamo

Bergamo è invece quinta per numero di infortuni dovuti a Coronavirus (includendo quindi anche i casi risolti con la guarigione), con 895 segnalazioni su un totale di 49.021 casi, preceduta da Milano, Torino, Genova e Brescia. Gli infortuni totali (Covid e non Covid) nei primi 5 mesi del 2020 a Bergamo sono stati 5.474, contro i 6.044 del 2019, con un calo del 10,4% dovuto al blocco delle attività per il lockdown.

“Visto che molti dei nuovi focolai di contagio sembrano svilupparsi sui luoghi di lavoro – commenta Angelo Chiari, responsabile politiche salute e sicurezza CGIL Bergamo – è necessario mantenere alta l’attenzione all’interno di tutti i siti produttivi, con un confronto attivo nei comitati aziendali tra RSU, RLS, azienda e medico competente. Distanziamento sociale, sanificazione degli ambienti e DPI devono continuare ad essere utilizzati come previsto dai protocolli siglati il 5 maggio scorso a livello territoriale. Infine sollecitiamo ancora una volta Inail ad agire celermente nei confronti dei lavoratori colpiti da Covid e delle loro famiglie, perché possano avere il prima possibile ciò che gli spetta”.

Sicurezza e salute al centro

“Con la ripresa dei direttivi delle categorie stiamo riscontrando, se mai ve ne fosse stato bisogno, come il tema della sicurezza e della salute siano stati al centro della attenzione e delle azioni dei nostri rappresentanti nei luoghi di lavoro – aggiunge il segretario provinciale CGIL Bergamo Gianni Peracchi - Quanto hanno fatto durante l’emergenza ha certificato uno straordinario livello di responsabilizzazione ed ancora adesso nessuno di loro ha intenzione di abbassare la guardia”.

A livello nazionale l’1,6% degli infortunati da Coronavirus ha contratto la malattia nel mese di febbraio, il 53,1 a marzo, il 36,8 ad aprile, il 7,6 a maggio, l’0,8 nei primi 15 giorni di giugno.

Si ammalano di più le donne

Il 43,7% dei contagiati ha un’età compresa tra i 50 e i 64 anni; il 36,9% tra 35 a 49 anni; il 17,3% tra i 18 e i 34 anni; il 2,1% oltre i 64. In controtendenza rispetto al dato generale della popolazione, ad ammalarsi sul posto di lavoro sono state più le donne (71,7%) che gli uomini (28,3%), soprattutto perché tra il personale infermieristico e socio-sanitario la componente femminile è prevalente. Otto morti su 10 sono però di sesso maschile.

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