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"Avo", il massaggiatore dei campioni del ciclismo con la passione per la lirica

Ha cominciato con il fratello Walter che ha fatto carriera nel professionismo, poi nell'ambiente le sue "mani d'oro" sono diventate leggendarie

"Avo", il massaggiatore dei campioni del ciclismo con la passione per la lirica
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Una vita dedicata agli eroi che sui pedali regalano imprese epiche ed emozioni indimenticabili ai tifosi che li seguono sulle strade di tutto il mondo. E ora, che si gode la meritata pensione, Guido Avogadri, 86enne di Caravaggio, "Avo" nell’ambiente del ciclismo, ha deciso di raccontare la sua sfolgorante carriera di massaggiatore dei più grandi campioni degli ultimi 30-40 anni.

Una vita tra gli eroi delle due ruote

Di aneddoti ne ha a bizzeffe nel cassetto dei ricordi, così come di cimeli che testimoniano la sua amicizia con i più grandi di questo sport, conservati gelosamente come figli. Lui che i suoi li ha visti crescere da lontano, sempre in giro al seguito degli atleti che preparava per le gare, Giro d’Italia, Tour de France, Vuelta spagnola o qualsiasi altra competizione che fosse. Una volontà e una salute di ferro le sue, con la passione per il mondo del ciclismo che ancora accende i suoi occhi azzurri vispissimi quando parla dei vecchi tempi. Avo è anche un amante del ballo liscio, tanto che lo soprannominavano "il serpente", e della lirica, al punto da chiamare i propri figli con i nomi dei personaggi della sua opera preferita, l’Aida di Giuseppe Verdi, Radamès e Amneris, e di una famosa soprana dell’epoca, Floriana. Le sue mani d’oro facevano il paio con un’ugola di tutto rispetto, che lo ha portato a cantare anche a qualche matrimonio.

L'intervista

Come si è affacciato al mondo del ciclismo?

"Per caso, io facevo l’agricoltore nell’azienda di famiglia, siamo originari di Calvenzano. Mio fratello Walter però iniziò a correre in bici, era bravo, è stato 22 anni nel professionismo riuscendo a fare il record dell’ora dietro motori e a vincere la 100 Km, sempre dietro motori, era un velocista puro. A casa, quando faceva le tappe lunghe, ero io che lo “manipolavo” con l’olio e poi lo accompagnavo a Bergamo dal massaggiatore che lo seguiva, un certo Mauri di cui non ricordo il nome. Per qualche tempo sono stato attivo anche nel calcio, alla Usd Caravaggio: ero una scheggia quando entravo in campo, mi chiamavano il “massaggiatore più veloce del mondo”… Fu Mauri a spingermi a far diventare la mia passione un mestiere, infatti disse a mio fratello che avrei dovuto frequentare un corso di tre mesi ad Alzano lombardo e così feci… Dal mondo dei dilettanti sono passato poi a quello dei professionisti".

Ha conosciuto tanti campioni?

"Mio fratello ogni tanto si allenava con Gianbattista Baronchelli, che abitava ad Arzago, e poi con Gianni Motta che lo portò nel professionismo, così ho cominciato a massaggiare anche loro. Ho seguito i corridori nelle piste più belle a Dortmund in Germania, Grenoble in Francia, in Belgio… Sono entrato nel giro e ci sono rimasto anche dopo che Walter ha smesso di correre, seguendo i campioni su strada. Le mie mani hanno trattato i muscoli di tantissimi atleti formidabili, da Flavio Giupponi ad Adriano Baffi e poi entrando nelle diverse squadre ho avuto di lavorare e conoscere Claudio Chiappucci, Gianni Bugno, Mario Cipollini, Pavel Tonkov, Donald Allan e Danny Clark, René Pijnen, Domenico Pozzovivo, Francesco Casagrande, Gilberto Simoni, Igor Astarloa, Alberto Loddo, Oscar Camerzind, Silvio Martinello, Franco Ballerini, Maurizio Fondriest, Giuseppe Saronni, Miguel Indurain. Sono sempre stato chiamato da squadre di altissimo livello: un po’ per fortuna e un po’ grazie al passaparola perché si diceva che avevo una 'buona mano'. Il mio nome circolava tra gli atleti: li incontravo negli alberghi dove alloggiavo con le squadre e mi dicevano 'avrei bisogno delle tue manacce, mi ha detto il tuo corridore che sei molto bravo…'. Poi i direttori si parlavano e via. Ho conosciuto tanti team manager, tra cui Luciano Pessi, gregario di Fausto Coppi".

