Caravaggio

Uno "Scudo Blu" per salvare il Santuario di Caravaggio da eventuali guerre

È un emblema internazionale previsto dalla Convenzione dell’Aja del 1954 per la tutela dei beni culturali in caso di conflitto armato

Uno "Scudo Blu" per salvare il Santuario di Caravaggio da eventuali guerre
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Speriamo non ce ne sia mai bisogno, davvero mai. Ma adesso a proteggere il Santuario  di Santa Maria del Fonte di Caravaggio c'è anche lo «Scudo Blu»: un emblema internazionale previsto dalla Convenzione dell’Aja del 14 maggio 1954 per la tutela dei beni culturali in caso di conflitto armato, ratificata dall’Italia nel 1958.

Cos'è lo Scudo blu

Gli Stati aderenti si obbligano a predisporla, in tempo di pace, prendendo tutte le misure che considerano appropriate, tra cui la possibilità di apporre il contrassegno previsto all’articolo 16: «uno scudo composto di un quadrato blu con un angolo iscritto nella punta dello scudo, sormontato da un triangolo blu, i due determinanti un triangolo bianco a ciascun lato».
Ora anche il Santuario caravaggino, dall’enorme valore religioso, storico, artistico e architettonico, entra nel novero dei beni protetti. Il progetto, denominato «Uno scudo per la cultura», è stato presentato dal Comitato della Croce rossa di Brescia nell’ambito delle iniziative per «Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023», con una nota a firma della presidente Carolina David del 12 giugno scorso, e contestualmente è stata richiesta al Comune l’autorizzazione all’installazione del contrassegno il prossimo 9 settembre. Nulla osta deliberato nei giorni scorsi dalla Giunta all’unanimità. «L’iniziativa ha l’obiettivo di arrivare ad apporre lo “Scudo Blu” su 20 monumenti tra Brescia e Bergamo - si legge tra le altre cose sul sito internet del comitato bresciano - i più significativi delle due città. Il presupposto da cui parte il progetto è che monumenti, chiese, siti archeologici, archivi, biblioteche, teatri, siano collante tra i popoli, rifugio sicuro nei momenti di difficoltà e punto di ripartenza dopo scenari critici, come ci hanno insegnato la pandemia e i recenti conflitti armati. Il Comitato vuole proteggere quei beni culturali che le persone identificano come “custodi” della propria storia e come colonne portanti della memoria e delle identità collettive e individuali». Un sistema di protezione nato dopo la Seconda Guerra Mondiale mai utilizzato.

Sono venti i monumento con lo Scudo blu della Capitale della Cultura

«Fino ad oggi la Convenzione dell’Aja è rimasta incredibilmente disapplicata in Italia e il suo contenuto pressoché sconosciuto, persino tra gli addetti ai lavori - spiega la presidente - L’ipotesi che il patrimonio culturale italiano possa essere distrutto durante un conflitto è stata ritenuta non credibile. Il recente conflitto in Ucraina dimostra, però, come anche Paesi considerati sicuri, al centro dell’Europa, debbano porre in essere la massima cautela per tutelare il proprio patrimonio culturale».

Il Comitato di Brescia, con il coinvolgimento del Comitato di Bergamo, apporrà i primi 20 «Scudi Blu» su beni selezionati grazie alla collaborazione di Comuni ed Istituzioni culturali. Il progetto ha ricevuto il contributo del «Bando Capitale della Cultura 2023».
Le apposizioni proseguiranno fino alla fine dell’anno. In parallelo, saranno promosse delle attività di formazione e informazione rivolte sia agli addetti ai lavori (forze armate, operatori culturali, istituzioni) che alla cittadinanza in generale, inclusi gli studenti, grazie ad un progetto mirato alle scuole.

«In passato le guerre hanno cancellato interi popoli e le loro culture millenarie - ha commentato il sindaco Claudio Bolandrini - Con lo “Scudo Blu” ci si appella al diritto internazionale per tutelare il patrimonio religioso e artistico del Santuario in caso di conflitto. La speranza è che non ci si trovi mai in questa necessità ma prevalgono il buonsenso e il rispetto dell’uomo per evitare le tragedie che la guerra porta con sé».

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