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Bando di rigenerazione urbana, nessun finanziamento per i progetti di Treviglio

Delusione in città per l'esito del bando regionale: "Penalizzati progetti ambiziosi".

Bando di rigenerazione urbana, nessun finanziamento per i progetti di Treviglio
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Due progetti, cinque milioni di euro, ma nessun finanziamento per Treviglio. Delusione in città per l'esito del bando di Rigenerazione urbana indetto da Regione Lombardia. I due progetti trevigliesi, infatti, sono risultati ammessi ma no0n finanziati e il sindaco Juri Imeri non ha nascosto la sua delusione.

Il bando di rigenerazione urbana

È stata pubblicata la graduatoria dei Comuni (superiori ai 15mila abitanti) beneficiari dei contribuiti destinati ad investimenti di rigenerazione urbana volta a ridurre marginalizzazione e degrado sociale, come decretato dal comune accordo dei Ministeri dell’Interno, della finanza e dell’economia, delle infrastrutture e mobilità. Contributi che per il sessennio 2021-2026 ammontano a un totale di 3.400 milioni di euro.

I Comuni interessati hanno inviato le loro candidature entro il 4 giugno scorso, richieste che possono essere nel limite massimo di 5 milioni di euro per i Comuni con popolazione da 15.000 a 49.999 abitanti; 10 milioni per quelli con popolazione da 50mila a 100mila abitanti e 20 milioni per i comuni con un numero di abitanti superiore o pari a 100.001 e per i capoluoghi di provincia o le città metropolitane.

I progetti di Treviglio

Due sono i progetti presentati dal Comune di Treviglio: la riqualificazione del centro civico culturale e quella dell’ex chiesa Santa Maria la Rossa, per un totale di 5 milioni di euro. Questi sono stati ammessi, ma non risultano tra quelli finanziati.

“Perché la graduatoria è stata redatta secondo "l’indice di vulnerabilità materiale e sociale", un dato complesso - ha commentato il primo cittadino Imeri - Cosi la maggior parte della quota di finanziamento è finita, senza valutazioni di merito, al Sud: oltre al 40% di risorse destinate d’ufficio al Mezzogiorno, questo criterio di fatto incide pesantemente anche sul rimanente 60% penalizzando progetti ambiziosi e recuperi importanti. Anci aveva già più volte chiesto di rivedere questa scelta. Pur concordando sul principio di solidarietà che sta alla base dei criteri di finanziamento, non posso nascondere la mia delusione e quella di altri miei colleghi sindaci.”

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