Inchiesta

Asili nido, esplodono le liste d'attesa: il punto Comune per Comune

Gli obiettivi europei sulla diffusione di un servizio essenziale al rilancio della natalità sono ancora lontani. Ma Treviglio si salva

Asili nido, esplodono le liste d'attesa: il punto Comune per Comune
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La buona notizia è che lentamente, molto lentamente, la situazione sta migliorando. La cattiva è che gli obiettivi europei per una più capillare e funzionale presenza di asili nido anche nei centri più piccoli e rurali sono ancora molto distanti. Anche nella Bassa bergamasca. Eppure, quello degli asili nido è ormai un vero e proprio servizio essenziale, oltre che strategico: diversi studi confermano che è proprio la disponibilità di posti al nido a prezzi accessibili a rendere meno gravosa, soprattutto per le donne lavoratrici, la scelta di mettere al mondo un figlio. In Francia, ad esempio, si registra il tasso di natalità più alto d’Europa: 1,83 figli per donna. L’Italia è ferma a 1,2. Oltralpe il 57% dei bambini sotto i 3 anni frequenta l’asilo nido e l’occupazione femminile a tempo pieno è al 42%, superiore alla media europea, e ben più alta rispetto al 31% italiano.

I dati nazionali e locali sulla presenza di asili nido

Insomma: se risollevare la natalità e colmare il gender-gap nel mondo del lavoro è l’obiettivo, passare dal potenziamento dell’offerta dei nidi è un’esigenza pressante. Oltre che, evidentemente, un business decisamente importante, se è vero che non c’è quasi asilo nido nella Bassa bergamasca che non abbia liste d’attesa occupate, talvolta persino da bambini non ancora venuti al mondo. Anche i costi, inevitabilmente, si sono del resto gonfiati a dismisura negli ultimi due anni, sorretti da un lato dall’inflazione e dall’altro dall’inevitabile dinamica della domanda-offerta.

Ma come stanno le cose nella nostra zona? L’apertura di sempre più numerosi «nidi in famiglia» (piccole strutture a gestione strettamente familiare), e un certo dinamismo di aperture e chiusure, rende piuttosto difficile tracciare un quadro veramente esatto. Il dato di fondo, confermato dalla maggior parte degli amministratori locali e anche da diversi gestori, è tuttavia chiaro: mancano davvero parecchi posti, soprattutto nei centri più piccoli.

A livello locale Regione Lombardia rende disponibili online i dati relativi ai posti disponibili in ogni asilo nido e in ogni "micronido" del territorio (s’intende, per micronido, asili nido con un numero massimo di dieci bambini). In questa pagina li abbiamo sommati, Comune per Comune, e poi rapportato il totale al numero di bambini residenti tra 0 e 2 anni di età, così da verificare a che punto siamo e quanto siano lontani gli obiettivi europei. Dal conteggio abbiamo escluso soltanto i «nidi in famiglia»: non che non svolgano egregiamente la loro funzione, ma si tratta appunto di servizi «integrativi». La stessa Regione Lombardia, infatti, prescrive ai soli nidi e micronidi il compito di assicurare il servizio «in forma continuativa attraverso personale qualificato», mentre i nidi in famiglia, pur preziosi, seguono spesso modelli organizzativi meno rigidi, non dovrebbero avere fini di lucro e possono ospitare in ogni caso un massimo di 5 utenti.

Treviglio è messa molto bene

Non sono pochi i Comuni che hanno già raggiunto o superato gli obiettivi richiesti dall’Ue, ma per contro in moltissimi piccoli centri periferici il servizio semplicemente non esiste, così da abbassare significativamente la media reale del territorio e costringendo molte famiglie a iscrivere i propri figli a nidi dei Comuni vicini.

Territorialmente, ancora una volta, anche la distribuzione dei servizi sul territorio non è uniforme. Se il Trevigliese e la Geradadda, complessivamente, offrono asili nido abbastanza capillari, la situazione diventa decisamente più complessa in zone più rurali quali i piccoli comuni dell’Alto cremasco e nella Calciana, dove in molti paesi semplicemente non ci sono asili nido.

Stando ai dati pubblicati da Regione e aggiornati al 31 marzo di quest’anno, a raggiungere o superare l’obiettivo UE del 2030 sono al momento Pandino, Spino d’Adda, Vailate e Martinengo, tutti sopra i 45 posti autorizzati per 100 bambini sotto i tre anni. Anche Treviglio, complice il calo della natalità, è a un passo dall’obiettivo: sono 269 i posti autorizzati per 625 residenti, circa il 43%. Meno bene Crema (30%). Restando nei centri più grandi, Caravaggio si colloca attorno al 22% di copertura, abbastanza indietro, sebbene sia in cantiere un grosso progetto collegato al Pnrr. Idem a Rivolta d’Adda (22%), Fara d’Adda (20%), Romano di Lombardia, Calcio (18%) e Verdellino (13%).

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