Treviglio

Rivoluzione in parrocchia a Treviglio: troppi oratori, il progetto per affittarli

Monsignor Norberto Donghi ha presentato la sua proposta per un uso diverso degli immobili parrocchiali. E per alcuni si pensa addirittura alla vendita.

Rivoluzione in parrocchia a Treviglio: troppi oratori, il progetto per affittarli
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L’oratorio Sant’Agostino che si trasforma in centro sportivo, il Centro cattolico che diventa una succursale della Casa di riposo, il complesso di San Francesco che verrà dato in affitto per altre funzioni. La Comunità pastorale Madonna delle Lacrime si prepara a una grande rivoluzione.

Il futuro della Comunità pastorale

Una rivoluzione che non mancherà di far discutere e sollevare polemiche. Il parroco, monsignor Norberto Donghi (nella foto di copertina), ne è conscio (e già non mancano i primi malumori in proposito). Ma, come diceva Eraclito, "Panta rei" (tutto scorre) e anche la Chiesa non può esimersi dal prendere coscienza che il mondo muta e che il futuro non potrà mai essere come il presente. Tutto ha avuto inizio a gennaio, quando l’allora vicario episcopale, monsignor Michele Elli, scrisse una lettera con la quale invitava le Comunità pastorali Madonna delle Lacrime (che comprende Treviglio e Castel Rozzone) e Giovanni XXIII (che invece riunisce Pontirolo, Fara d’Adda e Canonica) a fare una riflessione per la verifica dell’uso e dello stato degli immobili parrocchiali.

Le raccomandazioni dell'arcivescovo

In parole povere: rivedere la destinazione dei vari edifici, prevedendone anche la concessione in affitto o addirittura la vendita. La lettera di monsignor Elli riprendeva infatti quanto sostenuto dall’arcivescovo della Diocesi di Milano Mario Delpini, che un anno prima, in una lettera ai Consigli degli Affari Economici delle parrocchie, sottolineava che "alcune strutture devono essere riqualificate perché la comunità ne ha bisogno, anche modificandone la destinazione: quello che era uno spazio ricreativo può diventare una casa di accoglienza, quello che è stato costruito come ambiente scolastico può essere adattato per associazioni e iniziative di solidarietà".

"Guardiamo in faccia la realtà"

Parole condivise da monsignor Donghi, che col pragmatismo che lo contraddistingue, due settimane fa ha riunito il consiglio pastorale per presentare la sua proposta.

"La nostra generazione deve trovare il coraggio di fare scelte visionarie e per certi versi innovative, che segneranno il cammino della nostra Comunità per i prossimi decenni - ha spiegato - Lo scopo non è certo quello di fare cassa. Piuttosto è quello di dare servizi più adeguati, utilizzando meglio il nostro patrimonio. Bisogna guardare in faccia la realtà: abbiamo otto oratori, alcuni dei quali sottoutilizzati. Che senso ha? Rispetto al periodo pre Covid abbiamo avuto una diminuzione del 30% di bambini che vengono battezzati. E anche i centri ricreativi estivi andranno ripensati: quest’anno abbiamo avuto 600 iscrizioni, qualche anno fa si aggiravano sempre sui mille. Del resto c’è il calo demografico e nel contempo sono aumentate le offerte sul territorio che fanno concorrenza. C’è poi da considerare la continua diminuzione di sacerdoti - ha proseguito don Norberto - E questo ci impone la necessità di una revisione dei luoghi liturgici. Infine, servono maggiori spazi e più adeguati per attività quali la pastorale giovanile e quella scolastica, gli Scout e l’attività caritativa".

Cosa prevede la proposta

Da qui è nata la proposta, che non è definitiva e dovrà poi essere approvata dall’Arcidiocesi, con una nuova gestione e razionalizzazione degli immobili. Se la chiesa di San Rocco è già stata data in comodato agli ortodossi e l’ex chiesa di San Giuseppe è stata trasformata in emporio e centro di ascolto della Caritas, per il Centro cattolico di piazzale Santuario si sta pensando di realizzare residenze per giovani e di prevedere spazi per anziani a disposizione della Fondazione Anni Sereni. Sugli immobili residenziali di via Galliari, dove oggi hanno sede la libreria "Fonteviva" e la redazione del settimanale "Il Popolo Cattolico", l’idea è quella di affittarli o addirittura venderli. C’è poi il complesso San Francesco, nel quartiere Ovest, su cui c’è stata una spaccatura nel Consiglio pastorale. L’idea del parroco è infatti quella di dismettere la casa parrocchiale e l’oratorio per farne un uso diverso o addirittura per concederli in affitto. Anche le frazioni rischiano un forte ridimensionamento se la proposta venisse approvata integralmente. In Geromina l’ipotesi è quella di vendere la casa parrocchiale e il campo sportivo e di dare in gestione l’oratorio e il locale sotto la chiesa agli scout. A Castel Cerreto si valuta invece la vendita del salone e l’affitto (o la vendita) del bar. Infine, a Castel Rozzone, potrebbe essere venduta Casa San Bernardo.

"Progetto spietato, ma necessario"

"Il progetto è spietato - ha ammesso monsignor Donghi - Soprattutto per alcune parrocchie. Ci viene però chiesto di ragionare con la testa che con la “nostalgia dei bei tempi che furono” e di avere il coraggio di guardare avanti più che indietro. E’ un’analisi che appare dolorosa, ma che dobbiamo tramutare in voglia positiva di sviluppare al meglio la nostra comunità per raccogliere le sfide pastorali del futuro".

La procedura prevede in primis l’approvazione da parte del Consiglio pastorale, dopodiché ci sarà quella del Vescovo. Si parla comunque di tempistiche medio-lunghe.

"E' già successo in passato e succederà ancora"

"Nei prossimi giorni discuteremo una soluzione alternativa da parte di alcuni membri del Consiglio, che hanno manifestato dubbi su quella che ho presentato io - ha chiarito don Norberto - Dopodiché invieremo il tutto alla Diocesi e attenderemo la decisione finale. Mi rendo conto che è un momento delicato, ma non è la prima e tanto meno sarà l’ultima volta. Basti pensare alle tre chiese antiche e a quelle dedicate ai santi Francesco Caterina e San Bartolomeo e Marta, che non esistono più. La chiesa dei Cappuccini e quella delle Canossiane hanno cambiato destinazione d’uso. E che dire dei vecchi monasteri? Santa Maria Annunciata è diventato l’Istituto Oberdan, Sant’Agostino si è trasformato in Centro Cattolico, il Seminario dei Padri Bianchi è diventato sede dell’Istituto Agrario. Dobbiamo riconoscere che negli anni scorsi hanno generato tanto bene, ma oggi questo numero di immobili rischia di diventare un peso e soprattutto di non facilitare il progetto della Comunità Pastorale".

 

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