Cultura

Alla riscoperta dei fratelli Galliari: la proposta di sinergia del sindaco Beatrice Bolandrini

Dopo aver fatto da relatrice a un convegno sui fratelli Galliari, Beatrice Bolandrini vuole promuoverne la conoscenza sul territorio.

Alla riscoperta dei fratelli Galliari: la proposta di sinergia del sindaco Beatrice Bolandrini
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Alla riscoperta dei fratelli Galliari: il sindaco di Brignano, nonché storica dell'arte da anni impegnata in una collaborazione con l'università dell'Insubria, Beatrice Bolandrini ha lanciato la proposta di fare rete per promuovere gli svariati affreschi realizzati dai fratelli Galliari tra Bassa e cremasco.

L'idea dopo il restauro di San Bernardino

Come spiegato dalla stessa Bolandrini, l'idea di una promozione di più ampio respiro è nata dopo il restauro del retrocoro di San Bernardino, realizzato nel '700 proprio dai Galliari.

"Settimana scorsa ho preso parte come relatrice al settimo convegno internazionale tenutosi a Varese - ha raccontato Beatrice - Dal momento che da anni faccio parte di un team che studia l'architettura dipinta in tutta Italia, ho dichiarato in quell'occasione che con il beneplacito del sindaco mi piacerebbe organizzare un tour "galliaresco", perché abbiamo traccia dell'operato di questi artisti a Brignano all'interno di Palazzo Visconti, nella basilica di Treviglio e anche a Crema, oltre che in un edificio privato di Arzago e a Bollate".

Fabrizio, Bernardino e Giovanni Antonio Galliari

Fabrizio, Bernardino e Giovanni Antonio Galliari sono tre fratelli di natali biellesi vissuti nel '700: figli d'arte, già il loro padre, Giovanni, operò a Crema nel 1703. I suoi tre figli, dopo aver lavorato per diversi anni a Milano, furono introdotti da Giorgio Clerici e dall'architetto Ruggeri presso i Visconti di Brignano, per i quali lavorarono. Successivamente si trasferirono stabilmente a Treviglio, dove ancora oggi è possibile vedere la loro abitazione, a pochi metri dalla basilica.

"Da quanto sappiamo Fabrizio Galliari è morto proprio a Treviglio nel 1790, lasciando all'interno del proprio testamento la volontà che venissero ultimati i lavori all'interno della basilica - racconta Bolandrini, che ne ha studiato la vita e l'operato artistico -  I fratelli Galliari sono figure importanti nel panorama artistici nostrano dell'epoca: hanno avuto anche un ruolo importante come scenografi sia alla scala di Milano che a Torino, e la loro è stata una sorta di ditta familiare, perché avevano un architetto, uno scenografo e, a seconda del cantiere, diversi figuristi cui affidavano le varie decorazioni. A Brignano si affidarono per esempio a Cucchi, a Caravaggio e Treviglio, invece, a Federico Ferrario".

Se la prima monografia sui tre fratelli risale a soli 60 anni fa ad opera di Rossana Bossaglia (pioniera nello studio degli artisti lombardi e piemontesi), ancora oggi l'artistica lombarda risulta poco studiata e manca, nello specifico, una ricostruzione filologica dei cantieri seguiti dai Galliari, che hanno lavorato, tra le altre cose, anche alla cupola di Sant’Andrea di Sforzatica, frazione di Dalmine.

L'idea di un percorso "galliaresco" di Bolandrini

Proprio da questa scarsa conoscenza dell'operato dei Galliari ha preso piede l'idea di Beatrice Bolandrini, riportata negli anni del convegno di Varese:

"L’idea del percorso, condivisa con mio fratello Claudio (sindaco anche lui a Caravaggio, ndr) e partita con quello spunto del restauro avvenuto al retrocoro di San Bernardino, è stata per ora condivisa con il Fai e consiste nella volontà di mettere all'interno di una rete le opere dei Galliari delle nostre zone progettando per la primavera di poter aprire tutti i cantieri con le loro opere. Con Monsignor Donghi si è parlato della possibilità di organizzare visite ad hoc su questo tema, perché dei Galliari sono le tre finte cupole della basilica trevigliese. Ci sono poi il retrocoro e gli affreschi di San Bernardino, parte del Palazzo Visconti in capo alla Rea Dalmine (proprietaria della parte privata dell'immobile, ndr), e molto altro. Attualmente si sta cercando di imbastire il progetto: c'è un accordo di programma tra Comuni e chiese coinvolte - spiega sempre Bolandrini - L'idea è quella di partire con chi già vuole aderire e man mano allargare il coinvolgimento, senza pestare i piedi a chi già ha fatto mostre al riguardo, ma solo dando un respiro ampio e inquadrando i personaggi in tutti i posti dove hanno lavorato per favorire confronti e mettere in dialogo le opere con le loro peculiarità".

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