Caravaggio

Coppia sfrattata dorme all'addiaccio nel parcheggio del centro commerciale

Non risulta in carico ai servizi sociali. Ma intanto è scattata la gara di solidarietà dei clienti dei negozi che le fornisce cibo, indumenti e coperte

Coppia sfrattata dorme all'addiaccio nel parcheggio del centro commerciale
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Una coppia vive da una decina di giorni all'addiaccio, avvistata tra il parcheggio del centro commerciale di via Treviglio, a Caravaggio, e i campi limitrofi. L'Amministrazione comunale ne è al corrente ma non risulta in carico ai servizi sociali.

Coppia dorme all'addiaccio

Lui un 45enne di Misano, lei una 34enne di Caravaggio, genitori di due bambini che sono stati affidati alla sorella di lui. Fino a poco tempo fa vivevano in una delle case Aler di via Cantù ma sono stati sfrattati per ché non in grado di pagare l'affitto. Nessuno dei due infatti sta lavorando. Con loro anche sei gatti (quattro adulti e due cuccioli) tenuti in due trasportini in condizioni igieniche pietose, che giorni fa hanno accettato di affidare a due volontari di un'associazione cittadina che se ne stanno prendendo cura. Chiusi dentro i loro giubbotti, sotto il riparo di fortuna di una struttura metallica sul retro di uno dei capannoni del centro commerciale, si sono accampati alla bene e meglio. Un inverno non certo rigido questo, e tuttavia la notte le temperature scendono e i due dormono all'aperto, sull'asfalto.

La gara di solidarietà dei caravaggini

Visto il perdurare della situazione, i clienti dei negozi del centro commerciale hanno fatto partire una gara di solidarietà: chi ha portato loro indumenti, chi ha lasciato pagate colazioni per loro al vicino bar.

"Sono già intervenuti sia i carabinieri che un’ambulanza - ha raccontato qualcuno - una sera si è temuto per la loro vita: erano in un campo vicino al bazar cinese, di notte fa freddo... poi si sono spostati vicino al Carrefour, al ristorante “Eurasia” e adesso stanno da giorni dietro il negozio Naheva. Qualcuno ha donato loro un piumone dove stendersi per dormire un po’ più al caldo. Hanno con loro solo una bicicletta e poche cose negli zaini, utilizzano il bagno del centro commerciale".

"Non sembrano intenzionati a farsi aiutare, gli hanno proposto di andare al dormitorio pubblico di Bergamo o passare alla “Locanda del Samaritano” di Treviglio, per  potersi almeno lavare, ma non ci vanno - ha aggiunto qualcun altro - potrebbe finire nel peggiore dei modi. Lunedì c’è stata una mezza baruffa tra persone non molto raccomandabili, infatti sono stati fatti intervenire i carabinieri. C'è chi spaccia nella zona. Non da ultimo è anche una questione di decoro urbano... Possibile non si possa fare nulla?".

"Se trovo un lavoro e un alloggio me ne vado subito da qui"

I due hanno gradito le attenzioni dei caravaggini, ma non intendono vivere di elemosina. Hanno fatto qualche colazione e usano il piumone ma nulla più.

"Stanotte mi è venuta la febbre, ma per fortuna adesso va meglio - ha detto il 45enne, che martedì 6 febbraio ha accettato di raccontare il dramma che sta vivendo - per mangiare ci arrangiamo, ci sono rimaste un paio di crostatine. Sappiamo che ci sono colazioni pagate per noi al bar ma fare avanti e indietro dà fastidio, può sembrare che ci andiamo apposta e non ci va di chiedere l'elemosina: io non ho mai chiesto nulla a nessuno, piuttosto non mangio per tre o quattro giorni. Certo, qui non è il massimo, se piove siamo all'aperto e la sera non gira bella gente: fanno casino, si drogano, sporcano, rompono bottiglie e qualcuno è venuto perfino a chiedermi se avevo del crac... Non ho di che sfamarmi, figuariamoci se mi compro quella roba... Fumo solo sigarette e visto che non posso più comprarne prendo le cicche che trovo per terra... Ho sempre lavorato in vita mia: ho cominciato a 14 anni, mi occupavo della pulitura dei metalli, poi ho fatto un anno alla "Same", uno alla "Soliveri", quindi ho trovato qualcosa come saldatore. Sempre occupazioni nell'ambito della metalmeccanica. Prima del Covid ci eravamo rivolti all'assitente sociale per farci dare una mano per pagare le bollente della corrente elettrica: avevamo il primo figlio piccolo, serviva l'acqua calda. Cercavo un lavoro, di qualsiasi genere ma nulla".

