Nicola, 24 anni, da Sergnano: "Fin da bambino volevo suonare l'organo"
Secondo a un concorso internazionale in Olanda. "A tre anni mi regalarono una piccola tastiera... Ascoltavo l'organo nel Duomo di Crema, e sapevo che volevo suonarlo".

Sin da bambino sognava di suonare l’organo e ora è tra i migliori musicisti d’Europa, se è vero che nei giorni scorsi si è piazzato al secondo posto - fra due olandesi - all’«International Martini Organ Competition» di Groningen, nei Paesi Bassi, alla sua prima partecipazione.
Nicola Dolci, a 24 anni tra gli organisti più promettenti d'Europa
È una sorta di predestinato il 24enne Nicola Dolci, di Sergnano. Allievo del maestro Francesco Zuvadelli al «Civico istituto musicale Folcioni», poi del maestro Pietro Pasquini al conservatorio di Brescia e del maestro Massimiliano Raschietti a quello di Verona, ora punta dritto ai vertici della sua carriera.
Era un bambino quando si è impuntato con i genitori per poter suonare l’amato organo, aveva già deciso che quello sarebbe stato il suo futuro. E dopo essersi diplomato l’anno scorso a Verona, è diventato insegnante alla «Scuola diocesana di musica Santa Cecilia» di Brescia e direttore dell’orchestra musicale «CreMaggiore». Alle spalle la vittoria al concorso per studenti di Bibione nel 2017 e il «Premio delle Arti» 2021, ripreso da Rai1 a Perugia, quindi la decisione di volare in Olanda, dove ad aspettarlo c’erano il magnifico organo seicentesco «Schnitger» nella chiesa di San Martino e la giuria presieduta da Jean Claude Zehnder.
"Fin da bambino volevo suonare l'organo"
Una trentina i partecipanti al concorso, che hanno registrato alcuni brani obbligatori, quindi la selezione di 12 organisti che si sono sfidati a colpi di note: ne sono rimasti tre e dopo quattro prove ciascuno, durate due ore, la giuria ha stabilito la classifica finale.
«A tre anni mi hanno regalato una piccola tastiera e già dicevo di voler suonare l’organo, non so perché... - ha raccontato Dolci - ricordo che nel duomo di Crema lo guardavo e ascoltavo la sua musica e forse la passione è nata così. A sette anni ho pestato i piedi affinché mi facessero studiare e dopo un anno di approccio ho cominciato a suonare. Non ho mai avuto dubbi, l’organo è uno strumento che mi ha sempre affascinato».
La vittoria a Groningen è mancata per un soffio. «Un peccato, avrei potuto farcela, ma il livello era altissimo e ho perso per pochissimo, un paio di punti, nonostante non conoscessi lo strumento come i miei avversari - ha detto - ora sto preparando un altro concorso molto importante, a Innsbruck, in Austria, che è forse il più prestigioso a livello internazionale per la musica antica».
Uno strumento da riscoprire
Centrato l’obiettivo di dedicarsi allo strumento che ama per professione, il 24enne ne ha un altro, altrettanto ambizioso. «L’organo è uno strumento che non si vede e non si sente molto purtroppo, quindi il mio sogno è quello di farlo conoscere di più - ha affermato - nelle nostre chiese ce ne sono diversi, non valorizzati, manca una cultura che faccia uscire o strumento dalla nicchia. Diverso in Olanda dove, in finale, quando mi sono esibito, la chiesa era stracolma».
L'idea di un festival
Ma come fare per dare all’organo il risalto che merita?
«Un’idea sarebbe organizzare qualche concerto o rassegna, la maggior parte delle persone non conosce proprio lo strumento - ha continuato rammaricato il musicista - in generale in tutt’Italia bisogna riportare alla luce la cultura della musica: lavoro come docente proprio perché voglio portarla avanti. Il nostro Paese ha insegnato la musica all’Europa, siamo stati un faro, e ora ci ritroviamo che a scuola non c’è una progettualità, un perché i ragazzi debbano impararla: invece ci sono miliardi di ragioni per farlo. Dove lavoro c’è gente giovane e abbiamo voglia di impegnarci. Noi italiani tendiamo ad affossarci, succede anche per l’organo: un premio all’estero ha maggiore risonanza perché si crede che ci sia di più, invece anche da noi si fanno e si possono fare grandi cose».