Educazione

Giornata nazionale contro il bullismo: Crepet incontra le scuole

L'Ufficio scolastico lancia un'iniziativa: fino al 31 marzo raccoglierà racconti, immagini, prodotti multimediali, "affinché il contrasto al bullismo non sia un giorno, ma un laboratorio di vita".

Giornata nazionale contro il bullismo: Crepet incontra le scuole
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di Maria Nicoletta Sudati, Garante dell'Infanzia - Comune di Treviglio

Oggi, 7 febbraio 2022, era la Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, il noto psichiatra Paolo Crepet per l’occasione ha tenuto una conferenza on line a docenti e studenti di più di 300 scuole medie e superiori bergamasche.

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Crepet parla a trecento scuole medie e superiori bergamasche

L’iniziativa è stata promossa dall’Ufficio scolastico provinciale, dalla Provincia di Bergamo, dalla Consulta degli studenti e dai Comitati e associazioni dei genitori. Dopo l’introduzione del Dirigente dell’A.T. di Bergamo prof. Cubelli, del prof. Vezzoli Dirigente dell’Istituto Belotti (capofila provinciale delle scuole in rete) e della Consigliera provinciale con delega alle Politiche sociali Russo, prima della conferenza, uno studente della Consulta ha riportato l’esperienza dolorosa di un giovane vittima di bullismo.

“Abbracciare la vita”

Crepet ha portato la sua visione della tematica, con suggerimenti per gli operatori della scuola, le famiglie, gli studenti, e ha risposto alle domande delle scuole poste tramite i due giovani Samuele e Andrea della Consulta. Con il suo consueto piglio diretto e chiaro, Crepet ha invitato i giovani ad abbracciare la vita, quella intera delle persone che si incontrano al bar, al teatro, al cinema, quella fatta di rapporti reali tra la gente, quella che fa conoscere il dolore, la fatica e fa comprendere che non tutto è facile e lineare, che occorre aver la volontà di inventarsela la vita, quella propria e della propria passione e non quella scelta dai genitori.

La lezione della pandemia

Il professore ha sottolineato che se c’è una lezione che proviene dalla pandemia (oltre a quella della sofferenza e della morte di tanti cari) è che da soli non si può stare, la solitudine è una falsità contro l’umanità poiché si è esseri sociali; un pianista compone certo in solitudine, ma poi fa sentire il suo brano a un amico, un critico, un pubblico. Secondo Crepet, si è creduto che la scuola in DAD fosse la risoluzione a un problema, ma si è rivelata una follia. Il compito della scuola è educare, non solo istruire, per quello basta la tecnologia, fino ad arrivare a quella assurda della Corea con bambini di 300 scuole elementari a lezione da robottini alti di 25 centimetri. Per Crepet la scuola è stare insieme. E la chiusura delle scuole ha contribuito a un aumento dei gesti di aggressività da parte di molti giovani. E non a caso, poiché anche l’etologia ha spiegato cosa succede dopo una clausura anche di un animale.

Genitori, non amici

Quello di Crepet è un inno all’esperienza educativa, costruita da genitori capitani e non amici dei figli, da insegnanti che consentono agli studenti la narrazione del sé e non si accontentano di una scuola che chiede solo di ripetere come un copia-incolla.
Il professore ha rivolto un invito fiducioso ai giovani perché abbiano uno scatto di orgoglio e di dignità, affinché non si fermino alle lagnanze, ma capiscano che il mondo ha bisogno di loro, della loro inventiva, del loro impegno, del merito e che la vita non può avvenire senza leggere un libro. E che è bello innamorarsi di una ragazza al tavolo di un bar, una ragazza reale non quella di una foto ritoccata sui social, poiché anche la seduzione è faticosa e occorre essere esperti, empatici, gentili, non ripetitori impotenti.

Tecnologia e rapporti umani

Se si abitua un bambino di 6 anni alla tecnologia penserà che il mondo sia la tecnologia. Ma come diceva proprio Steve Jobs “la creatività è nella caffetteria”. E’ lì che si incontrano le idee, è lì che si possono rubare e rinnovare. La conoscenza avviene con gli scambi, l’innovazione avviene con la capacità di copiare e far meglio, nelle università, nelle biblioteche, nei teatri. Picasso conosceva le forme dell’arte africana, ma l’ha ricreata generando il cubismo. L’invito di Crepet ai giovani è quello di fare domande, di essere curiosi, poiché solo il presuntuoso non ne pone. Basta a sé, è incapace di empatia, usa le mani perché incapace di desideri, è senza idee e passioni. Così il bullo, un impotente, un frustrato senza progetti.

La calma rivoluzionaria

Che fare? Se si risponde alla violenza con la violenza non si vince. La calma invece, risponde Crepet, è rivoluzionaria, ma questo non significa stare zitti e seduti. E’ capacità di ragionare e rispettare. Ma il rispetto si educa. Nel film “L’attimo fuggente” c’è un meraviglioso esempio di capitano, di guida, c’è un confronto tra generazioni, ma è l’adulto che dà la regola e che seduce, ti appassiona, ti insegna ad essere “per” gli altri e non “contro” gli altri, come invece fa il bullo. Occorre ritrovare il coraggio di punire, avere pratiche di severità e autorevolezza che non significa però la “galera”. E’ invece un servizio utile alla società. Bastano due giorni in un reparto di pediatria oncologica dove si vede la sofferenza, dove vedi una madre disperata. Lì impari l’empatia, niente a che vedere con la tracotanza. Non sospensione dalle lezioni per il bullo, ma la pulizia di un cortile per capire cosa significhi fare per gli altri.

Un’età inquieta

Crepet dice: l’adolescenza è un’età inquieta, e questo è magnifico. Ma occorre anche ascoltare la narrazione dei ragazzi. Importanti sono le persone, le loro storie e non le diagnosi. Crepet riporta il pensiero del grande neuropsichiatra infantile Giovanni Bollea che diceva: “in età evolutiva nulla è individuale”. Dietro, spiega Crepet, c’è sempre una storia da conoscere, una famiglia, una comunità. Ma per far questo ci vuole il tempo anche nella scuola, che deve essere anche un luogo gioioso, dove poter far due chiacchiere col professore che ti capisce, ti ascolta, anche se non ti assolve. Combattere il bullismo non avviene con lezioni e con slide. C’è sempre bisogno di un’esperienza, ha concluso il professore.

Un appello agli studenti sul cyberbullismo

A fine mattinata c’è stato l’invito alle scuole da parte della dott.ssa Fontana dell’Ufficio scolastico a elaborare fino al 31 marzo racconti, immagini, prodotti multimediali, affinché il contrasto al bullismo non sia un giorno, ma un laboratorio di vita. Lo spunto per le riflessioni sarà a partire dal testo del “Manifesto socialamici”. Gli elaborati vanno inviati a contrastobullismo@isbelotti.it; quelli ritenuti più significativi verranno inoltrati al Servizio Politiche Sociali della Provincia di Bergamo ed esposti in uno spazio dedicato.

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