A Morengo una serata con Legambiente sul futuro della zootecnia in Pianura
Durante l’incontro è emersa da parte dell’associazione ambientalista la necessità di ripensare il modello zootecnico dominante nella pianura padana

Un incontro a Morengo con il circolo Legambiente Oglio e Serio per discutere su "Un futuro sostenibile della zootecnia padana".
Legambiente sul futuro della zootecnia
Al convegno, ospitato giovedì scorso al cinema-teatro San Giovanni Bosco e promossa dal circolo Legambiente locale, sono intervenuti Paolo Falbo e Damiano Di Simine per proporre una riflessione sul futuro di uno dei settori più strategici – e allo stesso tempo più problematici – dell’agricoltura italiana. A guidare il confronto il presidente del Circolo ecologista Paolo Falbo e il referente scientifico di Legambiente Lombardia Damiano Di Simine, insieme con Simone Montuschi, presidente dell’associazione "Essere Animali".
Ripensare il modello padano
Durante l’incontro è emersa con forza da parte dell’associazione ambientalista la necessità di ripensare il modello zootecnico attualmente dominante nella pianura padana, un territorio tra i più produttivi d’Europa, ma anche tra i più fragili dal punto di vista ambientale. In primis, si è parlato della scomparsa progressiva dei prati stabili, ecosistemi agricoli tradizionali ricchi di biodiversità, fondamentali per la salute del suolo e la regolazione del ciclo dell’acqua; accanto a questa trasformazione del paesaggio, un calo significativo nel numero di piccoli e medi allevamenti, che lasciano spazio ad allevamenti intensivi di grandi dimensioni, capaci di concentrare migliaia di animali in spazi ridotti.

"Un processo che non solo altera l’equilibrio economico e sociale del territorio, ma contribuisce anche a centralizzare l’impatto ambientale, rendendo più critico il problema delle emissioni e dei rifiuti zootecnici", hanno sottolineato gli esperti, che han ricordato come agricoltura e allevamento intensivo rappresentino una delle principali fonti di emissioni di gas nocivi nella Pianura Padana, che non a caso risulta essere una delle aree più inquinate d’Europa. In risposta a questo scenario, i relatori hanno fatto presenti due iniziative: una recente proposta di legge nazionale ed il testo di una mozione da adottare dai singoli Comuni per avviare un nuovo corso degli allevamenti.
Progetto "Arrigoni", il vicesindaco: "Intervento per la sostenibilità"

Tra gli interventi degli ospiti anche quello del vicesindaco Giorgio Facchetti, che ha parlato così del recente progetto di allevamento intensivo che Arrigoni sta avviando in paese: "L’iniziativa da parte dell’imprenditore è proprio quella di rendere la sua attività più sostenibile, riducendone l’impatto sul territorio e avvicinando la stalla attualmente ad Antegnate, portandola a Morengo. In questo modo, secondo le sue stime, ridurrà di 3.500 tonnellate annue le proprie emissioni di CO2".
I presenti hanno sottolineato a Facchetti che semplicemente “spostare” le problematiche a Morengo non equivale a risolverle: un problema spostato non è un problema risolto. Damiano Di Simine ha inoltre evidenziato come il “vuoto normativo” che favorisce questi allevamenti intensivi abbia impedito una valutazione obiettiva e completa dell’impatto reale del nuovo impianto. Di conseguenza, nella decisione
sono stati considerati prevalentemente gli aspetti positivi — o presunti tali — evidenziati dal vicesindaco, mentre sono stati sottovalutati o trascurati gli effetti negativi che questa scelta potrebbe avere sul territorio e sulla salute della comunità locale.
"Quel poco che abbiamo al momento potuto apprendere dalle carte indica scelte e soluzioni tecnologiche migliorative rispetto agli standard ambientali e del benessere animale osservabili tra gli allevamenti lombardi", ha però specificato Legambiente.