"Da bambino vidi un carabiniere morire e decisi che avrei indossato anch’io la divisa"
Nel 1978 la rapina di Capralba, finita nel sangue. Oggi il brigadiere capo Fulvio Brevi è Cavaliere al merito della Repubblica

Da bambino assistette all'atroce uccisione di un carabiniere, durante una rapina a Capralba. In quel momento decise che avrebbe a sua volta dedicato la sua vita all'Arma e alla tutela dei più deboli. E oggi, quasi mezzo secolo più tardi, Fulvio Brevi, brigadiere capo qualifica speciale dell’Arma dei carabinieri residente a Cologno al Serio, è stato nominato Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.
Fulvio Brevi Cavaliere della Repubblica
Una brillante carriera quella del militare originario di Capralba ma colognese d’adozione dal 1992, costellata di riconoscimenti e senza un giorno di malattia all’attivo, ora degnamente coronata dall’alta onorificenza concessa dal Presidente della Repubblica lo scorso 27 dicembre 2024, ma pubblicata sulla Gazzetta ufficiale solo nei giorni scorsi. Eppure l’idea di indossare la divisa è nata dopo un terribile fatto di sangue che turbò profondamente quello che allora era solo un bambino di 11 anni.
Una storia che sembra emergere dalle pagine di un romanzo, che mostra come anche dal peggior incubo può nascere un sogno da coltivare e da raggiungere. Figlio di una famiglia di agricoltori residente nel piccolo paese dell’Alto cremasco, Brevi non immaginava nemmeno lontanamente che avrebbe intrapreso la strada che poi ha imboccato e che oggi gli ha permesso di ottenere un’onorificenza così prestigiosa.
"L’onorificenza un po’ me l’aspettavo perché in 38 anni di carriera ho ricevuto diversi riconoscimenti ma certo quando mi è arrivata è stata una forte emozione - ha raccontato - ero stato contattato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel novembre 2023, poi non ho saputo più nulla e non ci pensavo più. Le motivazioni saranno rese note il prossimo 2 Giugno, festa della Repubblica, quando mi verrà conferita ufficialmente. La dedico a mia madre, venuta a mancare il 30 novembre 2023, perché lei non voleva che io facessi il carabiniere, aveva paura per me, soprattutto negli anni in cui ho prestato servizio a Milano, a Quarto Oggiaro, e dopo l’attentato nel 1987 quando lanciarono una bomba all’interno della caserma di via Mambretti 32 dov’ero piantone. Avrebbe voluto che restassi nella nostra cascina con i miei fratelli a portare avanti l’attività di famiglia".
E forse alla fine sarebbe andata così, chissà, se non ci fosse stato uno spartiacque nella sua vita.
La rapina a Capralba e la morte di Di Rauso
La maledetta mattina del 4 aprile 1978, in un conflitto a fuoco scatenatosi dopo una rapina alla banca di Capralba, perse la vita il vicebrigadiere Gaetano Di Rauso, ferito a morte da un colpo esploso da uno dei tre malviventi di Romano, che poi verranno assicurati alla Giustizia.
"Ero a scuola con i miei compagni quando all’improvviso si sentirono alcuni spari e delle urla, così il bidello chiuse il portone - ha raccontato - io, che ero abituato a saltare dalle balle di fieno nella mia cascina di Campisico di Sotto, non ci pensai due volte a lanciarmi giù dalla finestra, un balzo di qualche metro, per andare a vedere cosa stesse succedendo, divorato dalla curiosità. Lì per lì nessuno se ne accorse e arrivai davanti alla banca, infilandomi nella cabina telefonica che c’era allora. Davanti ai miei occhi una scena agghiacciante: il corpo del vicebrigadiere disteso sul marciapiede senza vita, e uno dei rapinatori che prima di darsi alla fuga gli diede una scarpata in faccia. Una volta uscito lo vidi in un lago di sangue, ricordo che rimasi parecchio sconvolto e mi portai dentro quell’episodio per molto tempo, ma è stato proprio in quel frangente che decisi che avrei seguito la sua strada. A riportarmi a casa furono poi i carabinieri, e mio padre prese il forcone. Ho rischiato una sospensione di tre giorni da scuola".
Dopo le medie una breve esperienza come meccanico e fabbro, ma in testa un chiodo fisso: fare il carabiniere. E così è stato.
"A 17 anni ho fatto domanda e ho preso servizio come carabiniere ausiliario nel 1987 a Milano - ha concluso - ho frequentato scuole militari e mi sono diplomato perito meccanico alle scuole serali. Il primo agosto mi congederò con il grado di maresciallo. Non mi sono mai pentito della scelta che ho fatto da bambino, era il lavoro che dovevo fare".
Da anni Brevi, sposato e padre di tre figli, è anche impegnato in modo attivo nel campo del volontariato, in particolare nella raccolta e distribuzione di materiale per soccorso in caso di calamità naturali e generi alimentari da destinare a comunità bisognose. Attività per le quali ha guadagnato altri importanti riconoscimenti.