Lo strana storia dello stemma di Treviglio tra aquile, suini e leoni che diventano lupi
"La storia della città attraverso i suoi monumenti ed edifici pubblici" è stata inaugurata venerdì in Sala Crociera: una mostra imperdibile.
Il maiale, in una versione, diventa una pecora. I due leoni talvolta diventano lupi, e molto spesso non sanno bene da che parte guardare. E la torre? È una, o forse sono due? È davvero strana la storia dello stemma della città di Treviglio: potrà sembrare un dettaglio di poco conto, ma il simbolo che compare stampigliato da secoli su ogni atto del Comune ha la sua importanza, e soprattutto racconta una "storia nella storia" intricata e appassionante che si intreccia a quella della città e dell'Italia, tra regole araldiche fatte apposta per essere imprecise, variazioni e interminabili carteggi decennali tra il Palazzo Comunale di piazza Manara e Roma.
A cercare di fare un po' di ordine, in questi mesi, sono stati due esperti di storia locale: i professori Fabio Celsi e Francesco Tadini, curatori della mostra "La storia della città attraverso i suoi monumenti ed edifici pubblici" inaugurata venerdì in Sala Crociera: una mostra che i trevigliesi non si possono davvero perdere, che espone tra l'altro diversi fondi dell'Archivio storico aperti per la prima volta al pubblico.
La storia dello stemma di Treviglio
Cominciamo dalla fine. Ad oggi, lo stemma del Comune di Treviglio è quello riportato qui sotto: è riprodotto anche sul gonfalone nuovo di zecca appena fatto realizzare dall'Amministrazione ed esposto in sala consiliare. Non è chiaro a quando risalga: storici di inizio Novecento ne citano la possibile esistenza, con i suoi elementi costitutivi essenziali, già dal Trecento, ma è dalla prima metà del Seicento che, di certo, lo stemma cittadino è (più o meno) come quello che conosciamo.
Quanto all'interpretazione dei simboli che vi compaiono, lo storico Casati spiega che l'aquila è il simbolo dell'Impero: proprio all'Imperatore, fin dal Barbarossa, Treviglio deve infatti la concessione di continui e dettagliati privilegi che ne determinarono, per secoli, la sostanziale (e orgogliosa) indipendenza. Il suino (capovolto) è invece il simbolo dell'opulenza e della ricchezza: non a caso al nome di Treviglio era associato l'aggettivo "grassum", per "ricco". I leoni rampanti simboleggiano invece la forza, attribuita ai trevigliesi.
Le infinite variazioni sul tema
Fissati questi elementi, nel corso della storia le variazioni sul tema sono state parecchie: nella mostra sono esposte xilografie e fotografie che riportano innumerevoli stemmi diversi, e spesso non "leggermente" l'uno dall'altro: in alcuni stemmi, i leoni guardano all'esterno, in altri invece all'interno. Nel 1885, su un documento ufficiale, i leoni si sono invece trasformati in lupi. Mentre in uno stemma riportato all'interno della Basilica, il maiale sorretto dall'aquila si è trasformato in un agnello.
In un documento del 1885, i due leoni scompaiono e al loro posto vengono raffigurati due lupi
Lo stemma così com'è realizzato in Basilica: al posto del maiale capovolto c'è un agnello, forse un rimando evangelico
Il vecchio gonfalone di Treviglio
L'aquila, simbolo dell'Impero
Un'altra versione dello stemma, con diversa merlatura della torre
Una variante con la doppia torre, una sormontata all'altra...
Nessuno si preoccupò, per secoli, di formalizzarne le caratteristiche, fino all'avvento del Fascismo. Fu l'allora commissario prefettizio Roberto Carsana a decidere per una delle molte varianti in uso, con due torri sormontate al posto di una. Salvo che il successore Luigi Cassani, podestà, fu bacchettato dalla Consulta Araldica qualche anno più tardi per non aver richiesto il riconoscimento dello stemma trevigliese e il relativo gonfalone, per il loro utilizzo nelle decorazioni legate all'esposizione del Fascio Littorio. Cassani eseguì le istruzioni, e per la prima volta Treviglio ebbe il suo vero stemma, riconosciuto anche a Roma.
