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Anffas Crema, la casa di "Io abito" apre le porte

La sua inaugurazione, fissata per sabato 11 dicembre chiude i festeggiamenti per il cinquantesimo anno di fondazione.

Anffas Crema, la casa di "Io abito" apre le porte
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L’albero di Natale acceso, il presepe addobbato a dovere, il caffè quasi pronto. Io abito, la residenza di Anffas Crema per la vita indipendente
di persone con disabilità situata in viale Santa Maria della Croce è pronta a presentarsi alla città. La sua inaugurazione, fissata per sabato 11 dicembre dalle 14.30 alle 18.30, chiude i festeggiamenti organizzati dalla sede cremasca per il cinquantesimo anno di fondazione, dopo Polentanffas d’asporto ed il convegno creato per riflettere sul passato, il presente ed il futuro della realtà.

Sabato s'inaugura "Io abito"

"Per ragioni di sicurezza, abbiamo deciso di limitare l’accesso all’inaugurazione ai nostri soci, alle nostre famiglie, alle imprese e ai fornitori di servizi che ci hanno consentito di dare forma a questo sogno e alle istituzioni, che saremo pronti ad accogliere anche in un secondo momento - ha commentato la presidente di Anffas Crema Daniela Martinenghi - Il progetto è ancora in fase di avvio e vogliamo che sia prima di tutto chiaro nei suoi intenti proprio alle famiglie delle persone con disabilità. Questa casa è un’opportunità per tutte le persone che l’abiteranno. Un’occasione per costruire un percorso individualizzato e personalizzato, che consentirà a ciascuno di vivere la propria città, il proprio contesto di appartenenza”.

Una soluzione per il "Dopo di noi"

Anffas Crema Io Abito
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"Io abito" dà attuazione al diritto alla vita indipendente statuito dall’articolo 19 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità e fornisce una soluzione alla delicata tematica del "Dopo di noi", disciplinata dalla legge 112/2016. Realizzata con il contributo di Fondazione Cariplo, la casa si compone di quattro camere, servizi accessibili ed un ambiente unico adibito a salotto e cucina. È un esempio concreto
di sinergia e di impegno comunitario fattivo da parte di istituzioni, famiglie, soci, donatori, ditte e professionisti vari: ciascuno con generosità ha messo a disposizione risorse a diversi livelli, concorrendo a riconoscere dignità al diritto all’autodeterminazione propria di ogni essere umano.

“L’obiettivo – spiega lapedagogista Barbara Bergamaschi, coordinatrice dei progetti di vita indipendente – è abbattere qualsiasi barriera, non solo architettonica. Fare in modo che ciascuno possa essere ascoltato e valorizzato. Possa decidere dove e con chi vivere”.

Supporto e percorsi ai autonomia

Attualmente abitata in maniera stabile da una persona, la casa potrà ospitare fino a cinque ospiti con disabilità plurime. Le persone possono  contare ogni giorno sul supporto di un’assistente familiare e su percorsi personalizzati per costruire o consolidare le autonomie.

“Ad oggi sono già avviati alcuni progetti di parziale domiciliarità, unitamente a percorsi di palestra di vita il più possibile autonoma. Perché vita autonoma non significa fare tutto da soli, ma diventare grandi con i giusti sostegni. L’intento non è solo quello di lavorare sulle relazioni all’interno della casa, ma di favorire i legami anche con il territorio, affinché ciascuno possa sentirsi parte attiva di una città”.

 

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