Cold case

Bergamasco ucciso a Bologna, 16 anni dopo si riaprono le indagini

La Procura di Bologna ha riaperto il caso

Bergamasco ucciso a Bologna, 16 anni dopo si riaprono le indagini
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Sono passati sedici anni da quel 24 settembre 2006, quando Stefano Gonella, di Piario in val Seriana, fu accoltellato e ucciso nella sua casa di Bologna, dove lavorava come portiere di notte. Ora, la Procura di Bologna ha decico di riaprire il caso, nella speranza di poter trovare l'assassino del 26enne bergamasco tramite l'analisi del Dna.

Un "cold case" bolognese, vittima un bergamasco

L'identikit del presunto assassino

Non sono molte, come riporta PrimaBergamo.it, le informazioni in mano agli inquirenti, ma una certezza è che la vittima conoscesse il suo assassino. Secondo la ricostruzione eseguita dagli investigatori all'epoca dei fatti, dopo una nottata passata tra pub e locali Gonella e il killer sarebbero rientrati a casa del bergamasco, dove avrebbero fatto le ore piccole: lunghe chiacchierate, musica.

Poi c'era stata una colluttazione, ignoti i motivi. Il ragazzo spagnolo che era ospite della vittima si sarebbe quindi svegliato e, uscito dalla stanza, avrebbe intravisto il killer fuggire dall'appartamento mentre Gonella si trovava a terra agonizzante in una pozza di sangue.

Dai dettagli successivamente rilasciati dal ragazzo spagnolo, gli investigatori ne hanno ricavato un identikit: un uomo con i capelli lunghi, a cui purtroppo non è mai stato abbinato un nome. Un altro testimone aveva inoltre riferito di aver visto il presunto assassino buttare in un cassonetto della spazzatura una borsa nera, che si è poi scoperto appartenere alla vittima. Era stata svuotata del contenuto (molto probabilmente oggetti portati via dall'abitazione) e poi buttata. Più volte gli investigatori hanno ascoltato amici, conoscenti e anche la fidanzata inglese, senza però riuscire a ricavare nessun dettaglio importante.

Il caso già riaperto nel 2010,senza esito

Nel 2010 si è deciso di riprendere le indagini, in particolare concentrandosi su alcune utenze telefoniche, ma si rivelarono un nulla di fatto. Tuttavia, i progressi tecnologici nel campo delle indagini potrebbero finalmente portare a un punto di svolta quest'omicidio, irrisolto da oltre sedici anni.

Gli inquirenti avrebbero infatti in mano il Dna appartenente all'assassino, su cui ora è possibile effettuare analisi più approfondite, tra cui la ricerca di un match all'interno della banca dati nazionale creata nel 2016 dalle Forze dell'Ordine.

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