L'ex allevamento Galbani nell'abbandono e nell'oblio FOTO

La struttura, di proprietà della ditta di lavorazione del latte, è anche diventata un pericolo e così è stata necessaria la messa in sicurezza

L'ex allevamento Galbani nell'abbandono e nell'oblio FOTO
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Una volta era l’allavamento di maiali della Galbani, oggi non ne resta che un rudere che racchiude la storia di tanti casalesi. I giovani non hanno memoria di quell’impianto che, fino a poco tempo fa, riportava sulla facciata il nome bianco su fondo rosso per decine di anni simbolo della lavorazione lattea italiana. L’edificio che sorge lungo le rive del fiume Serio e che un tempo era un allevamento si suini sta cedendo inesorabile al tempo e all’oblio.

Galbani: quello che era un tempo

Il tetto è ormai ricaduto all’interno di quelli che erano i locali, i muri crollano e la vegetazione avanza, quieta e prosperosa. La struttura, di proprietà della «Galbani» è anche diventata un pericolo e così è stata necessaria la messa in sicurezza non solo con reti di protezione per evitare l’accesso di non autorizzati, ma anche con il posizionamento di pali di contenimento.

Un colosso del latte a Casale

Una storia, quella dell’allevamento di Casale, che va di pari passo con la storia nazionale del colosso della lavorazione lattea. Alla fine degli anni ‘20, infatti, la «Società anonima Egidio Galbani» apre i battenti anche in paese. La prima guerra mondiale non frena la crescita dell’azienda che destina la sua produzione al fronte. Dalla metà degli anni ’30 Galbani entra nel campo delle carni: prima con l’allevamento di suini, ingrassati con i cascami del latte proprio come accadeva a Caale, e, poi con l’acquisto del «Salumificio Melzese». Negli anni ‘50 nasce ufficialmente Galbani Carni che, nel ’55, viene incorporata da «Egidio Galbani spa».

Salumi and co

Il salume più venduto era la mortadella, declinata nelle etichette rossa, verde e oro. Buoni consensi ottengono anche il prosciutto Astra, i cacciatori Galbanini nonché le scatolette di Lesso Galbani. Nella metà degli anni ’80 Galbani inaugura, sempre a Melzo, un nuovo stabilimento (800 addetti su un totale di 7.000) e, nel ‘92, lancia il marchio Casa Romagnoli ma di lì a poco l’allevamento di Casale chiude e anche l’edificio comincia un lento declino che, oggi, è quanto mai triste e inesorabile.

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