Esecuzione

Complice di un'esecuzione e di occultamento di cadavere in Sicilia: arrestato a Cremona dopo sei anni

Pistola alla tempia, costrinse la vittima a lasciare al telefono la compagna. Poi l'esecuzione.

Complice di un'esecuzione e di occultamento di cadavere in Sicilia: arrestato a Cremona dopo sei anni
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Uccisero il "rivale in amore" di un amico con quattro colpi di pistola, e poi diedero fuoco al cadavere. Un'esecuzione in piena regola quella per la quale un 48enne residente a Cremona dovrà scontare 24 anni di carcere, sei anni dopo l'agghiacciante fatto di sangue che lo vide complice a Paternò, in provincia di Catania.

Agguato mortale contro il rivale d'amore

L'uomo è stato arrestato questa mattina, dai carabinieri di Cremona, sei anni dopo. L'uomo, residente in città da tre anni, era uno dei componenti del commando che l'8 marzo 2015 organizzò e portò a termine un agguato mortale ai danni di un 32enne, "colpevole" a loro detta di aver intrecciato una relazione sentimentale con l'ex amante di un pregiudicato di Paternò. Quest'ultimo fu l'esecutore materiale del terribile delitto, ma il 48enne arrestato oggi a Cremona prese parte sia all'agguato che alla distruzione di cadavere.

Il commando omicida

L'ordine di carcerazione a suo carico, emesso dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania, prescrive a suo carico una condanna a 24 anni di carcere per reati di omicidio, detenzione illegale di armi e distruzione di cadavere. Questa la ricostruzione dei fatti confermata dalla Corte di Cassazione: il pregiudicato a capo del commando aveva deciso di uccidere il rivale in amore, che da qualche tempo frequentava la sua ex amante. Nella notte di quell'8 marzo invitò quindi gli amici per una spedizione punitiva, che con tutta probabilità avevano già deciso che sarebbe finita con l'omicidio del 32enne. Quest'ultimo rincasava dopo aver accompagnato la donna alla propria abitazione. Fu raggiunto dal gruppo, che lo attirò nell'abitazione del pregiudicato (che in quel momento si trova ai domiciliari).

La chiamata alla fidanzata, pistola alla tempia. Poi l'esecuzione

Qui è nata una discussione. I toni si sono accesi. A quel punto, il pregiudicato ha estratto la pistola e l'ha puntata alla tempia del 32enne. Gli ha ordinato di telefonare alla compagna, e di dirle che la storia tra loro era finita e che lui aveva ripreso la relazione con l’ex fidanzata. Il poveretto non ebbe altre scelta che obbedire, sperando di poter aver salva la vita. Ma quando riattaccò, fu ugualmente ucciso con quattro proiettili calibro 7,65.

Il cadavere bruciato in fondo a un burrone

In tutta questa vicenda l’uomo arrestato, oggi dai carabinieri di Cremona era accusato di complicità nell’omicidio perché non ha fatto nulla per impedire quella morte, partecipando anche all’occultamento del cadavere. Dopo l’omicidio, ha scaraventano l’auto e il corpo della vittima in un burrone e con una tanica piena di carburante ha dato fuoco all’auto con il corpo all’interno. Il pregiudicato che aveva sparato era poi scappato e si era rifugiato in Francia, dove era stato arrestato sei mesi dopo su mandato di arresto europeo. Il 48enne era stato invece sottoposto a fermo di indiziato di delitto un mese dopo i fatti.

Dopo sei anni e mezzo dal gravissimo fatto di sangue è intervenuto nei confronti del 48enne il provvedimento definitivo della Corte di Cassazione e il conseguente ordine di immediata carcerazione. Il provvedimento è stato inviato ai varabinieri della Stazione di Cremona perché l’uomo vive da oltre tre anni nel capoluogo e la mattina del 17 dicembre è stato rintracciato, arrestato e accompagnato al carcere di Cà del Ferro.

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