Memoria

Caravaggio ricorda le vittime del Covid

Tre cerimonie in città e frazioni, durante le quali sono stati messi a dimora 25 alberi, tra ippocastani e cipressi

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Alberi in memoria di chi non ce l’ha fatta. In occasione della "Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid-19" l’Amministrazione comunale di Caravaggio ha messo a dimora dieci di ippocastani e 25 cipressi tra città e frazioni.

Il ricordo delle vittime del Covid sempre vivo

Una mattinata intensa, quella di oggi, martedì 18 marzo, non solo perché il ricordo di chi non c’è più e degli anni bui della pandemia ha toccato il cuore dei presenti, ma anche perché la delegazione comunale guidata dal sindaco, accompagnata da alcuni operai, ha fatto tappa nella chiesa parrocchiale dei santi Fermo e Rustico per assistere a una messa di commemorazione, lungo il viale e nei cimiteri delle frazioni per piantumare degli alberi e in serata ha preso parte a un’altra messa nella Parrocchiale di Masano.

"Il ricordo delle persone che la pandemia ha strappato al nostro affetto vivrà nelle fronde degli alberi che piantumeremo nei prossimi giorni - aveva sottolineato il sindaco Claudio Bolandrini invitando la cittadinanza a partecipare - e avrà radici profonde nella comunità solidale raccolta in preghiera".

Messi a dimora nuovi alberi

"Caravaggio ricorda i concittadini deceduti durante la pandemia piantando degli alberi - ha detto il primo cittadino mentre gli operai armati di escavatore e badili mettevano a dimora uno dei dieci ippocastani lungo il viale Papa Giovanni XXIII, andando a sostituire quelli morti - un gesto semplice che però richiama la speranza e il desiderio di non dimenticare quanti ci hanno lasciato in quei giorni, un gesto con cui rinnoviamo il nostro affetto ai familiari che in quei terribili momenti non hanno potuto accompagnare negli ospedali i loro cari e poi per l’estremo saluto, come avrebbero voluto".

Terminata la cerimonia in città, la delegazione si è spostata al cimitero di Masano, per piantumare 15 cipressi, e poi in quello di Vidalengo, per metterne a dimora dieci.

"Sono luoghi simbolo, identitari, molto sentiti dalle nostre comunità - ha concluso - Ricordo la solitudine, il senso di smarrimento durante la pandemia. Eravamo stranieri nella nostra Caravaggio, con la comunità costretta a vivere in casa a causa del lock down".

Non ha però dimenticato anche i gesti di amicizia e solidarietà che hanno brillato come perle in mezzo alla sofferenza.

"Ricordo le prime cinquemila mascherine arrivate grazie alla generosità di un concittadino cinese - ha concluso - e di farne arrivare insieme ad altri presidi di sicurezza e strumentazioni ai Comune dell’ambito attraverso un amico russo che porterò sempre nel cuore. La responsabilità, la collaborazione e l’altruismo devono essere mantenuti e ricordati, solo in queste trovo un senso alla tragedia avvenuta che ancora, sia a livello personale che collettivo, suscita grande dolore. Il nostro gesto ha un potere educativo forte e contribuisce a salvaguardare con la cura del territorio la memoria, che riteniamo fondamentale".

 

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