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“La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”

Sabato e domenica nella Calciana sono stati organizzati momenti d’incontro partendo dalla memoria religiosa di Sant’Antonio Abate che ricorre il 17 gennaio di ogni anno.

“La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”
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Sabato e domenica nella Calciana sono stati organizzati momenti d’incontro partendo dalla memoria religiosa di Sant’Antonio Abate che ricorre il 17 gennaio di ogni anno.

La Calciana in festa

L’iniziativa fortemente voluta dal parroco di Fontanella don Diego Poli coinvolgendo soprattutto le persone occupate in agricoltura, è stata accolta favorevolmente anche dalle istituzioni pubbliche del territorio comprendente quella porzione della bassa pianura bergamasca denominata Calciana e che oltre a Fontanella comprende Pumenengo, Torre Pallavicina e Calcio. La finalità è il tentativo di non perdere la memoria del proprio passato attraverso la comprensione delle proprie radici religiose, storiche, tradizionali, culturali non per favorire un nostalgico ripiegamento su un certo periodo ma per cogliere in questo un orientamento, uno stimolo, una provocazione anche per il tempo che stiamo vivendo.

L’incontro

Nella serata di sabato sera, presso la sala consiliare di Fontanella Laura Fenelli, storica dell’arte ed esperta di iconografia di santi tra Medioevo e prima età moderna, ha intrattenuto i presenti con chiara ed interessante esposizione grazie alla sua competenza sull’argomento intorno alle immagini e al culto di Sant’Antonio Abate nell’Europa mediterranea a cui ha dedicato due libri: “Il tau, il fuoco e il maiale” e “Dall’eremo alla stalla”.

Giovanni Mocchi etnomusicologo ed esperto di riti autore del “Campanacci, fantocci e falò. Riti agro pastorali di risveglio della natura” ha collocato correttamente la ritualità legata soprattutto al mondo agro pastorale anche in vista delle iniziative del 22 gennaio. Particolarmente interessante la tesi di fondo da lui espressa: “Il fare memoria della propria storia – ha detto – anche quella minore come rappresentata da queste tradizioni costituisce un modo per costruire la comunità intorno ad un comune sentire evitando però il rischio della banalizzazione pseudoturistico/commerciale o di una carnevalata fine a se stessa”.

Pastoralismo

Questa è anche la finalità dell’associazione del Pastoralismo alpino che ha promosso la manifestazione insieme alle parrocchie e ai comuni della Calciana. L’associazione opera in ambito orobico – ma non solo – promuovendo l’incontro con le città e la pianura (tra le sue iniziative è particolarmente conosciuta quella relativa alla riproposizione della transumanza – cioè il fenomeno delle mandrie che all’inizio dell’autunno e in tarda primavera si spostavano lungo le strade della pianura bergamasca e a cui era legato anche tutto uno sviluppo dell’agricoltura, l’utilizzo dei pascoli, dei prodotti caseari, ecc.).

Domenica 22 gennaio la manifestazione è quindi continuata con il pranzo comunitario nel centro parrocchiale di Fontanella con un menù a base di "cassola con polenta" e "ofelle". Alle 16 nell’oratorio della cascina Grigna nel comune di Pumenengo si è tenuta la celebrazione eucaristica e successivamente la benedizione degli animali come da tradizione in ricordo di Sant’Antonio Abate (del pourcell). Intorno al fuoco di Sant’Antonio sono stati distribuiti dolci tipici, bevande calde e ai bambini - che hanno partecipato numerosi - è stata regalata una campanella sempre relativa alla tradizione iconografica del santo. Presenti anche i gruppi del "Zenerù" di Ardesio e di "Maridà le pute" di Saviore dell’Adamello. La manifestazione si è svolta nella tipica atmosfera del mondo contadino del territorio grazie all’organizzazione e agli allestimenti oltre che ai figuranti del gruppo "Buon tempo antico" di Torre Pallavicina.

Dal mondo contadino

"È stato un grandissimo momento di convivialità per festeggiare con adulti e piccini  nella cascina Grigna a Pumenengo. - ha detto Nazzareno Samuel Ferro, consigliere comunale coltivatore d di Torre Pallavicina - Grazie a don Diego e a don Fabio per la messa celebrata nella chiesetta attigua. Grazie a chi ci ha accolti a braccia aperte, alle famiglie di questa grande cascina, così popolosa da essere al tempo definita "quasi frazione" che vantava anche un suo "sindaco". Grazie al gruppo "buon tempo antico" che con tutti i suoi figuranti vestiti a civiltà contadina ha potuto dare ancor più lustro e significato alla giornata. Grazie a tutte le amministrazioni comunali che hanno aderito col patrocinio. Personalmente mi sento di ringraziare gli amministratori del comune di Torre Pallavicina perché così come hanno creduto nell'evento della Transumanza di settembre,  così hanno fatto anche oggi. Grazie a chi ha fatto da sponsor, grazie a chi si è prodigato per preparare, grazie a chi ripulirà dopo il nostro passaggio. Sempre più orgoglioso di essere un contadino, figlio di generazioni di contadini. Oggi più che mai sono a sottolineare che sta a noi tramandare queste tradizioni alle generazioni future. Quel campanello che oggi i vostri bambini tengono tra le mani deve suonare per richiamare i ricordi di tempi passati. Quel fuoco acceso deve ardere per tutta la comunità intera. Quel momento conviviale deve continuare ad essere momento di aggregazione”.

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