Treviglio

L'ansia e la paura, come riconoscerla e affrontarla: ultimo appuntamento con Famiglie InForma

In uno Spazio Hub completamente sold out (oltre 120 le persone presenti) si è parlato di ansie e paure e di come sconfiggerle per vivere una vita più serena

L'ansia e la paura, come riconoscerla e affrontarla: ultimo appuntamento con Famiglie InForma
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Si è tenuto martedì, 7 maggio 2024, l'ultimo appuntamento con gli incontri promossi dall'associazione trevigliese Famiglie InForma. In uno Spazio Hub, in piazza Garibaldi, completamente sold out (oltre 120 le persone presenti) si è parlato di ansie e paure e di come sconfiggerle per vivere una vita più serena.

Ansia e dintorni

Relatrici dell'evento le psicologhe e psicoterapeute Michela Corti, presidente di Famiglie InForma, Nicole Adami ed Elisabetta Fusi che hanno affrontato i meccanismi fisiologici dell’ansia e quali sono i trattamenti d’elezione, l’ansia nelle relazioni di coppia e l’ansia genitoriale e gli effetti sui figli.

La paura e l'ansia

"Il tema della paura è presente in tutta la letteratura dell’infanzia, c'è sempre un elemento pauroso, spesso rappresentato dal lupo, che arriva in maniera improvvisa e dirompente e che ci mette a rischio - ha esordito Adami - La paura ci porta ad agire, nel bene e nel male, in modo più intenso di come faremmo normalmente. È importante, però, imparare a "stare" con la propria paura, non evitarla. È un’emozione di base, normale".

“L’uomo senza paura è un mostro” diceva il dottor Vittorino Andreoli, la paura ha un ruolo importante: ci dà un senso del pericolo e un limite entro cui agire. Discorso diverso, invece, per l'ansia che è uno stato emotivo che non deriva da un reale pericolo ma da una preoccupazione più interna che ci porta a pensare a qualcosa che sarà potenzialmente pericoloso per noi e che non sappiamo se saremo in grado di affrontare.

"In psicoterapia per l’ansia si fa la psico-educazione, in modo da capire meglio come funzionano le reazioni della nostra mente e riuscire a normalizzarle, invece che processarle in automatico come pericolose - ha proseguito Adami - Poter dare un significato all’ansia aiuta a tenerla a bada".

Il circuito della paura

Una struttura del cervello, l’amigdala, è responsabile delle sensazioni di ansia e paura. Quando ci sono input pericolosi, l’amigdala attiva a livello non consapevole una serie di emozioni prima ancora che questi input vengano processati. Questi processi sono fisiologici e attivano l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene che a sua volta attiva il sistema simpatico che porta a una risposta attacco-fuga che permette di metterci al sicuro il più in fretta possibile.

"Questo succede perché l’evoluzione non è ancora al passo con una società oggi molto più sicura rispetto a millenni fa e l’essere umano ha l’impulso alla sopravvivenza - ha sottolineato la psicologa - L’attivazione del sistema simpatico porta a una serie di reazioni che ci sembrano pericolose e che a livelli intensi sono tipici dell’attacco di panico, come dilatazione delle pupille, bocca secca, tachicardia. Queste reazioni sono spaventose e ci fanno aver paura di svenire o addirittura di morire, anche se la loro funzione è esattamente quella opposta, ovvero è quella di mantenerci attivi per superare il pericolo".

È importante però leggere questi sintomi quando sono ancora sottosoglia quindi prima che si sviluppino in ansia a livello clinico.

"La paura è adattiva e fisiologica, così come l’ansia pre-gara o pre-esame da performance - ha spiegato - Serve avere una certa tonicità ed energia per poter rispondere alle situazioni. L’ansia è disadattiva quando non accettiamo le sensazioni corporee e iniziamo a evitare qualsiasi stimolo possa causarle; quando si attiva senza un pericolo vero e proprio. L’ansia può essere lo stimolo che ci fa capire che una situazione non è più sostenibile, ad esempio se subisco mobbing sul lavoro e se vivo una relazione troppo instabile; a volte può essere la spinta necessaria per decidere di cambiare".

Sintomi cognitivi d’ansia

I sintomi cognitivi legati all'ansia passano dal senso crescente di allarme e pericolo alla presenza di immagini, ricordi e pensieri negativi fino ad arrivare addirittura a pensieri catastrofici e sopravalutazione del pericolo e alla messa in atto di comportamenti protettivi cognitivi. Di conseguenza spesso si ha la marcata sensazione di essere osservati e al centro dell’attenzione altrui, un'iper-preoccupazione e l'idea che preoccuparsi sia utile.

L'ansia scatena dei comportamenti particolari come la tendenza immediata all’esplorazione visiva dell’ambiente per controllare che sia tutto a posto, la ricerca costante di spiegazioni e rassicurazioni e vie di fuga. Per proteggerci mettiamo, quindi, in campo una serie di comportamenti che vanno dall'evitare la sensazione temuta al farsi accompagnare, dall'assumere ansiolitici al bisogno alle relazioni di sottomissione.

Esistono però anche molti rimedi che possono essere messi in campo partendo proprio dalla psicoterapia per imparare a gestire i sintomi, aumentare la tolleranza e lavorare sulle cause remote e scatenanti dell'ansia. Tra i rimedi più utili c'è senz'altro l'attività fisica, le tecniche di rilassamento, l'elaborazione dei traumi passati, la cura del riposo e dell'alimentazione e il coraggio di esporsi alle cose temute scegliendo di "evitare di evitare".

