Così rinascerà l'ex Linificio di Fara
Un mega progetto da 90 milioni per un progetto di rigenerazione urbana che il paese attende da decenni. "Categoricamente escluse le eventualità di realizzarvi una logistica o un centro commerciale"
Ex linificio di Fara d'Adda, presentato al Comune un maxi-progetto di massima per il recupero dell’intera area, che presto sarà inserita nel bando di attrazione di investimenti internazionali da parte di Regione Lombardia. L’operazione è di quelle da lasciare a bocca aperta e, pur ancora passibile di stravolgimenti nel corso dell’iter di progettazione, potrebbe concretizzarsi da qui a cinque anni. Ospiterà negozi, laboratori, bar, ristoranti e residenze, anche per anziani, per un progetto di rigenerazione urbana senza precedenti nella Geradadda che ridarà vita ad una struttura caratterizzata da importanti e splendide architetture di archeologia industriale, riscoperte recentemente anche dal Fondo ambiente Italiano.
Rinasce l'ex Linificio di Fara d'Adda
Con un investimento tra gli 80 e i 90 milioni di euro, consentirà di rispettare l’archeologia industriale del sito e recuperarlo completamente attraverso un mix di funzioni: produttivo, servizi, residenziale.
"Innanzitutto ci preme evidenziare che questo non è un progetto esecutivo, ma un’idea di base relativamente a cosa si potrebbe realizzare nell’area a seguito del bando regionale e dei finanziamenti privati che questo potrebbe portare. E’ una premessa importante, non vogliamo che qualcuno possa pensare che i lavori siano imminenti" spiega Maurizio Cornale, l’Amministratore delegato dell’azienda proprietaria dell’area, «Immobili e Partecipazioni srl». L’architetto progettista è invece Paolo Piccinini, con studio a Prato.
Dove si trova l'ex Linificio
La grande struttura si trova a ovest dell'abitato, lungo il fiume, e a ridosso del centro storico.
Così il progettista Piccinini, in un'intervista pubblicata sul Giornale di Treviglio in edicola da venerdì 24 marzo.
Di che tipo di proposta stiamo parlando?
"Si tratta di una proposta preliminare di riqualificazione dell’intera area, con l’obiettivo di recuperarne quanta più possibile. Il complesso è di indubbio valore di archeologia industriale, perché ancora omogeneo alla costruzione di fine ‘800 e conservato complessivamente in buono stato: per questo si è cercato di costruire una serie di possibili destinazioni d’uso e riconversioni che tengano conto di ciò puntando al massimo recupero possibile. E' previsto un flessibile mix di funzioni, con strutture per l’istruzione e/o la formazione, laboratori di ricerca e sviluppo, laboratori di produzione artigianale, spazi di lavoro condiviso (co-working), piccoli uffici privati, spazi espositivi (show room aziendali, gallerie d’arte, esposizioni temporanee), spazi per eventi promozionali e convegni, negozi, bar e ristoranti, mercato settimanale e mercatini all’aperto, palestre e circoli sportivi, strutture ricettive (B&B, bike-hotel, ostelli), residenze per anziani e/o foresterie, area residenziale. Categoricamente escluse, invece, le eventualità di realizzarvi una logistica o un centro commerciale".
Cosa sarà della fabbrica originaria?
Teniamo molto a conservare l’idea originaria della fabbrica, perché è molto bella: l’archeologia industriale è un valore importante, e sarebbe un peccato perdere un edificio che ha fatto la storia di Fara e della sua comunità. Il successo della nostra iniziativa si misurerà proprio nel trovare relazioni col contesto del paese, attraverso compenetrazioni di funzioni di attrazione superiore (Milano, per esempio), ma anche mantenendo le relazioni con la cittadina, auspicate anche dall’Amministrazione comunale.
Quali sono le tempistiche e i costi previsti?
Il primo passaggio ora è che Regione Lombardia inserisca l’area nel proprio portale "Invest in Lombardy". L’anno prossimo, poi, speriamo di essere selezionati dall’istituto del commercio estero nell’ambito del programma nazionale di progetti esposti al salone internazionale degli investimenti immobiliari, che si è appena tenuto a Cannes. Per il resto, occorrerà circa un anno perché venga perfezionato il piano delle regole: da lì si potrebbe presentare il piano attuativo, che nel 2025 potrebbe ricevere il permesso a costruire, facendo così partire i lavori. Direi che complessivamente da qui a cinque anni potrebbe iniziare a vedersi un recupero graduale, che avrebbe l’ulteriore vantaggio di un minor impatto sul conto economico dell’operazione, ancora molto variabile a seconda di che piega prenderà il progetto, ma stimato attorno ai 90 milioni di euro. L’augurio, in ogni caso, è che l’iter possa procedere senza intoppi perché è nostro interesse, indipendentemente dal valore dell’immobile, perseguire quanto prima una riqualificazione e rimettere l’area a disposizione della comunità di Fara.
Leggi l'intervista completa sul Giornale di Treviglio in edicola