Pedagogia e natura

A Pagazzano l'orto collettivo per unire le generazioni

Intervista al pedagogista caravaggino Stefano De Vecchi, ideatore del progetto realizzato all'interno dell'oratorio

A Pagazzano l'orto collettivo per unire le generazioni
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L’orto collettivo conquista Pagazzano: oltre quaranta bambini – con relativi nonni o genitori – aderiscono all’iniziativa del pedagogista caravaggino Stefano De Vecchi.

L'orto collettivo di Pagazzano

A spiegare nel dettaglio quello che sarà fatto a partire da fine mese e per tutta l’estate all’interno dell’oratorio di Pagazzano è il suo stesso ideatore, De Vecchi.

"Sono laureato in Scienze dell’Educazione e della Formazione, ho esperienza in comunità minorili e anche come docente e tutor per adolescenti – si è presentato l’esperto 45enne – L’idea di un orto collettivo mi è venuta nel 2014, quando ho iniziato a sperimentare quest’attività nel mio piccolo con mia figlia Martina: ho preso un vaso, della terra e dei semi e insieme a lei abbiamo tenuto un piccolissimo orto sul balcone di casa. L’idea le è piaciuta moltissimo e l’abbiamo mantenuta negli anni".

Due anni dopo, il progetto è sfociato nella stesura di un libro, ormai prossimo alla pubblicazione, in cui lo stesso De Vecchi parla degli orti della propria vita e dell’importanza della semina.

Il progetto con l'oratorio

"Quella che ho proposto a don Giuseppe Delprato l’estate scorsa, invece, è un’idea più ampia, che prevede la divisione di un’area all’interno della recinzione dell’oratorio da assegnare ai partecipanti. Non ci aspettavamo certo che fossero oltre 40" ha spiegato De Vecchi, che insieme al parroco e a diversi volontari del paese ha suddiviso in piccole porzioni uno spazio tra i 250 e i 300 metri quadrati. Di questi, un parte sarà mantenuta come spazio comune, il resto lottizzato in porzioni da circa 6 metri quadri ciascuna.

"A fine mese procederemo con le assegnazioni agli iscritti, mentre dopo Pasqua la nostra idea è quella di organizzare una giornata tutti insieme in cui dedicarci alla semina".

Le finalità del progetto

Il fine, conclude Stefano, è quello di incentivare socialità e attività all’aperto da parte dei bimbi, desiderosi di sporcarsi le mani e veder crescere qualcosa grazie al proprio impegno.

"Il progetto tocca un gran numero di temi: dal rispetto dell’ambiente alla lotta alla desertificazione, passando per l’incentivazione di un’alimentazione sana e la cura del territorio – aggiunge – Non è utile solo ai bambini: nell’arco dei mesi infatti anche gli adulti saranno invitati a prendere parte a serate divulgative riguardo diverse tematiche che saranno affrontate da vari specialisti".

Stefano prenderà parte al proprio stesso progetto insieme al figlio Tommaso, 6 anni, e al suocero Rosario.

"Un ringraziamento speciale va ovviamente a don Giuseppe, che ha accolto la mia idea, e a tutti i volontari che insieme a lui la stanno rendendo possibile".

Un'esperienza per grandi e piccini

Per capire meglio l’entusiasmo che circonda l’iniziativa abbiamo parlato anche con Monica Longaretti, una delle mamme iscritte insieme al figlio Samuele, anche lui di 6 anni.

"Samuele chiaramente non ha bene idea di cosa significhi gestire un orto, ma devo dire che l’idea di sporcarsi e lavorare con attrezzi e terra lo entusiasma – confessa mamma Monica, che attende impaziente l’inizio delle attività – Il suo entusiasmo mi ha convinto ad aderire. Ritengo che la possibilità di entrare in contatto con la natura attraverso una modalità non così consueta sia ottima per i bambini, che possono così misurarsi con il prendersi cura di qualcosa che vedranno progressivamente crescere. Ci sarà l’elemento della gratificazione e anche l’aspetto dell’attesa, cui i nostri bambini, ma anche noi, non sono più abituati. L’orto sarà anche un modo per conoscere e instaurare relazioni con i compaesani e i coetanei".

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