Romano

Una rivoluzione chirurgica in ospedale

Primario da meno di tre mesi, il dottor Marco Confalonieri ha introdotto l’utilizzo del «verde indocianina» in sala operatoria all'ospedale di Romano.

Una rivoluzione chirurgica in ospedale
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Primario da meno di tre mesi, il dottor Marco Confalonieri ha introdotto l’utilizzo del «verde indocianina» in sala operatoria all'ospedale di Romano.

La rivoluzione

Lavora all’ospedale di Romano da nemmeno tre mesi, e ha già portato avanti una piccola rivoluzione tecnologica nel reparto di Chirurgia, introducendo nuove tecniche decisamente all’avanguardia che hanno già salvato la vita - e la qualità della vita - a più di un paziente. Parliamo del dottor Marco Guido Confalonieri, il nuovo «acquisto» dell’Asst Bergamo Ovest che da agosto è primario della terza Chirurgia Generale nell’ospedale della Bassa orientale, proveniente dall’ospedale di Cremona. Nei giorni scorsi, grazie ad uno sforzo «corale» di diversi reparti del nosocomio, un team da lui coordinato ha applicato per la prima volta una nuova tecnica per operare un tumore intestinale a carico di una donna di Martinengo di 77 anni: un’operazione in laparoscopia, guidata da un tracciante che diminuisce di molto la possibilità di complicazioni post-operatorie. Dora De Leo, martinenghese, aveva cominciato non stare bene quest’estate, perdendo energie, appetito, e nel giro di poche settimane anche molto peso. Così ha deciso di farsi visitare: e all’ospedale di Treviglio, dopo alcuni esami le è stato diagnosticato il tumore del retto superiore. La massa aveva anche provocato una grave stenosi, un restringimento del lume dell’’intestino, che andava assolutamente operata.

La sfida

Il rischio, in questo genere di operazioni, è però la cosiddetta «deiscenza dell’anastomosi»: una errata «saldatura» dei tessuti dopo l’operazione, che può causare problemi. L’idea del dottor Confalonieri è stata di introdurre nell’Asst della Bassa una tecnica appresa e studiata a lungo a Cremona, il cui ex collega Gian Luca Baiocchi, Primario di Chirurgia, è tra i massimi esperti in Italia. Si tratta dell’utilizzo di un tracciante chiamato «verde indocianina»: una sostanza già utilizzata in oculistica, e in cardiologia, perfettamente sicura, che rende più visibili i vasi coinvolti e permette di eseguire un’operazione con minori probabilità di incorrere nella deiscenza. «Si tratta di una tecnica di estrema importanza, non nuovissima ma ancora poco diffusa nella zona - spiega il medico - Ma se l’operazione è riuscita, è stato grazie ad un articolato lavoro di squadra, e all’intreccio multidisciplinare di tante professionalità: quelle del chirurgo, ma anche degli endoscopisti Clementina Signorelli e Giuseppe De Caro, dell’anestesista Sandra Ferraris, di tutta l’Oncologia e della Gastronenterologia». La 77enne di Martinengo, a poco più di due mesi dall’intervento (poi seguito da un’altra piccola operazione collaterale), è in piedi, e sta bene.

L'operazione

La rimozione del tumore, durata complessivamente quattro ore, è avvenuta il 13 settembre, e il ricovero è durato una decina di giorni, dal 10 al 21. «Ringrazio davvero tutto l’ospedale di Romano: mi sono sentita seguita e curata in ogni momento del ricovero. Ho aspettato molto tempo prima di convincermi a farmi controllare, ma sono stati tutti bravissimi e ora, finalmente, sto bene - racconta - Si parla molto delle cose che non funzionano, nella Sanità pubblica, ma è corretto parlare anche di quando invece sono eccellenze, come nel mio caso». La stessa tecnica introdotta a Romano sarà applicabile anche in diversi altri interventi oncologici: tra gli altri, il tracciante è utile per la cosiddetta «navigazione linfonodale guidata»: un’esplorazione dei linfonodi che migliora l’efficienza delle esistenti tecniche di ricerca delle eventuali metastasi. Insomma: una rivoluzione tecnologica che è parte di un progetto più grande di rilancio della Chirurgia anche nel piccolo ospedale romanese. E non a caso è stato lo stesso Confalonieri, questa settimana, a condurre da Romano un importante webinar per colleghi chirurghi intitolato «Tailored surgery nel laparocele di grandi dimensioni», e dedicato appunto alla «chirurgia sartoriale».

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