truffa all'ospedale durante il covid

Amanti, “soci” e complici: lame rubate dalle terapie intensive anche in piena emergenza Covid

La farmacista dell'ospedale di Saronno ha fatto anche figurare una carenza di batterie per laringoscopi. E ad Arnaboldi disse: "Se magari ti chiamano se hai qualche pila tu gli dici di sì ma glieli fai pagare 200 euro l'una. Devi farlo per me"

Amanti, “soci” e complici: lame rubate dalle terapie intensive anche in piena emergenza Covid
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Spregiudicati: così il Gip definisce più volte nell’ordinanza i due amanti e complici Sara Veneziano e Andrea Arnaboldi, lei dirigente della farmacia dell’ospedale di Saronno e lui amministratore della Aritec Srl di Barlassina, arrestati stamattina.

Amanti e complici spregiudicati

A raccontare i fatti è stato primasaronno.it. Non li fermava nulla, nemmeno il dramma dei pazienti ricoverati in terapia intensiva per il coronavirus. L’ordinanza firmata dal Gip che ha fatto scattare l’arresto questa mattina di Sara Veneziano e Andrea Arnaboldi tratteggia tutta la freddezza e l’avidità della coppia. Diversi gli episodi registrati dagli inquirenti, la dinamica bene o male sempre la stessa: l’azienda amministrata da Arnaboldi riceveva un ordine di lame per laringoscopi (che si usano nella fase di intubazione dei pazienti) da un ospedale del Nord Italia. La chiamava e le diceva quante ne servivano. Lei a quel punto faceva partire un ordine dalla farmacia dell’Ospedale di Saronno. In pochi giorni le lame arrivavano, lei avvisava il compagno, metteva le lame nuove in una scatola anonima e le consegnava per la rivendita. Arnaboldi poi oltre all’accusa di peculato in concorso con Veneziano, dovrà rispondere anche di quella per autoriciclaggio basata su sei fatture emesse dal 14 febbraio al 14 marzo 2020, in piena emergenza Covid.

“Avidi e dotati di sconcertante cinismo”

I due non si fermavano davanti a nulla, nemmeno all’emergenza Covid e alla sofferenza delle e nelle terapie intensive dell’ospedale di Saronno dove le lame e i dispositivi sottratti erano necessari per intubare i pazienti e far funzionare i macchinari. Lo stesso Gip nell’ordinanza scrive che i due, “soprattutto la Veneziano, appaiono avidi e dotati di sconcertante cinismo”. E non solo per quanto riguarda il furto e la rivendita del materiale perchè proprio la farmacista nella sua posizione avrebbe cercato di avvantaggiare l’azienda del compagno come emerge da una telefonata in cui la donna si vantava di aver negato all’amministrativa della farmacia dell’Ospedale di Busto Arsizio le batterie necessarie al funzionamento dei laringoscopi utilizzati anche per i pazienti Covid “pur avendone la disponibilità, solo per mettere in difficoltà la ditta fornitrice Medtronic concorrente dell’Aretec”. E non contenta, dopo aver “fatto figurare” la carenza di quel materiale, Veneziano aveva anche nascosto le cinque batterie invece presenti intuendo che l’ordine sarebbe arrivato all’azienda del compagno.

“Se magari ti chiamano se hai qualche pila – diceva Veneziano ad Arnaboldi, al telefono – tu gli dici di sì ma glieli fai pagare 200 euro l’una eh“.

Poi, alzando il prezzo:

Tu lo devi fare…tu lo devi fare per me! Anzi 300 euro e se mi dici ancora di no…conti…

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