Crisi nera

Aeroporto di Orio al Serio, in ginocchio più di 2500 lavoratori

Lo scalo bergamasco è passato da 120-140 voli al giorno a una ventina: ne risentono ristoranti, negozi, sicurezza, pulizie e parcheggi.

Aeroporto di Orio al Serio, in ginocchio più di 2500 lavoratori
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Con il perdurare della pandemia resta ancora pressoché deserto lo scalo di Orio al Serio, in una crisi che sta travolgendo non solo il settore handling e del personale di bordo, ma anche quelli di pulizie, sicurezza, ristorazione, commercio e parcheggi.

La crisi dell'aeroporto di Orio al Serio

Dai 120-140 voli al giorno prima della crisi sanitaria, alla ventina di oggi: soffrono ormai da un anno i 17 bar e punti di ristoro e i 27 negozi aperti all’interno dell’aeroporto. In difficoltà sono anche gli appalti delle pulizie e quelli delle guardie giurate, senza parlare di chi lavorava con i parcheggi dei mezzi dei viaggiatori. Si tratta di un indotto che la FILCAMS-CGIL di Bergamo stima, per il proprio settore, in circa 2.500 addetti.

“Fino al febbraio del 2020 nel comparto delle pulizie e in quello delle guardie giurate in aeroporto il problema stava nella mancanza di ore: non bastavano per l’aumentata mole di lavoro che il personale si trovava ad affrontare. Poi, ovviamente, tutto è cambiato - racconta Cristina Guerinoni della FILCAMS-CGIL di Bergamo - Così per i 150 lavoratori degli appalti della vigilanza armata e non armata di Italpol e Sicuritalia è arrivata la cassa integrazione, come anche per i 51 lavoratori degli appalti delle pulizie Dussmann (il prossimo maggio, tra l’altro, l’appalto si concluderà). Da marzo 2020 è rimasta completamente chiusa la mensa interna, quella riservata ai lavoratori SACBO, per la quale l’appalto si è chiuso il mese scorso e non è più stato rinnovato. Non c’è stata alcuna nuova gara e preoccupa il destino dei 15 dipendenti che al momento si trovano in FIS (Fondo di Integrazione Salariale). Non sappiamo che intenzioni abbia SACBO, se riaprirà questa mensa oppure no. Abbiamo chiesto un incontro, ma per ora non è giunta nessuna risposta sulla ricollocazione”.

Poche ore di lavoro e nessuna certezza

“Nel comparto della ristorazione, alcuni dei 17 punti vendita sono rimasti chiusi, altri procedono a brevi aperture in concomitanza con i pochi voli in arrivo - prosegue Guerinoni - Anche per questo personale si è ricorso al FIS o alla cassa in deroga, come anche per i negozi più piccoli. Spesso, proprio per rincorrere le poche fasce orarie in cui si concentrano i voli, i lavoratori sono costretti a venire in aeroporto per turni limitatissimi, di due o tre ore”.

Servono sostegni per tutto l'indotto

Basta passare nei pressi dello scalo per capire, con un solo colpo d’occhio, la dimensione del fenomeno: “I parcheggi sono quasi vuoti, con APCOA Parking AG, la società di gestione, ugualmente in difficoltà e con personale ridotto, a rotazione, in cassa” aggiunge Guerinoni.

“Ora, proprio come i colleghi della FILT-CGIL che seguono il comparto del personale di bordo e dell’handling a terra, anche per le nostre categorie che lavorano in questo come negli altri scali italiani serve un sostegno specifico: i negozi, i bar possono essere aperti, ma se non ci sono passeggeri nello scalo è chiaro che nessuno lavorerà - commenta Mario Colleoni, segretario generale della FILCAMS-CGIL di Bergamo - Tra l’altro, il destino di questi addetti è davvero delicato: è legato non solo all’uscita dalla crisi sanitaria a livello nazionale, ma ovviamente al superamento delle restrizioni anti-Covid entro un panorama più ampio, quantomeno europeo, proprio per il traffico aereo (pensiamo a Ryanair) su cui conta”.

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