Caravaggio in festa: oggi si celebra il 593esimo dell'Apparizione
Alle 16.40 solenne memoria dell’Apparizione, poi alle 19 va in scena la terza edizione della "Cena sul viale" promossa dall'Amministrazione

Oggi Caravaggio si ferma per celebrare il 593esimo anniversario dell'Apparizione. Il Santuario di Santa Maria del Fonte questa mattina, 26 maggio 2025, era gremito di fedeli per assistere alla messa pontificale presieduta da monsignor Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, durante la quale è stata concessa la benedizione apostolica e annessa indulgenza plenaria.
Le celebrazioni
Il programma delle celebrazioni, religiose e laiche, è fittissimo. Oggi si proseguirà, alle 14.30, alle 15, alle 15.30 e alle 16 con la recita del Rosario, quindi alle 16.40 solenne memoria dell’Apparizione, a cui parteciperanno ancora tutti i sacerdoti, e silenzio orante in attesa delle ore 17, aspersione dei fedeli con l’acqua del Fonte, canto dell’Ave Maris Stella e canto dei Secondi Vespri solenni. Alle 18 messa e alle 21 recita del Rosario aux-flambeaux, una fiaccolata suggestiva lungo i portici del Santuario.
Anche l’Amministrazione comunale, però, ha voluto organizzare un evento a sfondo benefico che riunisse la comunità. A partire dalle 19, andrà in scena la terza edizione della "Cena sul Viale", inaugurata come festa di tutte le associazioni e di tutta la comunità nel 2023.




Il cuore è sempre il Santuario
Ma chi frequenta oggi il Santuario di Santa Maria del Fonte cosa cerca? Come sono cambiati i pellegrini nel tempo? A raccontare la sua esperienza è il cooperatore sacerdotale don Ottorino Baronio, classe 1963, originario della parrocchia di Cristo Re in Cremona, ordinato il 20 giugno 1987 e cooperatore sacerdotale in Santuario da quattro anni.
Cosa rappresenta oggi il Santuario di Santa Maria del Fonte?
"È un polo di riferimento per tutta la Lombardia, non solo perché è stato proclamato santuario regionale ma perché è frequentato da fedeli di diverse province: bergamaschi, cremaschi, cremonesi e soprattutto milanesi. Lo è dal punto di vista dell’offerta liturgica, quindi le celebrazioni, ma soprattutto sotto quello delle confessioni. Io arrivo dall’esperienza delle parrocchie, dove ormai ci si accosta poco a questo sacramento, mentre al Santuario sono tantissime le persone che cercano proprio la Riconciliazione: ci sono dieci sacerdoti che a turno stanno in confessionale dalla mattina alla sera, due sono sempre fissi. Per tanti fedeli è l’occasione non solo di ricevere un sacramento ma anche per un consiglio, un accompagnamento nell’affrontare un carico a volte di gioia, e infatti ci sono gli ex voto, ma molto spesso di grande sofferenza".
Il fedele cerca dunque sostegno e conforto da Maria?
"Quando nella disperazione non si sa più dove andare ci si rifugia dalla mamma. E infatti, al di là della bella statua che rappresenta l’Apparizione della Vergine, alzando gli occhi verso la cupola da poco restaurata si può ammirare l’affresco di Giovanni Moriggia che rappresenta il Paradiso, dove Maria ha il palmo della mano destra rivolta verso il basso e quello della mano sinistra verso l’alto a indicare che è come una madre che ti “tiene la mano sulla testa” per proteggerti e custodirti e nello stesso tempo di porta al cielo. Nel cerchio più alto delle pitture ci sono la Trinità e gli angeli, da sempre in Paradiso, sotto c’è quello dell’apoteosi, cioè i santi, i martiri, e via discorrendo con al centro la Madonna, perché è lei il tramite la porta tra la Terra e il Cielo, oltre ad essere l’esempio di colei che si è affidata totalmente al disegno di Dio. In Paradiso c’è Cristo che si riceve ogni volta che si fa la Comunione, quindi quando si partecipa alla messa si è in Paradiso: questo concetto lo si vede bene nel contrasto tra l’esterno del Santuario, piuttosto spoglio, e l’interno in cui c’è un tripudio d’oro, decorazioni e dipinti... L’idea è proprio quella dell’ingresso in Paradiso".
Si sente molto il bisogno di affidarsi a Maria oggi?
"C’è una cassetta davanti alla statua che raffigura l’Apparizione, in cui i fedeli infilano le loro preghiere. Sono segrete, le vede solo il rettore per capire le preoccupazioni e e i temi della preghiera e poi noi raccogliamo nell’offerta alla Madonna. Il dramma grande della vita è la solitudine e quindi le fatiche più gravose riguardano le relazioni: familiari o di lavoro o di amicizia che siano. C’è il bisogno di trovare il senso a relazioni che sono sempre più difficili. E la risposta la si trova in Cristo: se ci si mette lui in queste relazioni, funzionano. Viviamo in una società che è fortemente individualista: l’individuo conta, non la relazione e questa ne paga tanto le conseguenze".
Ci sono nuovi servizi che vanno incontro ai fedeli?
"Da qualche anno a questa parte abbiamo proposto momenti di cammino di vita di fede, come l’adorazione eucaristica serale ogni primo e terzo mercoledì del mese, il Rosario aux flambeaux ogni 26 del mese, alla ricorrenza dell’Apparizione, e poi il venerdì della Riconciliazione, il sabato della Riconoscenza. Tutte occasioni per la preghiera. E poi momenti di formazione come il ritiro mensile, gli esercizi spirituali nelle forma breve il fine settimana in Quaresima e Avvento. Più ad alcune proposte di nicchia, come il corso di iconografia. Tutto nasce dal bisogno della gente. E oltre al Centro si Spiritualità, c’è la Casa di Maria dove si trova sempre un prete, una suora o una famiglia disposti ad ascoltare chiunque arrivi e per me da quando sono qui è stata l’esperienza più forte... L’idea è quella di dare un volto ancora più visibile all’accoglienza delle persone, la gratuità dell’ascolto".
Rispetto a un tempo, oggi cosa significa essere cristiani?
Una volta essere cristiani era “normale”, il che non vuol dire che fosse un sentimento convinto e profondo. Oggi questo non c’è più. Da un lato è un male perché si vedono le chiese più vuote, ma dall’altro è anche una preziosissima opportunità: quella di interrogarsi sul senso della propria fede. Io vedo nei pellegrinaggi il desiderio di superare la tradizione, che comunque c’è e resta. La devozione nasce da un bisogno di Dio ma va fatta crescere e condotta all’autenticità della relazione: la fede è la risposta alla proposta d’amore di Dio, che ti garantisce la vita eterna ma, come tutte le relazioni, si fonda sulla libertà. Se la risposta è sì si va spontaneamente a messa, si prega, si fa del bene... Vivere queste cose perché si “devono fare” è sbagliato".