Treviglio

Addio a Dario Ciocca, una vita per il lavoro e per il pallone

E' stato un promettente portiere della Trevigliese, poi smise a causa di un grave infortunio

Addio a Dario Ciocca, una vita per il lavoro e per il pallone
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Una immensa passione per il calcio e una grande abnegazione per il suo lavoro. Questo era in sintesi Dario Ciocca, trevigliese scomparso nei giorni scorsi all’età di 84 anni (avrebbe festeggiato il compleanno il prossimo Natale).

Dario Ciocca (nella foto di copertina è il secondo accosciato da sinistra)

Addio a Dario Ciocca

Un personaggio molto noto per chi da sempre segue le vicende della Trevigliese. Ciocca, infatti, alla fine degli anni Cinquanta era il portiere del Cst, che all’epoca si chiamava "Semenza", dal nome del presidente dell’epoca, che era il titolare della storica boutique di piazza Garibaldi, all’angolo con via San Martino. Era la formazione da cui nacque lo zoccolo duro che nel giro di un decennio portò al periodo d'oro del Cst, con i fasti della Serie C. Anni che purtroppo non videro come protagonista Ciocca, vittima qualche anno prima di un grave infortunio al braccio che ne pregiudicò il proseguo di carriera. Il suo nome rimase comunque sulle bocche dei tifosi biancoazzurri che ne apprezzavano l’ecletticità tra i pali, nonostante non fosse un gigante di statura.

Un trevigliese doc

Classe 1938, era il primo di cinque figli maschi di Alfredo e Stefana. Era nato a Cherasco, in provincia di Cuneo, dove il padre, trevigliese doc, era militare nella caserma locale. La famiglia tornò poi a Treviglio, dove Dario Ciocca crebbe in vicolo Manetti, la stradina che oggi collega via Verga con i portici di via Matteotti. A pochi metri di distanza, all’osteria "Tre Gobbi" (dove oggi c’è il negozio di abbigliamento "La Miniera") conobbe Annarosa Ciocca, che sposò nel 1964 e da cui ebbe due figli.

Grande attaccamento al lavoro

Oltre alla passione per il calcio, Dario Ciocca era noto per la sua etica al lavoro. Mentre lavorava per la "Galbani" a Melzo, si diplomò ragioniere ai corsi serali a Milano. Un traguardo frutto di immensi sacrifici e proprio per questo ne andava molto fiero. Poi il trasferimento alla "Clerici" di Trezzo sull’Adda. Un attaccamento al lavoro che lo ha contraddistinto sino agli ultimi giorni di vita. Una delle sue ultime frasi, in un momento di lucidità è infatti stata "Non ho chiuso la contabilità del 2023".

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