Treviglio

Addio a Marco Airoldi eclettico e irriducibile anarchico

Marco Airoldi aveva 75 anni ed era noto in città per essere stato un attivista anarchico negli anni Sessanta e Settanta.

Addio a Marco Airoldi eclettico e irriducibile anarchico
Pubblicato:

Da molti anni aveva lasciato la sua città natale, Treviglio, dove era cresciuto, per trasferirsi in Francia, a Nizza. E proprio nel paese oltralpe si è spento lunedì mattina, all’ospedale di Marsiglia dove era ricoverato da alcuni giorni.
Marco Airoldi aveva 75 anni ed era noto in città per essere stato un attivista anarchico negli anni Sessanta e Settanta. Ma soprattutto perché faceva parte di una famiglia importante: era infatti nipote di Tullio e Ildebrando Santagiuliana, importanti storici e scrittori trevigliesi.

Eclettico e anarchico

Laureato in Scienze e tecnologie agrarie, aveva lavorato per circa 15 anni in Africa per la Fao (L'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura), tra la Repubblica Centroafricana e Capo Verde. Inoltre, si era dedicato alla scrittura, pubblicando diversi libri, tra cui i più noti "Il Quinto Quarto" e "Storia della stampa".
Nei giorni scorsi, a ricordarlo sono stati soprattutto gli amici di gioventù, quelli con i quali aveva trascorso innumerevoli serate parlando di cultura e politica. Tra questi il giornalista Roberto Fabbrucci.

"Parlare di Marco e descrivere gli episodi per cui si è reso noto non basterebbe un libro quelli di gioventù perlopiù esilaranti o al minimo gioviali - ha raccontato Fabbrucci - Per esempio la gara di Soap Box Rall di Bergamo, ovvero la discesa per le vie di Città Alta a bordo di un’automobilina di legno da lui costruita. Oppure il suo amore per le armi antiche: un volta acquistò un’armatura completa di elmo, che indossò interamente, non potendola portare in mano, mentre guidava la Vespa. Poi arrivò la politica, il “sessantotto”, e Marco si schierò con gli anarchici di Milano iscrivendosi al “Circolo Anarchico Ponte Della Ghisolfa”, animato dal ferroviere Giuseppe Pinelli. Rimase così anarchico nelle idee e nella forma, cioè nell’abbigliamento, portando un cappello nero a larghe falde, una camicia bianca a collo alto ed un foulard rosso e una grande mantella che lo copriva fino alle caviglie. Marco era un uomo estremamente simpatico, intelligente, eclettico, fantasioso e brillante, generoso, ma anche difficile per le posizioni che assumeva. Lascia comunque a quanti lo hanno conosciuto un sentimento di grande affetto, di allegria e simpatia, che ci ha alleggerito quegli anni difficili di piombo".

I ricordi di una vita

A ricordarlo anche il grande amico di infanzia e gioventù Marco Facchetti, figlio di Ambrogino, proprietario dell’omonimo collegio e quasi confinante con la casa dei Santagiuliana.

"Non lo vedevo da diversi anni, quando si trasferì a Nizza - ha detto - Gli ultimi ricordi sono le nostre lunghe chiacchierate telefoniche. Negli ultimi anni eri gravemente ammalato. Per telefono mi dava un breve resoconto della sua salute. Soprattutto si parlava dei più svariati argomenti, avvenimenti recenti, gli amici comuni, curiosità, ma soprattutto si ricordava il tempo giovanile, gli scherzi, le escursioni in bicicletta, il carnevale, le ricerche archeologiche, la gara dalle mura di Bergamo, la passione per il cinema, quando si realizzavano brevi filmati in 8 mm, le festine di compleanno degli amici, occasione di contatto con il gentil sesso. A luglio si andava al mare a Marina di Massa. Poi, finita l’adolescenza, i passatempi diventavano più evoluti. Si iniziava a discutere di argomenti più adulti, coma la politica, con posizioni generalmente estreme. Caro Marco non possiamo più trovarci, ma conservo con affetto il tuo ricordo indelebile".

Seguici sui nostri canali