ll massaggiatore è una figura molto importante per i ciclisti?

"Sì, ne sentono sempre il bisogno, sia quando il muscolo lavora perché favorisce l’assorbimento dell’acido lattico, sia dopo gli infortuni".

Ha girato il mondo, cosa le è rimasto nel cuore?

"Ho viaggiato in tutta Europa, in Malaysia, in Quatar, ovunque, ed essendo nello staff delle grandi squadre ho frequentato i migliori hotel. È stato davvero bellissimo… Adoravo la Spagna, la sua musica e l’umiltà delle persone. Ma anch’io ero umile e questo ovunque è stato apprezzato: quando si va in casa d’altri bisogna sempre domandare permesso… Ho fatto 17 Vueltas de Espagna, otto Tours de France e 14 Giri d’Italia".

E la famiglia?

"Purtroppo ho visto crescere bene solo la prima figlia, ne ho tre, due femmine e un maschio. Mia moglie Mariarosa Montanari è potuta venire solo a qualche “Sei giorni”, mi aiutava con i panni… Però almeno stavamo insieme, stavo davvero poco a casa, sempre le valigie pronte, per lei con tre figli non è stato facile ma è stata forte e sveglia. Comunque guadagnavo bene, qualcosa ho combinato nella vita… Bisogna dare per avere. A segnarci è stata la perdita di nostro nipote Mattia Rapetti, 18 anni, qualche anno fa… Un dolore immenso".

Un ricordo che le è rimasto impresso?

"Più di uno. In primis quando Chiappucci ha perso il Tour de France pur avendo un vantaggio di 11 minuti: strategia sbagliata che non condividevo… Ma anche quando con Baronchelli sono stato da Papa Giovanni Paolo II: lui era uno sportivo e gli abbiamo portato una bicicletta in carbonio… la provò subito in piazza San Pietro. E poi quando Luc Leblanc, laureatosi campione del mondo in Sicilia, che non militava nella mia squadra, mi regalò la maglia autografata perché all’arrivo gli diedi dell’acqua...".

E il campione che le è rimasto nel cuore?

"Gianni Bugno, un uomo di grande umanità, sempre riconoscente, ma anche Adriano Baffi".

Come sono i ciclisti dietro le quinte?

"Quando hanno delle responsabilità sono tesi, non sono scaramantici e si allenano tantissimo".

Le manca quel mondo?

"Tantissimo, quando guardo il ciclismo in tv o i cimeli che possiedo mi sembra di tornare indietro nel tempo… non sembra che siano passati così tanti anni… Ancora oggi molti ex atleti mi riconoscono: tanti sono diventati direttori sportivi, altri massaggiatori, altri ancora meccanici".

Caravaggio Guido Avogadri, 86 anni, ex massaggiatore di tanti campioni del ciclismo
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Guido e Walter Avogadri

Caravaggio Guido Avogadri, 86 anni, ex massaggiatore di tanti campioni del ciclismo
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Donald Allan, Guido Avogadri e Danny Clark

Caravaggio Guido Avogadri, 86 anni, ex massaggiatore di tanti campioni del ciclismo
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René Pijnen e Guido Avogadri

Caravaggio Guido Avogadri, 86 anni, ex massaggiatore di tanti campioni del ciclismo
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Maurizio Fondriest e Guido Avogadri

Caravaggio Guido Avogadri, 86 anni, ex massaggiatore di tanti campioni del ciclismo
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Guido Avogadri e Gianni Bugno