Famarà Jammih, dal Gambia alla Romanese: un sogno che prende forma
Due anni fa scappava dalla povertà, oggi esordisce in prima squadra. La storia di un giovane richiedente asilo che grazie al calcio e all’accoglienza ha ritrovato speranza.

Due anni fa scappava dalla povertà, oggi esordisce in prima squadra. La storia di un giovane richiedente asilo che grazie al calcio e all’accoglienza ha ritrovato speranza.
Il viaggio della speranza
Famarà Jammih ha solo vent’anni, ma la sua vita ha già il peso di un romanzo. Due anni fa lasciava il Gambia, uno dei Paesi più poveri al mondo, attraversando Senegal, Mali, Algeria e Tunisia. Poi il mare, il barcone, e l’arrivo a Lampedusa e poi Romano. La fuga dalla povertà, dal futuro negato, per inseguire un sogno: "Fare il calciatore".
L’accoglienza che cambia il destino
A Romano Famarà viene accolto nel centro dell’ex Hotel La Rocca. Qui si ambienta in fretta: trova un lavoro stagionale e nuovi amici. Ma soprattutto, grazie alla decisione del Comune di concedere la residenza agli ospiti del centro, può ottenere i documenti e tesserarsi con la Calcistica Romanese. La passione per il pallone, nata sui campi di terra del suo villaggio, torna a essere protagonista.
Il sogno che prende forma
La sua è una storia di speranza concreta, che dimostra quanto possano fare le opportunità, quando si incrociano con il talento e la voglia di riscatto. Dopo le ottime prestazioni con l’Under 19, arriva l’esordio in prima squadra.
“Voglio diventare un calciatore professionista – dice Famarà – e ripagare la fiducia che mi è stata data. Qui ho trovato una nuova famiglia”.
Leggi l'intervista integrale su Romanoweek in edicola venerdì.