Infrastrutture

Il "data center" scalda gli animi in Consiglio comunale

La minoranza porta in Aula tre interrogazioni. Stizzito il sindaco Ravanelli: "Noi il data center lo facciamo, anche se presentate 10 mila interrogazioni"

Il "data center" scalda gli animi in Consiglio comunale
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Il dibattito politico si scalda sul progetto di realizzare un "data center" all'interno del Plis della Gera d’Adda. Nervi tesi nell'ultima seduta di Consiglio comunale ad Arcene con l'Amministrazione chiamata a rispondere a tre interrogazioni sull'argomento presentate dalla minoranza. Il sindaco Roberto Ravanelli stizzito: "Noi il data center lo facciamo, anche se presentate 10 mila interrogazioni".

Il Consiglio si "scalda" sul data center

Nervi tesi in Consiglio comunale per il progetto del data center. Nella seduta di martedì scorso, l’innovation hub, che dovrebbe essere realizzato nel Plis della Gera d’Adda dalle aziende "Roncello Capital srl" ed "Expand srl" per conto del "Gruppo Vitali", è stato oggetto di tre nuove interrogazioni presentate dal gruppo di minoranza "Insieme per Arcene", che hanno scaldato gli animi del sindaco Roberto Ravanelli e della sua maggioranza. Con le prime due interrogazioni, l’opposizione chiedeva di conoscere "l’iter preciso che si intende seguire per addivenire all’autorizzazione del data center, specificando quali attori saranno coinvolti nei vari passaggi e a che titolo", e di avere ulteriori chiarimenti sul suo protocollo d’intesa, la cui stesura è stata affidata dall’Amministrazione a due professionisti esterni, l’avvocato Andrea Di Lascio e l’ingegnere Marcello Fiorina. Nello specifico, il capogruppo di minoranza Silvano Foresti e i consiglieri Fabio Ghidotti, Enrico Guarnieri e Alessio Spini hanno voluto sapere "con quale strumento il Comune intende garantire il rispetto delle condizioni del protocollo d’intesa" e "per quale motivo il privato (il Gruppo Vitali, ndr) dovrebbe rispettare gli impegni presi con il Comune" se, come sostenuto a più riprese dal primo cittadino nei mesi addietro, il protocollo stesso non sarà vincolante.

La replica del vicesindaco Vladimiro Poletto

Le prime spiegazioni sono arrivate dal vicesindaco Vladimiro Poletti.

"L’iter che si intende seguire - ha affermato in risposta alla prima interrogazione - è quello dello Sportello Unico indirizzato alla Provincia di Bergamo. Gli attori coinvolti sono: l’Amministrazione comunale, perché sicuramente dovremmo dire la nostra relativamente alla sottoscrizione del protocollo d’intesa; il soggetto privato con la stesura del progetto relativo all’iter autorizzativo tramite Sportello unico provinciale; la Provincia di Bergamo per la sua approvazione".

Riguardo al protocollo d’intesa invece, Poletti ha aggiunto che esso stabilirà quali saranno le garanzie per il Comune dal momento in cui la Provincia di Bergamo approverà la realizzazione del data center. Tali risposte però, non hanno soddisfatto appieno l’opposizione e Ravanelli, visibilmente innervosito, è intervenuto per ribadire il suo intento di portare avanti il progetto in modo estremamente trasparente e nel pieno rispetto delle leggi.

"Faremo tutto ciò che serve per il data center, senza scavalcare nessuno - ha assicurato il sindaco di Arcene -. Per ora esiste un progetto molto dettagliato che, dopo la stesura del protocollo d’intesa, verrà sottoposto alla Provincia per essere autorizzato. Il prossimo passo da compiere è la stesura del protocollo d’intesa che, come ho già detto tante altre volte, è un documento necessario, ma non sufficiente, perché diventa effettivo nel momento in cui la Provincia dà al Gruppo Vitali l’ok per costruire il data center. Solo a quel punto gli obblighi del Gruppo Vitali nei confronti del nostro Comune, stabiliti all’interno del protocollo d’intesa, diventeranno cogenti. Detto ciò, mettetevi in testa che noi il data center lo facciamo, anche se presentate 10 mila interrogazioni, con cui non fate altro che aumentare il nostro desiderio di portare avanti il progetto".

Ripristinata la calma dal segretario comunale Mariarosa Armanni, Ravanelli ha poi risposto all’ultima interrogazione, con cui "Insieme per Arcene" lo invitava a fornire maggiori dettagli in merito alla dichiarazione rilasciata alla nostra redazione lo scorso 10 gennaio, nella quale diceva che "Il SUAP per l’approvazione del data center comporta un progetto estremamente dettagliato che esclude qualsiasi differente destinazione dell’area, salvo un altro procedimento autorizzativo".

"Con la formulazione “Salvo un altro procedimento autorizzativo” - ha spiegato il primo cittadino - si intendeva che se l'investitore volesse insediare un’attività differente dovrebbe presentare un progetto specifico per quell’attività, che dovrebbe poi essere approvato".

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