Ciserano scende in piazza per Gaza: "Stare neutrali è come essere complici"
La manifestazione è in programma per domenica 6 luglio, dalle 9 alle 11.30 in piazza Papa Giovanni XXIII.

"Saremo in piazza, domenica, perché non possiamo più chiudere gli occhi". E’ il grido di dolore e di protesta che si alza anche a Ciserano per chiedere la fine del conflitto a Gaza. Una manifestazione che nasce dalla volontà e dal cuore di un gruppo di cittadini, con l'aiuto del circolo Acli di Ciserano e la collaborazione dell'Amministrazione comunale, riuscendo così a coinvolgere altre associazioni, che operano a livello mondiale per la tutela dei diritti umani, la cura e la salute di tutti i popoli. L'appuntamento è per domenica 6 luglio, dalle 9 alle 11.30 in piazza Papa Giovanni XXIII.
In piazza per la pace a Gaza
"Non possiamo chiudere gli occhi davanti alla sofferenza del popolo palestinese, davanti a ciò che sta accadendo a Gaza: bombardamenti, fame, paura, distruzione - spiegano - Non possiamo voltare lo sguardo altrove mentre migliaia di vite innocenti vengono spezzate nel silenzio o nell’indifferenza. Domenica la nostra piazza diventerà il segno che qualcosa può ancora unirci: la dignità umana, la richiesta di pace, la volontà di essere testimoni. Non siamo esperti siamo persone comuni che hanno deciso di dire “basta”. Basta a ogni logica di vendetta, basta all’idea che la guerra sia inevitabile, basta a un mondo che accetta la morte dei civili come effetto collaterale".
Per questo il gruppo ha invitato a partecipare associazioni che da anni operano con coraggio per i diritti umani e l’aiuto umanitario: il Circolo ACLI di Ciserano, Amnesty International, Emergency, Pax Christi e una importante testimonianza "perché abbiamo bisogno di parole competenti, ma soprattutto oneste".
Il messaggio, d’altra parte, è chiaro.
"Non chiediamo altre vendette ma stiamo dalla parte della pace, della vita e della verità - aggiungono - E oggi, questa parte, è urgente prenderla. Siamo cittadini comuni, non attivisti di professione, ma persone attraversate da un tormento profondo. Da mesi viviamo una frattura interiore, alimentata dal susseguirsi incessante di notizie, immagini strazianti e silenzi assordanti. I silenzi, più delle immagini, sono stati la cosa più difficile da sopportare: si sono trasformati in solitudine, perché nei discorsi quotidiani l’argomento viene evitato, rimosso, come se parlare di Gaza fosse un tabù. Intanto, un genocidio va in scena in diretta mondiale, sotto gli occhi di tutti, troppo spesso ignorato, negato o relativizzato. Ci ha scosso l’indifferenza. Ci ha ferito il silenzio della politica. Non ci siamo più sentite rappresentate da chi dovrebbe difendere i diritti umani, la giustizia, la pace, la democrazia. Abbiamo sentito il bisogno – anzi, il dovere – di non restare spettatrici. Di non voltare lo sguardo. Di dire “basta”. Di chiedere, almeno, al nostro Comune di schierarsi dalla parte della pace".
"Stare neutrali è come essere complici"
Un presidio che nasce, quindi, dalla necessità di trasformare l’impotenza in testimonianza: "di ritrovarci in una piazza come coscienze libere, per dare voce a chi prova lo stesso dolore e la stessa frustrazione. Lo facciamo per i nostri figli, per le future generazioni, per ricordare che oggi alzare la voce e non chiudere gli occhi è necessario. È l’unico modo per difendere un futuro pacifico e sostenibile. Stare neutrali oggi significa essere complici".