Ramadan in città, l'associazione Pace smentisce le accuse di fondamentalismo
L'Associazione Pace che ha allestito una tensostruttura a Romano per la preghiera dei fedeli musulmani ha replicato alle accuse dell'ex membro del direttivo Adil Lachguer.

L'Associazione Pace che ha allestito una tensostruttura a Romano per la preghiera dei fedeli musulmani ha replicato alle accuse dell'ex membro del direttivo Adil Lachguer.
Il caso Ramadan
Non si è fatta attendere la replica dell’associazione «Pace» all’ex componente del gruppo che settimana scorsa è stato protagonista di un’azione dimostrativa, pregando davanti al Municipio. Adil Lachguer in quell’occasione ha registrato un messaggio video, affermando di prendere le distanze dall'associazione e denunciando che nella, tensostruttura allestita da pace per celebrare il Ramadan vi fosse una direzione, a suo dire, chiusa all’integrazione e con «pensieri pericolosi ». Amine Zahir, presidente di «Pace» ha voluto rispondere e prendere posizione rispetto alle accuse mosse da Lachguer. «Innanzitutto rimandiamo al mittente tutte le accuse di pensieri pericolosi che sottintendendo qualcosa di grave che non assolutamente corrispondenti al vero - ha affermato - L’associazione da sempre si prodiga per l’integrazione e il dialogo. Basti citare la nostra presenza il 4 di febbraio alla Giornata internazionale per la fratellanza celebrata a palazzo Muratori oppure il mio intervento il tre aprile, quindi poco tempo fa, al movimento Focolari di Brescia. Per finire a lunedì, proprio qui nella tensostruttura dove è stato ospitato il gruppo per il dialogo inter-religioso di Romano composto da Caritas, “Sikh”, “Associazione Romania” e “Coloriamo la città”. Con questo gruppo noi abbiamo sempre collaborato mentre Lachguer che predica integrazione quante volte ha contribuito a questa realtà? Nessuna».
La collaborazione con Martinengo
«Pace» ha voluto chiudere anche il ruolo di Lachguer nella comunità musulmana di Romano, svolto come dichiarato da lui, in rappresentanza dell’Unione Musulmana. «Lachguer rappresenta solo sé stesso e nessun altro - ha continuato Zahir - Inoltre dopo le sue dichiarazioni ai giornali che hanno infangato la nostra realtà, i cittadini, che sono la comunità musulmana di Romano, hanno iniziato a raccogliere firme in una posizione che sostiene un unico messaggio: ”Adil Lachguer non rappresenta la comunità musulmana, nessuno di noi”». Firme che sono già arrivate a cinquecento, numero che cresce di giorno in giorno. Ed è un ‘altra dichiarazione di Lachguer, in merito al centro culturale islamico di Martinengo e la sua vicinanza a San Paolo d’Argon e alla chiusura a suo dire verso l’integrazione, che l'Associazione Pace ha contestato fermamente. «Lachguer, come da lui dichiarato, è stato fondatore e membro di “Pace”, quindi dal 2015 - ha precisato Zahir - nel 2017 e nel 2018 ha partecipato con tutti noi al Ramadan, e in quelle occasione a celebrare è stato proprio l’imam di Martinengo. Ora mi chiedo, perché in tutti questi anni non ha mai criticato l’approccio di Martinengo, anzi ha condiviso momenti di preghiera e solo ora critica così, non raccontando la verità oltretutto. Parla di prediche, sermoni ma non conosce nemmeno il rito della preghiera altrimenti saprebbe che non vengono mai fatti. Inoltre tutto quanto viene pronunciato è registrati e monitorato».
Raccolta fondi e vie legali
Infine Zahir ha voluto fare chiarezza anche sulla gestione economica del Ramadan, della raccolta fondi fatta tra i fedeli che pregano nella tensostruttura. «È vero che stiamo raccogliendo fondi ma per sostenere la spesa della struttura e i costi derivati dall’organizzazione dell’evento - ha concluso - Una volta coperti tutti i costi, se avanzeranno fondi contribuiremo al centro culturale islamico di Martinengo, alla nuova sede, proprio perché crediamo nell'unità della comunità sul territorio e non nella divisione che è l’effetto delle azioni di Lachguer». «Ci dissociamo da Adil Lachguer - hanno comunicato i rappresentanti dei centri culturali islamici di Martinengo e San Paolo d’Argon - Inoltre intendiamo andare a fondo, per vie legali, delle sue dichiarazioni, con la quale ha fatto male a noi e alle le nostre famiglie».