Chi è El Joulani, il medico-immobiliarista che si è comprato una chiesa

Dalle proteste dei mutuati al processo per truffa per i fondi dal Qatar "dirottati".

Chi è El Joulani, il medico-immobiliarista che si è comprato una chiesa
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A Cividate tutti lo ricordano come il medico della rivoluzione: costrinse i suoi mutuati a una lunga raccolta di firme, perché farsi visitare durante gli orari di apertura dello studio era sempre più difficile. Poi finì implicato nella strana vicenda della moschea di Bergamo, finanziata per cinque milioni da una fondazione del Qatar.  Ora il dottor Imad El Joulani è di nuovo sulla cresta dell'onda: la nuova associazione islamica di cui è fondatore, si è comprato la  ex chiesa  dei Riuniti di Bergamo. Diventerà, spera, una moschea. E la notizia sta facendo il giro d'Italia e scatenando un feroce botta e risposta politico.

Chi è Imad El Joulani

Giordano, 58 anni, cardiologo, il fondatore e presidente dell'associazione Comunità islamica di Bergamo Imad El Joulani è non è un volto nuovo nella Bassa. Era infatti medico di base anche a Cividate, dove tuttavia qualche anno fa non aveva mancato di far parlare di sé, quando poco dopo l'esplosione dello scandalo del nuovo Centro islamico, aveva dovuto fronteggiare una clamorosa "ribellione" dei suoi mutuati, che si lamentavano per la gestione del servizio.

I mutuati scontenti protestavano in Comune

Era il 2016 e le continue lamentele arrivarono anche in Consiglio comunale, a Cividate. Ormai completamente assorbito dalla sua attività di presidente del Centro culturale islamico, El Joulani secondo molti cividatesi passava ormai più tempo a fare l'immobiliarista che a fare il medico. Aprendo lo studio in ritardo, talvolta per molti giorni di seguito. Erano state persino raccolte delle firme, per portare le rimostranze al livello dell'Asl provinciale.  A mediare, ci dovette pensare il sindaco Gianbattista Forlani, e tutto si chiuse in un'assemblea di "chiarimenti" e con qualche frecciata caustica in Consiglio comunale.

Il giallo della moschea

Poi fu il caso della moschea a tener banco per mesi. Un vero e proprio intrigo quello che aveva coinvolto il medico giordano. Una spy story che dal Centro islamico di via Cenisio porta ai paesi arabi, precisamente alla Qatar Charity Foundation, e a un tesoretto da quasi cinque milioni di euro proveniente dalla penisola arabica, che sarebbe servito a costruire la nuova sede del centro culturale islamico del capoluogo orobico, in via San Fermo. Una vicenda tutt'altro che chiara, per la quale recentemente El Joulani è finito in Tribunale con l'accusa di truffa. Perché metà dei soldi non sarebbero mai arrivati all'associazione Centro culturale islamica, bensì alla nuova "Comunità islamica", appunto, fondata dallo stesso Imad El Joulani, per costruire un altro immobile, in via Baioni. All'insaputa dei finanziatori.

La moschea in Tribunale

A testimoniare contro di lui, recentemente, è stata la stessa fondazione del Qatar. Secondo l'accusa, l’immobile di via San Fermo costò infatti 2,2 milioni in totale. Il resto della donazione della Qatar Charity Foundation sarebbe però stata "dirottata" proprio alla nuova associazione di Imad El Joulani. Al dibattimento, la fondazione araba è parte civile insieme a Mohamed Saleh, attuale presidente del Centro culturale islamico. Secondo quanto ricostruito dalla Procura, Imad El Joulani, sfruttando il proprio ruolo di ex presidente del Centro islamico di via Cenisio, si sarebbe fatto versare dal Qatar la consistente somma su un conto personale, dichiarando di voler con quei soldi costruire una moschea in via Baioni. In un colpo solo, dunque, il cardiologo giordano avrebbe “fregato” la comunità islamica locale, l’Ucoii (l’ente che rappresenta tutti i musulmani d’Italia), la Qatar Charity Foundation e pure il Comune, visto che in via San Fermo non si poteva realizzare alcun centro islamico perché non c’era la destinazione d’uso né era mai stata concessa alcuna autorizzazione in tal senso. Non è quindi un caso se la Lega insiste, nella sua richiesta di chiarimenti, anche "sui requisiti di integrità morale dei partecipanti" alla fatidica gara per l'acquisto della ex chiesa dei Riuniti.

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