Blitz della Guardia di Finanza, smantellato un "laboratorio" di evasione fiscale VIDEO
Ventidue gli arresti nella vasta operazione della Fiamme Gialle che ha coinvolto un centinaio di persone in diverse provincie d'Italia.
Un “laboratorio” dedicato all'evasione fiscale: le Fiamme Gialle smantellano dallo studio di un commercialista bresciano una rete criminale che arrivava anche in Bergamasca. Oltre cento i coinvolti. L'organizzazione dei colletti bianchi aveva tentato di riciclare i fondi neri anche in Vaticano, su conti dello Ior.
Blitz della Guardia di Finanza
Come riportano i colleghi di PrimaBrescia.it la Guardia di Finanza di Brescia – con il coordinamento della locale Procura della Repubblica e con il supporto del Servizio Centrale Investigativo Criminalità Organizzata (SCICO) di Roma – ha individuato, in studio commercialista bresciano, una vera e propria “fabbrica”, un “laboratorio” di evasione fiscale. L’indagine vede coinvolti, a vario titolo, un centinaio di persone (di varie province italiane, ovvero Brescia, Bergamo, Milano, Roma, Parma, Mantova, Perugia, Lodi, Modena, Reggio Emilia, Torino, Bari, Vicenza, Pavia, Napoli e Verona) e ha per oggetto circa mezzo miliardo di euro di “false” operazioni (tra fatture per operazioni inesistenti e crediti fiscali fittizi) che hanno consentito al sodalizio di guadagnare circa 80 milioni di euro.
Ventidue gli arrestati
Le Fiamme Gialle stanno procedendo in queste ore a dare esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Brescia: arresti nei confronti di 22 responsabili (17 in carcere e 5 ai domiciliari, dimoranti prevalentemente nelle province di Brescia, Bergamo, Milano e Roma) di svariati reati, tra cui, in particolare l’associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla frode fiscale e al riciclaggio di denaro.
Falsi crediti da rivendere
Il sodalizio, schematicamente, aveva quattro finalità. La prima finalità consisteva nel “produrre” servizi tributari illeciti, attraverso centinaia di società “di comodo” (sia nazionali che estere) e prestanomi. Lo scopo prioritario era la produzione di crediti fittizi (da utilizzare indebitamente in compensazione), nonché di fatture per operazioni inesistenti. La seconda era quella di vendere tali “servizi” attraverso una rete di distribuzione. I “colletti bianchi” individuavano i soggetti a cui “piazzare” i loro “prodotti” attingendo tra gli imprenditori loro clienti desiderosi di abbattere le imposte. La terza finalità consisteva nello sviare eventuali attività di controllo, attraverso il “traffico di influenze illecite” e le intimidazioni, addirittura attraverso un falso agente dei servizi segreti ad eventuali soggetti che volessero collaborare con la Guardia di Finanza.
Ripulivano il denaro sporco
Ultimo scopo del sodalizio era quello di ripulire il denaro frutto dell’evasione fiscale, immettendolo nel mercato e trasformandolo in “potere d’acquisto” apparentemente lecito da reinvestire in nuove attività. Lo spessore professionale dei soggetti coinvolti consentiva di ideare svariati e “raffinati” meccanismi di “lavaggio”, ovvero: monetizzazione di denaro contante con prelievi da conti correnti esteri. Il sodalizio si avvaleva di una squadra di “cash courier” specializzati nel trasporto, su autovettura, di denaro contante in vari Paesi europei (Slovenia, Croazia, Ungheria, ecc.). Le indagini hanno permesso di sequestrare, ad oggi, banconote “cash” per un valore complessivo di 2,1 milioni di euro, attraverso operazioni internazionali di polizia. Un esempio, il milione di euro sequestrato nelle cassette di sicurezza di una banca croata.
L’attività di indagine ha permesso di rilevare come i sodali abbiano reimpiegato parte degli illeciti proventi nelle loro attività economiche, capitalizzandole ed acquisendo asset patrimoniali; conti correnti nello Stato del Vaticano presso l’Istituto per le Opere di Religione (I.O.R.).