Addio all’ex barista (quasi) centenaria Luigina Perego
Per tutti Adriana, avrebbe compiuto un secolo di vita a giugno. I funerali si sono celebrati lunedì 3 febbraio
La città di Caravaggio dice addio a Luigina Perego, per tutti Adriana, barista da quando aveva 16 anni, che a giugno avrebbe tagliato il traguardo del secolo di vita.
Città in lutto per Luigina (Adriana) Perego
Adriana si è spenta sabato scorso alle 5 del mattino e le esequie si sono celebrate lunedì pomeriggio, nella chiesa parrocchiale, quindi il feretro ha proseguito il suo viaggio verso il cimitero cittadino, dove riposa nella tomba di famiglia.
"Stava bene ed era lucidissima ma dopo la rottura di un femore le sue condizioni di salute sono peggiorate - ha raccontato la figlia Felicetta, che abitava con lei da quattro anni nell’appartamento sopra la tabaccheria dove lavora - è rimasta a letto per tre settimane e poi sono subentrate complicazioni. Quando è mancata sono venuti in tanti a farle visita e tutti l’hanno ricordata come una persona gentile, che ci sapeva fare con la gente e che aveva sempre un sorriso per tutti. Li ringrazio di cuore. Era una donna che metteva pace, aveva una buona parola per tutti e teneva molto alla famiglia unita".
"È stata un esempio" ha commentato il nipote Carlo.
Una vita dietro il bancone
Un sorriso, quello di Adriana, che i caravaggini avevano imparato a conoscere prima in via Moriggia, nel locale aperto nel 1941 dalla madre Giovanna Panigatti, noto come “Il Pereghì”, e poi, dopo il matrimonio nel 1951 con Carlo Baruffi - mancato nel 1982 a 55 anni - in via Vicinato, al “Bar Sport” che in seguito prese il nome dal consorte e il soprannome “Filisì Peleta”. Un locale storico poi venduto e ripreso dalla figlia, che lo ha tenuto dal 2005 al 2012, mentre oggi gestisce una tabaccheria.
"Aveva vissuto la miseria della guerra con i suoi due fratelli - ha ricordato la figlia - e dopo il conflitto aveva affiancato sua madre, la quale cucinava benissimo e così da bar il locale era diventato anche una trattoria. Il nonno dava una mano la sera, quando tornava dal suo lavoro in un cappellificio. Senza conoscere la musica sapeva suonare diversi strumenti, in particolare la chitarra, e con i clienti metteva in piedi un’orchestrina mentre mia madre faceva la cantante. Poi, quando cominciò a lavorare con mio padre, fece lo stesso, cucinando le vettovaglie che portavano i clienti e cantando nelle belle serate che si organizzavano allora. Ha lavorato tantissimo, accudendo anche i suoi suoceri, ma c’era una bella atmosfera di amicizia con la clientela. Io ci sono cresciuta nel bar, aiutavo anch’io.... Ricordo il biliardo, la grande tv, le feste... La mamma ha superato diverse patologie perché aveva una grande volontà di vivere. Quando ho ripreso il bar mi ha sempre aiutata. È rimasta autonoma fino a quando il femore l’ha tradita".