L'ansia in coppia

"L’ansia può avere un forte impatto sulle relazioni affettive, influenzandone l’equilibrio - ha spiegato invece Elisabetta Fusi - Nelle relazioni l’ansia porta con sé dei vantaggi: un soggetto ansioso tende a chiedere rassicurazioni, quindi attenzioni e affetto. Questo può portare a una maggiore vicinanza nella coppia ma anche rendere maggiormente dipendente la persona ansiosa, formando un circolo che si auto-mantiene".

L'ansia può nascere da problemi esterni, come disagi sul lavoro, oppure essere scatenata da eventi significativi per la coppia come l'acquisto di una casa, la nascita di un figlio o l'organizzazione di un matrimonio. Tra le cause maggiori la precarietà del rapporto, soprattutto quando uno dei membri della coppia vorrebbe un rapporto più stabile mentre l’altro lascia il rapporto in un lato più superficiale: nascono incomprensioni che sfociano in litigi frequenti e tradimenti.

I tipici segnali sono indecisione e irritabilità, un comportamento assente, scarso interesse per l’attività sessuale, frustrazione, richieste di continue rassicurazioni, controllo verso ciò che l’altro dice o fa e difficoltà a riconoscere e accettare gli spazi altrui, con il conseguente desiderio che tutti gli spazi dell’altra persona rientrino nella relazione di coppia.

La paura di essere abbandonati

"L’eccessivo controllo e richiesta di rassicurazioni spesso provoca nel partner non ansioso un forte senso di oppressione che può portare a una sorta di rifiuto invece che a vicinanza - ha messo in guardia Fusi - L’ansia diventa quasi un alibi per non essere lasciati".

Come gestire, quindi, l'ansia di coppia?

"E' necessario innanzitutto prendere consapevolezza di cosa non va, ammettere che qualcosa non sta funzionando - ha concluso - Provare a capire cosa l’ansia vuole comunicare. Difficilmente l’ansia arriva a caso, più frequentemente è indice di qualcosa che non va. Esternare le proprie emozioni, esprimere sensazioni e sentimenti senza buttare tutto addosso al partner ma comunicando cosa ci fa soffrire. E poi concedersi il tempo necessario per riprendersi, procedendo per piccoli obiettivi step quotidiani possibili da realizzare man mano".

Per aiutare il partner ansioso è necessario agire come squadra cercando di ricreare un confronto costruttivo, ascoltando i bisogni dell'altro e cercando di offrire supporto.

L'ansia in famiglia

Cosa significa e quale dovrebbe essere il ruolo di un genitore? L'ansia famigliare si genera, in primis, dalla paura che i genitori hanno di rendere autonomi i propri figli.

"Essere un genitore significa educare i figli, renderli autonomi, favorire la loro espressione personale e uno sviluppo intrapsichico adeguato, dare struttura e flessibilità, essere una guida amorevole, stabile e adeguata - ha spiegato Michela Corti - Spesso, invece, i genitori fanno fatica all’idea di rendere autonomi i figli: la paura di un genitore ansioso è quello di perdere il legame con i figli per questo cercano di renderli sempre bisognosi di loro, pur a livello inconsapevole. Dobbiamo però crescere persone in grado a un certo punto di esistere senza di noi. Un genitore con un disturbo d’ansia tenderà a rendere i figli meno autonomi".

Stili genitoriali e ansia

Esistono diversi stili genitoriali che si legano agli stati di ansia famigliari:

  • Iper-controllo genitoriale o genitore elicottero: si manifesta con disciplina rigida, iper-regolazione del comportamento, iper-protezione e controllo psicologico. L’aspetto dell’iper-controllo è stato più volte correlato ai disturbi d’ansia nella prole: questa relazione suggerisce che i bambini ansiosi hanno maggiore probabilità di essere cresciuti da genitori iper-controllanti e meno favorevoli all’autonomia, spesso perfezionisti e estremamente richiedenti Questo stile ad oggi è anche favorito dalla tecnologia, ad esempio il registro elettronico che fa sapere all’istante se il proprio figlio è presente a scuola o meno. Il controllo fa passare il messaggio di mancanza di fiducia nei figli.
  • Iper-protezione genitoriale o genitore spazzaneve: Continuo bisogno di informazioni e raccomandazioni che va oltre alla curiosità per le vicende del figlio, che al genitore servono per controllare la propria ansia e proteggere i figli da pericoli esterni. Cercano di sostituirsi al figlio in modo che lui non viva esperienze negative. Nella maggior parte dei casi questo stile viene attivato dai genitori che percepiscono il mondo esterno come un luogo pericoloso, minaccioso e pieno di insidie da evitare.

"Quello che questi genitori non capiscono è che soffrire non è una malattia ma spesso al contrario è anche formativo - ha proseguito Corti - Questo stile può portare a ripercussioni sulle immagini di sé: porta il bambino a rappresentarsi come un individuo bisognoso dell’altro, incompetente e incapace di cavarsela da solo. Il messaggio che manda è: "senza le mie raccomandazioni non penso che tu sia in grado di farcela da solo". L’ansia, in questo caso, è la difficoltà ad allontanarsi dal legame protettivo. Deve essere in primis il genitore convinto di poter lasciare andare il figlio. Il distacco emotivo del genitore porta a uno spiccato criticismo: la scarsa accettazione e il poco calore genitoriale sono espressi tramite comportamenti di freddezza e rifiuto".

A chiudere l'incontro è stata invece la vicesindaco Pinuccia Prandina che ha ringraziato le relatrici "per la gratuità del lavoro di grande spessore e ricordando l’importanza della salute mentale nella vita di tutti".

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