A Zingonia

Premiati gli eroi dimenticati del Covid: la "Paul Harris Fellow" alla Rianimazione di Treviglio

Il Rotary di Treviglio della Pianura Bergamasca ha conferito la massima onorificenza del club al reparto diretto, durante la pandemia, da Massimo Borelli

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Sono stati gli eroi, un po' dimenticati, della primavera nera del Covid. Medici, infermieri e operatori della Rianimazione di Treviglio, fin dai primi mesi più drammatici della pandemia, sono stati la prima linea nella guerra al virus nella Bassa bergamasca. Stretti prima a sud dal focolaio lodigiano e a nord dall'incubo della Val Seriana. E poi travolti in pieno, quando anche i corridoi dell'ospedale di Treviglio-Caravaggio si sono riempiti di malati. Ieri sera, mercoledì 3 aprile, a ricordarsi di loro è stato il Rotary Club di Treviglio della Pianura Bergamasca, che in occasione di una conviviale al ristorante del Palace Hotel di Zingonia ha consegnato al reparto la Paul Harris Fellow, massima onorificenza del Rotary International.

Rianimazione Treviglio: gli eroi dimenticati del Covid

"L'abnegazione e la dedizione degli operatori ospedalieri (medici, infermieri, personale addetto al ricovero ed alla pulizia) del reparto di Rianimazione dell'ospedale di Treviglio-Caravaggio per fronteggiare l'emergenza Covid sono state l'espressione più alta di professionalità e generosità spese al contrasto del dolore e della disperazione".

Questa la motivazione incisa sulla targa consegnata per l'occasione all'ex primario del Reparto, Massimo Borelli, e al board dell'Asst Bergamo Ovest, invitati dal presidente di turno del Rotary trevigliese Alessandro Nisoli. È stato poi un socio, Alessandro De Cristofori, ad argomentare la decisione del club.

"Più di ogni altro reparto, nel tragico periodo del Covid, la Rianimazione ha sperimentato la difficile e imprevista esperienza di un nemico giunto imprevisto e portatore di dolore e di morte - ha detto - Sul pessimismo e la paura dilaganti in quella prima temperie, progressivamente ha prevalso l'ottimismo della volontà. La vita che scorre dentro di noi, nell'animo dove stanno le speranze, gli amori, i ricordi e quanto di squisitamente umano connota il nostro approccio con l'esistenza, quella difesa della vita si è fatta prepotente proprio nel periodo più difficile della pandemia. È stata ingaggiata una battaglia scientifica e morale che ora sembra finalmente vinta, ma abbiamo l'obbligo del ricordo e della riconoscenza. A tutti i livelli dovrebbe essere riconosciuto il lavoro indefesso e per molti aspetti eroico nel gestire professionalmente ed umanamente una situazione di sconvolgente incertezza, paura e dolore".

L'intervento dell'ex primario, in prima linea contro il virus

Un riconoscimento, continuano i Rotary, che almeno nella nostra zona "è mancato" almeno nella forma "di un gesto speciale e concreto di gratitudine". Da qui la decisione di conferire l'onorificenza.

Alla cerimonia di consegna hanno partecipato il direttore generale dell'Asst Bergamo Ovest Giovanni Palazzo, accompagnato dal direttore amministrativo Francesco Ozzo, dal direttore sanitario Antonio Manfredi e dal direttore sociosanitario Pietro Tronconi.

Commossi anche diversi rappresentanti del reparto, intervenuti insieme all'ex primario Borelli: la direttrice del dipartimento Emergenza Urgenza Sandra Ferraris, l'attuale direttore del reparto Claudio Savi, la coordinatrice infermieristica Giovanna Zuccotti, l'infermiera Gaia Robustelli (responsabile infermieristica della Rianimazione durante il Covid) e Federica Pellicone, dello staff della Direzione.

"È stato un periodo pesantissimo - ha ricordato l'ex primario della Terapia intensiva trevigliese Massimo Borelli- La Rianimazione in quei mesi, da sette posti letto, è arrivata a 17. Moltissime persone hanno cambiato lavoro: infermieri e medici hanno cominciato a lavorare da noi, dandoci un'enorme mano a tener notte. Ricordiamo tutti quel periodo con un fondo di paura, ma anche contenti per come poi siamo riusciti ad affrontarlo. Per fare un esempio: i primi pazienti Covid che arrivavano in Rianimazione avevano una mortalità del 40-45%. Alla fine siamo riusciti a portarla al 30%. Sempre alta, certo, ma è bello sapere che ci sono persone che si rendono conto di quello che abbiamo fatto e che abbiamo passato. Non una persona sola, ma tutti insieme".

Incalzato dai soci del Rotary, dopo la cerimonia il dg Palazzo non si è sottratto ad una lunga intervista che ha toccato alcuni dei temi più cruciali dell'assistenza sanitaria nella Bassa bergamasca. Dalla carenza di medici di base al problema delle liste d'attesa per esami e prestazioni ambulatoriali.

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