Rivolta d'Adda

Stop allo stalking, Rivolta scende in campo contro la violenza di genere

Andreola: "Il 78% delle donne molestate non chiede aiuto". Celletti: "Educhiamo i nostri ragazzi a non maltrattare e a non farsi maltrattare".

Stop allo stalking, Rivolta scende in campo contro la violenza di genere
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Gratitudine tangibile a Rivolta per il dibattito sullo stalking realizzato lo scorso venerdì dall’Amministrazione Sgroi. Organizzato in occasione della "Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne", l’evento ha visto la partecipazione di Salvatore Andreola e dal maresciallo capo del nucleo investigativo di Cremona Ornella Celletti, supportati dalla presenza in platea del maresciallo della stazione locale dei carabinieri Stefano Mazzarotto, del vicesindaco Marianna Patrini e dei membri del neonato "Tavolo tecnico delle Pari Opportunità", oltre che dei tanti cittadini accorsi nella sala Papa Giovanni XXIII per raccogliere informazioni utili a combattere una piaga del tempo moderno quale è lo stalking, ancora troppo spesso considerato argomento tabù.

L'intervento di Andreola

"Far finta di niente e negare che esista il problema è già un problema – ha esordito Andreola - Sottovalutare il rischio dà allo stalker di turno la certezza di avere ascendente sulla vittima. Bisogna individuare il problema fin dall’inizio e adottare tutte le soluzioni possibili. Occorre informarsi sui rischi reali che la vittima corre facendo riferimento a forze dell’ordine e gruppi di ascolto, in modo da essere subito pronti a fronteggiare il pericolo".

Tuttavia, nella maggioranza dei casi, le vittime tendono a ignorare tale pericolo, come spiegato dallo stesso Andreola: "Un problema comune a molte vittime è provare sensi di colpa per la presenza del molestatore, oltre a provare paura e vergogna per quello che si sta subendo. Il molestatore però, tende a travisare questi sentimenti, intendendoli come un interessamento nei suoi confronti. È importante non alimentare la sua azione di forza ed è altresì importante non archiviare tutte le prove che testimoniano le sue molestie".

Le prove infatti, sono di vitale importanze per la conduzione delle indagini da parte degli inquirenti, anche se purtroppo si è ancora ben lontani dalle denunce a tappeto.

"Purtroppo molte donne molestate – ha proseguito Andreola – non si rivolgono alle forze dell’ordine o ai centri di ascolto. Circa il 78% di loro non chiede aiuto e tende a isolarsi, peggiorando ulteriormente il proprio status psicologico. Confidarsi almeno con parenti e amici può essere d’aiuto".

L'intervento del maresciallo Celletti

Ne è fortemente convinta anche il maresciallo capo Celletti, che ha ribadito la necessità di educare le nuove generazioni a non maltrattare e a non farsi maltrattare: "Occorre educare i nostri ragazzi a non accettare lo schiaffo, né a infliggerlo. L’Arma dei Carabinieri sta cercando di veicolare questo tipo di informazione attraverso gli incontri organizzati nelle scuole e attraverso i centri di ascolto, i centri antiviolenza e le case di protezione, presso le quali molte donne maltrattate trovano il primo punto di rifugio dopo aver sporto una denuncia".

Un iter, quello della denuncia, che richiede alla vittima una grande dose di coraggio e che esige dalle forze dell’ordine una giusta quantità di empatia.

"Nel momento in cui una signora entra in caserma – ha riferito Celletti – deve sentirsi capita e tutelata. Se la si tratta con frettolosa superficialità, la signora tenderà a ripensarci e a non raccontare quanto le è accaduto. Il nostro lavoro quindi, deve tendere all’ascolto e l’ambiente in cui operiamo deve essere il più possibile idoneo e neutro, tant’è che nei nostri comandi di Cremona, Crema e Casalmaggiore sono state create delle apposite stanze in cui alla vittima può essere garantito il rispetto per il suo racconto, oltre che il rispetto della legge".

 

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