Riforma sanitaria

Ospedali e case di comunità, Regione conferma le richieste dell'Asst Bergamo Ovest

Fondamentali saranno le Centrali operative territoriali che coordineranno la presa in carico, da parte di Asst, dei pazienti "fragili".

Ospedali e case di comunità, Regione conferma le richieste dell'Asst Bergamo Ovest
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L'offerta sanitaria territoriale è pronta a cambiare e per la Bassa arrivano buone notizie: Regione Lombardia ha accettato e confermato tutte le richieste avanzate dall'Asst Bergamo Ovest. E' del 15 dicembre, infatti, la delibera regionale che approva la localizzazione degli immobili destinati alla realizzazione delle case di comunità, degli ospedali di comunità e delle centrali operative territoriali.

La nuova offerta sanitaria dell'Asst

La delibera ha, di fatto, confermato ciò che già era stato annunciato lo scorso 14 ottobre: l'Asst Bergamo Ovest vedrà la propria offerta territoriale ridisegnata grazie all’autorizzazione di quattro Case di comunità, quattro Centrali operative territoriali e tre Ospedali di comunità.

Ospedali di comunità

“Partendo proprio dagli Ospedali di comunità – spiega il direttore generale, Peter Assembergs – la nuova geografia vede confermate quella a Martinengo (nell’ex Ospedale di Piazza Maggiore) e quella di Ponte San Pietro (nella sede ex INAM di Piazza Libertà) ma approva anche quella all’interno del Presidio Ospedaliero di Treviglio-Caravaggio. Qui, nell’area accanto all’Oncologia tuttora a rustico (circa 1500 mq), prenderà vita un Ospedale di comunità con ingresso indipendente dall’ospedale stesso grazie alla costruzione di una nuova rampa di scale e ascensori dedicati".

Case di comunità

"Vi sono poi le quattro Case di comunità già annunciate - ha proseguito Assembergs - a Treviglio nella sede Ex Inam di Via Matteotti, a Dalmine in quella del Presst di Via Betelli, a Ponte San Pietro e Martinengo nella stessa sede dell’Ospedale di Comunità. L’ulteriore passo avanti è l’approvazione di quattro Centrali operative territoriali”.

Le Centrali operative territoriali

“Oggi vorremmo concentrare la nostra attenzione sulle Centrali Operative Territoriali – prosegue Andrea Ghedi, direttore socio sanitario -. Sono strutture organizzative che garantiscono e coordinano la presa in carico, da parte di Asst, dei pazienti "fragili", intercettando i bisogni di cure o di assistenza, e supportandoli per assicurare ai cittadini la continuità tra Ospedale e Territorio e la dimissione protetta. Le Cot troveranno la loro collocazione nelle quattro Case di comunità. Sottolineiamo che la politica dell’Asst ha visto, per tutte le strutture scelte ed approvate, la localizzazione in sedi di proprietà, soggette perciò a opere di ristrutturazioni”.

La Centrale operativa territoriale riveste un ruolo importante in questo contesto in quanto gli operatori che vi lavoreranno avranno un’alta conoscenza delle risorse e dei servizi locali per rispondere prontamente, mettendo in interrelazione tra loro domanda e offerta, consegnando al cittadino-assistito un percorso o un intervento personalizzato. Per il funzionamento, la Cot si basa su un sistema informativo di integrazione dei dati sociali (anagrafe della fragilità), sanitari e socio sanitari, afferenti ad Enti diversi che integreranno così le proprie anagrafiche e sarà formati, indicativamente da cinque infermieri e un coordinatore.

Più in dettaglio le attività della Cot saranno: coordinamento dell'Assistenza Domiciliare Integrata, quello degli Infermieri di comunità, e quello della centrale dimissioni protette; integrazione tra l'assistenza sanitaria domiciliare e gli interventi di tipo sociale centrale dell’attività di telemedicina, televisita, teleconsulto e telemonitoraggio e valutazione multidimensionale dei bisogni.

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