Bonus Bebè stranieri per il tribunale ne hanno diritto

L'Inps dovrà risarcire 24 mamme straniere alle quali non era stato consentito l'accesso alla prestazione

Bonus Bebè stranieri per il tribunale ne hanno diritto
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Bonus bebè stranieri. Ventiquattro mamme provenienti da diversi nazioni e tutte residenti in Comuni della bergamasca, riunite per rivendicare il  diritto al bonus bebè.

Ventiquattro mamme straniere in tribunale

Ventiquattro madri di varie nazionalità, provenienti da Egitto, Marocco, Senegal, Pakistan, Equador, Bolivia, India, Burkina Faso, Tunisia, Albania, Costa d’Avorio, Nigeria ma residenti in bergamasca da molti anni, si sono viste riconoscere dal Tribunale di Bergamo il diritto al bonus bebè.

Inps: condotta discriminatoria

Le cittadine straniere erano sostenute dalla  CGIL di Bergamo, dal Patronato INCA CGIL provinciale e assistite dagli avvocati Alberto Guariso e Ilaria Traina di ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione). Hanno depositato un ricorso il 5 settembre scorso per “accertare il carattere discriminatorio della condotta dell’INPS, consistita nell’avere negato alle ricorrenti il premio alla nascita. Ovvero nell’avere impedito loro l’accesso alla procedura telematica volta a richiedere la prestazione".

Il tribunale dà ragione alle mamme

La notizia è giunta ieri pomeriggio con l’ordinanza emessa dal Giudice del Lavoro Sergio Cassia. Anche le ricorrenti hanno diritto agli 800 euro che la legge ha previsto - senza distinzione di nazionalità - per tutte le mamme che si trovassero in gravidanza (almeno al settimo mese) tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2017. L’INPS aveva illegittimamente ristretto il diritto escludendo, con una circolare,  tutte le cittadine straniere prive di permesso di soggiorno di lungo periodo.
Il Giudice del Lavoro ha, invece, ordinato “all’INPS di cessare la condotta discriminatoria, con condanna al pagamento delle somme non corrisposte, oltre agli accessori dal dovuto al saldo”.

Bonus Bebè stranieri

“Secondo il Tribunale di Bergamo l’esclusione contrasta non solo con il testo della legge italiana, ma anche con una direttiva dell'Unione Europea che garantisce la parità di trattamento nell'accesso alle prestazioni di maternità a tutti i migranti titolari di un permesso per famiglia o per lavoro”. Ha spiegato Annalisa Colombo, responsabile dell’Ufficio Migranti della CGIL di Bergamo. “Quello relativo alle 24 mamme è solo uno dei molti ricorsi rivolti al Tribunale per rappresentare circa 200 donne. La decisione del Tribunale di Bergamo costituisce un'ulteriore sollecitazione al Governo affinché, nel decidere sulla proroga di quest’ultima misura, non ignori ancora una volta la necessità sociale e l’obbligo giuridico di non escludere  le famiglie straniere da queste forme di sostegno”.

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