Cartelle "pazze" per la Tari alle aziende florovivaistiche: "Siamo esenti, così ci mettono in ginocchio"
L'accertamento inviato dalla San Marco è relativo al 2018. I titolari: "Se ne arriveranno altre non sopravviveremo"

(Da sinistra Nicola Nozza, Cristina Nozza, Fabio Villa e Roberto Bergamelli)
"Ci chiedono di pagare una tassa da cui le nostre aziende sono esenti e per le quali non riceviamo nemmeno un servizio dal Comune: così ci mettono in ginocchio".
A parlare sono i titolari delle aziende florovivaistiche di Verdello che lo scorso 31 dicembre si sono visti recapitare degli accertamenti fiscali inviati dalla San Marco, l’azienda di recupero crediti che agisce per conto del Comune. Cartelle da migliaia di euro, in alcuni casi anche oltre i 100 mila euro riferiti al mancato pagamento della Tari, la tassa sui rifiuti, per l’anno 2018.
Tari, aziende florovivaistiche nel mirino della San Marco
"Quando l’ho ricevuta la prima cosa che ho pensato è che ci doveva essere un errore - ha esordito Nicola Nozza, titolare della “Società agricola Nozza Luciano S.S” - In quanto società agricole le aziende florovivaistiche sono esenti dal pagamento dei rifiuti che trattiamo e smaltiamo conferendoli ad aziende specializzate e pagando per questo servizio. A stabilirlo è le legge nazionale che in questi anni non è cambiata".
Nella stessa situazione si trovano anche l’Azienda agricola Bergamelli Roberto e la Floricoltura Villa (oltre ad altre due attività sempre sul territorio di Verdello, ndr): tutte aziende con una storia trentennale che danno lavoro, in tutto, a una cinquantina di famiglie.
Il nodo della questione pare ruotare attorno a quelle pertinenze legate alle attività dove, in alcuni casi (ma non tutti), viene svolta regolare attività di vendita.
"Se così fosse, anche se la legge in materia si applica anche ai fabbricati a servizio delle attività, potremmo anche capire, ma queste cifre sono esorbitanti e calcolate sull’estensione dei terreni", hanno spiegato i titolari delle aziende coinvolte che lo scorso febbraio hanno incontrato il sindaco Fabio Mossali e un incaricato della San Marco per giungere a un accordo, senza successo.
"Queste sono le cifre chieste per il 2018, vanno dagli 80 ai 190mila euro - ha sottolineato Nozza - Se faccio un conto per quanto mi riguarda, andando avanti con gli anni fino a oggi dovrei pagare una cosa come 1,5 milioni di tassa sui rifiuti. E nel mio caso l’azienda è di sola produzione non vende al dettaglio. Così come pensano che possiamo sopravvivere?".
Confagricoltura: "Richieste ingiustificata e lesiva"
Dopo l’incontro le aziende hanno inviato le loro osservazioni alla San Marco senza però giungere a un accordo nonostante il coinvolgimento delle tre sigle di categoria: Confagricoltura, Coldiretti e Confai.
"Non possiamo che rimanere basiti di fronte ad una richiesta esagerata, ingiustificata e profondamente lesiva per un settore che già affronta sfide economiche, climatiche e burocratiche significative - ha commentato Francesco Tassetti per Confagricoltura Bergamo - Ricordiamo che già nel 2013 la Commissione Tributaria Regionale della Lombardia si espresse chiaramente sul tema, ritenendo che le aziende florovivaistiche gestite da imprenditori agricoli professionali dovessero essere esentate dal pagamento del tributo, in quanto i rifiuti agricoli non erano stati mai assimilati ai rifiuti urbani e pertanto risultavano esclusi dal campo di applicazione della Tari".
E anzi Confagricoltura rilancia rispolverando una sentenza del luglio 2017 della Corte di Cassazione che ha ulteriormente ribadito il principio distinguendo nettamente – ai fini dell’imposizione – tra le aree adibite alla vendita e all’esposizione al pubblico (come spazi per la commercializzazione diretta), che possono produrre rifiuti solidi urbani, e i locali e le aree destinate all’attività agricola propriamente detta (come serre a terra, ricoveri per attrezzature, coltivazioni, ecc.), per i quali nessun tributo è dovuto.
"Applicare una tassazione indiscriminata, come avvenuto nel caso descritto, significa ignorare pronunce giurisprudenziali consolidate e colpire imprese che rappresentano un presidio economico per la nostra provincia - ha sottolineato - Si procederà a questo punto con un ricorso fiduciosi che tale provvedimento venga annullato e che si adottino criteri coerenti con quanto previsto dalla normativa e dalla giurisprudenza. Come Confagricoltura Bergamo siamo al fianco delle imprese colpite e di tutte le aziende agricole che, ogni giorno, operano nel rispetto delle regole e del territorio".
"Se c’è stata qualche irregolarità, se è mancata della documentazione possiamo capire che possa esserci una sanzione, anche se in trent’anni nessuno hai mai sollevato alcun problema - hanno ribadito Nozza, Roberto Bergamelli e Franco Villa - Invece ci siamo visti recapitare un ingiunzione di pagamento, con effetto immediato per un servizio che non ci viene erogato. Siamo aziende agricole la cui attività principale è la produzione non la vendita e siamo stati inseriti in categorie alla stregua di pescherie e pizzerie al taglio: è assurdo".
Massimo supporto anche da parte di Coldiretti Bergamo.
“Riteniamo importante che venga fatta chiarezza quanto prima – ha spiegato il presidente Gabriele Borella - per evitare interpretazioni che possano generare oneri non coerenti con la realtà operativa delle imprese. Il florovivaismo è parte integrante dell’agricoltura e, come tale, deve essere trattato anche sotto il profilo fiscale. Avremmo auspicato un approccio diverso alla questione, non impostato sulla mera burocrazia, ma rimaniamo disponibili al dialogo con l’amministrazione comunale per trovare soluzioni condivise che tutelino le imprese coinvolte e valorizzino il loro ruolo all’interno del territorio”.
Il sindaco: "Nessun input dal Comune, se ritengono, facciano ricorso"
Dal canto suo l’Amministrazione comunale ha voluto chiarire l’iter procedurale che ha portato all’invio delle cartelle.
"Questo accertamento nello specifico non è stato richiesto dal Comune - ha dichiarato il sindaco Mossali - La San Marco fa semplicemente il suo lavoro e quindi agisce per accertare le entrate tributarie. Mi sembra di capire che la questione sia legata alla presenza di pertinenze commerciali, ma sono stato io il primo a dire alle aziende di proseguire con un ricorso se non ritengono di dover pagare e sarà allora un giudice a stabilire se quanto accertato sia dovuto o meno".
Il sindaco ha poi ribadito come l’accertamento non sia stato voluto dall’Amministrazione ma rientri nella piena facoltà di azione della San Marco a cui le precedenti Amministrazioni avevano affidato l’incarico.
"Non c’è nulla di personale e non mi auguro assolutamente che queste aziende vadano in difficoltà, perché dovrei? - ha ribadito - Qualcuno pensa di essere il mio primo pensiero la mattina, ma gli assicuro che non è così e che ho molto altro a cui pensare. Io mi auguro piuttosto che la cosa si risolva senza danneggiare nessuno. Ma se, invece, quanto richiesto è dovuto allora è giusto che tutti indistintamente paghino".
Alle aziende, ora, non resterà che presentare un ricorso e sperare di non vedersi arrivare altre brutte sorprese.