Ricordo e onore alle Forze Armate: "Grazie per il vostro lavoro"

Questa mattina, sabato, un momento di raccoglimento e di memoria a cui hanno preso parte militari, associazioni e Amministratori

Ricordo e onore alle Forze Armate: "Grazie per il vostro lavoro"
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Crema ricorda e onora le Forze armate. Si è svolta questa mattina, sabato, la commemorazione della giornata dell'unità nazionale e festa delle Forze armate. Un momento di raccoglimento e di memoria a cui hanno preso parte militari, associazioni e Amministratori.

La parata

La mattinata ha preso il via alle 9.15 con la deposizione della corona d'alloro alla colonna votiva di piazzale Rimembranze, quindi il corteo, aperto dal corpo bandistico "Giuseppe Anelli" di Trigolo con labari e gonfaloni, ha marciato in piazza Garibaldi, via Mazzini, piazza Duomo, via XX settembre, via Benzoni e via Lucini fino all'arrivo in piazza Trento e Trieste. Davanti al monumento dell'arciere, l'alza bandiera, la deposizione della corona d'alloro, il discorso del sindaco Stefania Bonaldi e la lettura del bollettino della vittoria da parte del reduce della marina Emo Bargellini. Il corteo ha quindi ripreso la marcia verso piazza Duomo, dove è stata deposta una corona d'alloro alla lapide dei caduti per l'Unità d'Italia. Autorità, forze dell'ordine, Amministrazione e associazioni sono quindi entrati in cattedrale per la messa celebrata dal vescovo Daniele Gianotti.

Il discorso del sindaco Stefania Bonaldi

"Siamo qui per ricordare l'anniversario della Vittoria nella Grande Guerra, quella del 15-18, che determinò il ricongiungimento dell'Italia di ogni sua parte - ha letto il sindaco di Crema davanti al monumento dell'arciere - Ma ricordiamo anche il giorno dell'Unità nazionale così conseguita e festeggiamo le Forze Armate, che di quell’Unità furono protagoniste. Dunque, parliamo della fine di una guerra che generò milioni e milioni di morti e deturpò altri milioni di uomini, senza contare la miseria che seminò nel continente, preparando lo scoppio della seconda guerra mondiale. Ma una ricorrenza dev’essere anche occasione per una riflessione sulla attualità. Questo il senso del fare memoria, come abbiamo ricordato già l’altro ieri, per la commemorazione dei caduti di tutte le guerre. Nell’epoca del mondo globale, quando basta un click per comunicare agli antipodi del Pianeta, non possiamo tornare a quei fatti senza un richiamo al presente, senza prestare attenzione a quanto accade oggi, perché anche nel nostro tempo vi sono innumerevoli guerre in atto nel mondo. I numeri impressionano. Contiamo guerre in 29 stati africani, 16 in Asia. 9 in Europa e 7 in Medio Oriente. Nel continente americano contiamo 6 Stati coinvolti in conflitti. Sono 67, dunque, gli stati nel quale si registrano conflitti, impegnando numeri enormi di uomini e di donne. L’ultimo rapporto annuale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), racconta che nel mondo vi sono circa 65.3 milioni di persone costrette alla fuga dalla propria casa per motivi di guerra e ragioni umanitarie. A livello globale, con una popolazione mondiale di quasi 7,4 miliardi di persone, questi numeri significano che 1 persona su 113 al mondo è oggi un richiedente asilo, sfollato interno o rifugiato. Complessivamente, il numero di persone costrette alla fuga nel pianeta è più alto del numero di abitanti di Francia, Regno Unito o Italia.Fino a 10 anni fa l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite registrava circa 6 persone costrette a fuggire dalla propria casa ogni minuto. Oggi questo numero è salito a 24 ogni minuto, quasi il doppio della frequenza del respiro, sempre in un minuto, di una persona adulta. Difficile, dunque fermarsi alle guerre del passato e non riflettere su quelle di oggi. Ma torniamo a questo nostro 4 Novembre 2017. Ricordando la fine di una guerra, quella del 15-18, rinnoviamo il nostro grazie alle Forze Armate, che oggi possiamo con orgoglio considerare contributrici della pace nel mondo, perché ovunque vi sono soldati italiani sono presenti la nostra cultura umanistica e il nostro spirito solidale, che spesso nell’altro cerca uno sguardo da incrociare. Siamo fieri di questi uomini di cui ci fidiamo, perché ci sentiamo rappresentati con estrema serietà. I nostri soldati sono noti all’estero come elementi di equilibrio e di saggezza, pure in situazioni dove la tensione e il pericolo potrebbero fare regredire chiunque. Il mio grazie, a loro e a tutte le Forze che si occupano della sicurezza, all’estero così come all’interno dei confini del nostro Paese, è quello di una madre che conosce il valore del verbo “custodire”. Non è facile attribuire questo termine a un corpo armato, ad un esercito. Le Forze di sicurezza italiane, impegnate nel Paese e in missioni internazionali si sono meritate questa riconoscenza sul campo, come se sapessero con certezza che le guerre e le violenze non portano mai vera pace, semmai altro risentimento che prelude a nuove violenze. Le nostre forze sono tra le più preparate e professionali del mondo e, non sembri un paradosso, dopo la seconda quella mondiale sembrano essersi specializzate nella difesa della vita, e questo non ci rende solo orgogliosi, ma ci commuove sinceramente. Grazie a tutti loro, con profonda riconoscenza e grazie a tutti quei cittadini che sentono gli umani come fratelli e che ogni giorno danno un contributo invisibile alla pace, ma non per questo insignificante. Se oggi siamo qui, in pace, lo dobbiamo anche a chi non si lascia sedurre dal demone del populismo e dell’inospitalità".

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