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Un romanese sarà il presidente della Società Italiana di Diabetologia

Il dottor Alessandro Roberto Dodesini, endocrinologo e diabetologo è stato eletto presidente della SID lombarda.

Un romanese sarà il presidente della Società Italiana di Diabetologia
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Il dottor Alessandro Roberto Dodesini di Romano, endocrinologo e diabetologo è stato eletto Presidente della SID, Società Italiana di Diabetologia, sezione Lombardia.

Presidente della SID

Il dottor Alessandro Roberto Dodesini di Romano, endocrinologo e diabetologo dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, è stato eletto durante l’ultimo Congresso regionale svoltosi al Grattacielo Pirelli di Milano Presidente della SID, Società Italiana di Diabetologia, sezione Lombardia. Il 14 novembre sarà la giornata mondiale del diabete, gli abbiamo chiesto il punto della situazione sulle cure del diabete.

“Nell’ultimo decennio l’evoluzione della terapia del diabete ha fatto passi in avanti molto importanti grazie a un’innovazione che si è estesa dai farmaci ai devices (gli strumenti per la somministrazione dei farmaci) fino ai sistemi di controllo a distanza dei parametri glicemici dei pazienti. - ha detto - Rispetto a quando ho iniziato negli anni novanta la mia formazione al San Raffaele di Milano, proseguita poi come attività professionale dai primi anni duemila all’Ospedale di Bergamo oggi Papa Giovanni XXIII è cambiato moltissimo, quasi tutto”.

La cura delle persone

“Sono cambiati gli obiettivi di cura: una volta tendevamo a curare le persone perché non avessero disturbi legati alla glicemia alta (che causa sintomi come la necessità di urinare tanto e spesso, soprattutto di notte e di bere per l’eccessiva sete, le sonnolenza dopo i pasti, la stanchezza per minimi sforzi, il dimagramento), - continua Dodesini - oggi curiamo le persone per cercare di fare in modo che non sviluppino un danno d’organo come la retinopatia (malattia agli occhi che può portare alla cecità), la nefropatia (malattia dei reni che può peggiorare fino alla necessità di dialisi), la malattia cardiovascolare (ictus cerebrale, infarto del miocardio e amputazioni agli arti inferiori).E’ quindi cambiato totalmente l’obiettivo di cura. Sono cambiati gli obiettivi glicemici, fermo restando che nel diabete non è importante controllare solo la glicemia ma anche gli altri fattori di rischio come la pressione arteriosa, il colesterolo, i trigliceridi, l’acido urico e il peso corporeo”.

Controllo del diabete

“E’ cambiato in maniera importante come facciamo il monitoraggio della malattia: una volta si misurava la glicemia a digiuno (che dava solo la misurazione di un momento della giornata), oggi si usa l’emoglobina glicata (indice molto significativo dell’andamento medio della glicemia degli ultimi 3 mesi). - prosegue Dodesini - Da anni sono disponibili i glucometri, strumenti per le misurazioni delle glicemie domiciliari ma in questi anni sono molto utilizzati i sensori glicemici per la misurazione della glicemia in continuo (il paziente può vedere la glicemia quando vuole sul proprio smartphone). Si sono poi sviluppati efficaci strumenti per la somministrazione dell’insulina, soprattutto per il diabete di tipo 1, i microinfusori (piccoli computer programmabili per modulare il rilascio di insulina durante tutta la giornata) fino ad arrivare a oggi ai sistemi combinati che sono assimilabili al cosiddetto pancreas artificiale".

La rivoluzione dei farmaci

“Se parliamo di insulina, le insuline di oggi, moderne sono molto più simili all’insulina prodotta dal pancreas che nel diabetico è diventata insufficiente nella sua efficacia. - ha detto Dodesini - Ma oltre all’insulina abbiamo i farmaci “non insulinici” che nel diabete tipo 2 si stanno proponendo come alternativi all’insulina. Un tempo avevamo due classi di farmaci e quando non funzionava una si usava l’altra oppure insieme e se non funzionavano si passava direttamente all’insulina mentre oggi abbiamo molte scelte, molti farmaci non insulinici fra cui scegliere, alcuni dei quali da assumere per bocca (una pillola al mattino), altri iniettabili (una iniezione settimanale), innovativi perché non fanno semplicemente ridurre la glicemia ma sono in grado anche di controllare gli altri fattori di rischio o hanno dimostrato di poter rallentare la progressione del danno d’organo, prevenire quindi le complicanze renali e cardiovascolari della malattia. Oggi la terapia del diabete di tipo 2 deve mirare proprio a proteggere il cuore e il rene e abbiamo farmaci che lo possono fare più che semplicemente occuparsi di ridurre la glicemia. In conclusione mi sento di rassicurare i pazienti diabetici, che com’è noto da tempo sono sempre più in aumento, una vera e propria pandemia, perché oggi possono e devono essere curati molto bene con cure semplici, veramente efficaci e addirittura personalizzabili. Siamo già a un buon punto di cura del diabete e il futuro appare estremamente promettente”.

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