La torre tornò ad essere unica, e si decise che i leoni guardassero l'uno a est e l'altro ad ovest. A realizzare il nuovo stemma fu Attilio Mozzi, e il nuovo elaborato ottenne il via libera ufficiale vergato dallo stesso Mussolini. La descrizione: "d'argento alla torre aperta, merlata alla ghibellina fiancheggiata da due leoni rampanti poggianti una branca anteriore e posteriore alla torre, sormontata da un'aquila tenente fra gli artigli un suino capovolto". Nel 1939 arriva "l'originale brevetto reale" riportante lo stemma araldico esatto. Storia finita? Macché.
Città o Comune?
Treviglio si fregia del titolo di "città" fin dall'Unità d'Italia, ma ci vollero parecchi anni - a partire dai Sessanta al 1991, per adeguare le caratteristiche dello stemma in modo da renderlo più adatto ad un ente con tale titolo. In particolare, le pusterle e le torri nella corona sono state aumentate in numero solo dopo il 1991, con l'ultimo aggiornamento approvato dalla Consulta Araldica. Anche il colore della corona stessa cambiò, in quel periodo, diventando d'oro, con le mattonature in nero.
Il nuovo gonfalone del Comune
Ed è proprio così che compare sul gonfalone appena realizzato dal Comune, approvato dalla stessa Consulta nella sua ultima versione. Anche se, a voler essere davvero pignoli, una piccola variazione rispetto all'originale riportato sui documenti ufficiali si nota ancora, anche se è un dettaglio degno del "Trova le differenze" sulla "Settimana enigmistica": i rami di lauro e di quercia, sotto lo stemma, sono invertiti rispetto alla versione originale. Ma d'altra parte, lo era anche nella precedente versione del gonfalone. Eccoli qui sotto, tutti e quattro, quelli esposti al Centro civico.
I quattro gonfaloni di Treviglio, in ordine cronologico 1
I quattro gonfaloni di Treviglio, in ordine cronologico 2
I quattro gonfaloni di Treviglio, in ordine cronologico 3
I quattro gonfaloni di Treviglio, in ordine cronologico - L'attuale
La mostra, imperdibile, è allestita al Centro civico e resterà aperta fino al 18 dicembre. Gli orari: dal martedì al venerdì dalle ore 15 alle ore 18; domenica e festivi dalle ore 15 alle ore 19. Sabato e domenica si sono tenute anche due visite guidate al Palazzo Municipale, a cura del FAI.
"Riscoprire la storia del patrimonio pubblico"
"L'idea nasce dalla volontà di far conoscere la storia del patrimonio pubblico della città attraverso mostre, segnaletica, volumi, percorsi didattici - commenta il sindaco Juri Imeri - Partiamo dal Palazzo Comunale di Piazza Manara 1, ma anticipo che sarà solo la prima "tappa" di questo itinerario che ci accompagnerà anche nei prossimi anni con altri appuntamenti. Grazie al lavoro dell'Ufficio Cultura, dei curatori prof. Celsi e prof. Tadini siamo riusciti a far vivere i nostri documenti di archivio e grazie al Gruppo Fai Bassa Bergamasca renderemo questa mostra itinerante: dal 3 al 18 dicembre in sala crociera sarà possibile visionare documenti storici, gonfaloni, foto e intercettare qualche sorpresa anche per i più piccoli".
"Sono molto soddisfatta di questo che sarà solo il primo di una serie di appuntamenti dedicati alla storia dei nostri edifici pubblici che si lega in modo indissolubile a quella della Città ed ai suoi cambiamenti urbanistici - aggiunge Elisabetta Ciciliot, direttrice dell'Ufficio Cultura - Si tratta anche di un importante lavoro di valorizzazione del nostro archivio storico, fonte principale del materiale esposto. Spero che questa mostra sia occasione per riscoprire in chiave diversa, la storia di Treviglio e dei suoi simboli, avvicinando attraverso strumenti semplici, anche i bambini: i più piccoli, infatti, avranno modo di conoscere meglio anche lo stemma della Città, i suoi gonfaloni storici attraverso percorsi dedicati alle famiglie che saranno in grado di soddisfare tutte le loro curiosità. Un modo diverso per fare educazione civica, un ‘regalo di Natale’ alla nostra città".