Bimbi strappati alla madre dopo anni di lotte in Tribunale

Dopo anni di maltrattamenti lascia il marito e inizia un nuovo incubo. Ora non sa dove siano i suoi figli e chiede aito.

Bimbi strappati alla madre dopo anni di lotte in Tribunale
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«Ditemi dove sono i miei figli. Non ho potuto stare con loro nemmeno per i regali di Natale. Mi trattano come una delinquente e non capisco perché». Sono ventiquattro giorni che D.F., 40 anni, di Casirate, dorme solo qualche ora a notte, con gli occhi gonfi di pianto, da sola. I suoi due figli, 10 anni la bimba, 8 il bimbo, li hanno prelevati da scuola gli assistenti sociali, lo scorso 5 dicembre. E lei non capisce perché.

Prima le denunce per stalking e violenze

La sua è una storia ai limiti della fiction, anche se purtroppo è vera. Comincia come tante: una famiglia che si distrugge nel peggiore dei modi possibili, dopo un matrimonio naufragato in un mare di denunce e contro-denunce per stalking, violenze e maltrattamenti. Un matrimonio finito nel 2012 dopo che, racconta, «per anni ho subito maltrattamenti e violenze da mio marito, anche davanti ai figli». Cinque anni fa. Ma la fine di quell'incubo era solo l'inizio di un altro.

Poi la battaglia per l'affidamento

Ottenuta la separazione, è cominciata infatti la battaglia per i figli, che il giudice ha deciso di affidare a lei. «Tutti i lunedì e i giovedì li portavo dal padre, in accordo con gli avvocati - spiega - Anche se i bambini non ne volevano sapere: avevamo paura». Sulla pelle dei due bambini, che ormai hanno cominciato le elementari, si scatena una guerra a colpi di udienze, querele, incontri «protetti» e perizie. Si arriva a un semi accordo, nella complessissima vicenda, solo nel 2013. «Ho chiesto un percorso psicologico ai miei figli, per prepararli agli incontri protetti con il padre che loro proprio non volevano vedere», spiega. Ma alla fine naufraga anche quello.

Poi l'affido eterofamiliare

E di riappacificazione non si vede nemmeno l'ombra, anche se è la stessa Magistratura a spingere in questo senso e a giocare. Gli incontri protetti sono sospesi, poi ripristinati, poi di nuovo sospesi: «Non ci sono le condizioni» spiegano gli assistenti sociali, che spesso sulla vicenda sembrano dare pareri decisamente contrastanti. E si arriva allo scontro vero. Alla fine dell'anno scorso il padre vuole riprendere a vedere i figli, sebbene in un contesto «protetto». E si comincia a parlare di affido eterofamiliare. Da una parte c'è lui. Dall'altra lei. E quella che a dicembre 2016 il giudice definisce una «perdurante e ostinata opposizione al rispetto dei provvedimenti vigenti» e al tentativo di recupero della relazione tra il padre e il figlio.

Scatta l'ordinanza

Quanto basta per l'ordinanza. In sintesi: per il bene dei due bimbi, che volenti o no devono ricominciare a vedere il padre, occorre toglierli alla madre. Trovare un'altra famiglia, che acconsenta alle visite genitoriali con entrambi i genitori. La mamma apre l'immenso faldone che ormai, cinque anni dopo l'inizio della vicenda, deve pesare alcuni chili. Carte, documenti, ricette mediche, relazioni di visite mediche. Ma è in questa pagina e mezzo, con l'intestazione del Tribunale ordinario di Bergamo, prima sezione civile, che tutto collassa. Legge, e non può credere a quel che legge. «Con i miei avvocati abbiamo fatto subito una contro-istanza, sperando di evitare quella che ci sembrava una situazione assurda e che invece è tragicamente diventata realtà» spiega.

"Me li hanno portati via"

Ma se per diversi mesi l'ordinanza resta ferma, all'inizio di dicembre è precipitato tutto.
«Gli assistenti sociali si sono presentati a scuola, alla fine delle lezioni - spiega la madre - E me li hanno portati via. Non so cosa fare, sembra che tutti mi trattino come una delinquente. E' questo il bene di due minori? Che crescano lontano dalla loro mamma? Non me li hanno fatti vedere nemmeno per i regali di Natale. Non so nemmeno dove si trovano. E non so più davvero cosa fare».

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