Con l'avvento della pandemia è andata ancora peggio.

"L'azienda dove lavoravo prima a chiuso e poi, quando ha riaperto, mi ha fatto contratti di un mese o due e infine mi ha lasciato a casa perché il lavoro era calato -  ha spiegato - La mia compagna si occupava dei bambini, siamo andati avanti col reddito di cittadinanza ma poi lo hanno tolto. Alla fine abbiamo perso i nostri due figli: uno di sei e l'altra di quattro anni. Li seguiva un'assistente sociale, diceva che non bastava un contratto di uno o due mesi, ne serviva uno fisso. Ci hanno tolto la potestà genitoriale ma ai piccoli non mancava niente, piuttosto non mangiavamo noi ma loro hanno sempre avuto tre pasti al giorno e merenda. Da allora le nostre famiglie hanno rotto i rapporti con noi ".

Non riuscendo più a pagare l'affitto, la coppia è stata anche sfrattata per morosità e così è finita sulla strada.

"C'è il reddito di inclusione ma non lo abbiamo ancora chiesto, vedremo se è possibile averlo, almeno per mangiare - ha continuato l'uomo - se mi offrissero un lavoro accetterei subito, ma ci serve un piccolo alloggio almeno per lavarmi e riposare per poterci andare. Ho sempre lavorato, è dura perdere tutto: già è stato un trauma per i bambini e adesso anche noi, finiti così...".

Prima al parcheggio, che è privato e il titolare potrebbe chiedere l'allontanamento, i du erano accampati al fiume Serio.

Il sindaco: "Nessuna richiesta ai servizi sociali"

La situazione della coppia è ben più spinosa e complicata di quello che appare, se è vero che l’allontanamento dei due figli è dovuto a motivazioni gravi, che il sindaco Claudio Bolandrini non può rivelare, come è ovvio che sia.
Inoltre non risulta alcuna presa in carico della coppia da parte dei servizi sociali caravaggini che quindi non intervengono.

"L’assistente sociale comunale dichiara che in tutti questi anni queste persone non si sono mai rivolte ai nostri servizi sociali, anche perché il 45enne non è residente a Caravaggio - ha fatto sapere il primo cittadino - La situazione dei figli è stata gestita dal Tribunale dei minori diversi anni fa, secondo le normative che tutelano i minorenni e la madre. Quanto alla casa, la legge vieta a chi è stato sfrattato per morosità colpevole la possibilità di accedere a una nuovo alloggio popolare prima di cinque anni e di aver saldato il debito pregresso. La coppia ha poi rifiutato i dormitori che più volte sono stati loro proposti in questi giorni dalla Polizia locale: una soluzione, ovviamente provvisoria, certamente più dignitosa e sicura di quella che invece hanno scelto. Purtroppo il rispetto della privacy e, soprattutto, la tutela dei minori, non consentono a un funzionario pubblico di aggiungere altro e ricostruire le scelte (e le responsabilità) che hanno portato a questa grave situazione di indigenza e degrado, che le sole istituzioni non possono evitare".

Contattato il Comune di Misano, nemmeno lì risulta alcuna richiesta di aiuto ai servizi sociali.

 

 

 

 

Contattata l'Amministrazione comunale, la coppia non risulta in carico ai servizi sociali né aver chiesto alcun tipo di sostegno.

 

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