Il caso

Il privato smentisce il sindaco: il ricorso c’è. E la Lega presenta un’interrogazione

La causa legale tra il Comune e la società "Lìolà" relativa al parcheggio del Santuario non è conclusa

Il privato smentisce il sindaco: il ricorso c’è. E la Lega presenta un’interrogazione
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L’annosa disputa tra il Comune di Caravaggio e la società "Liolà" che vede al centro il parcheggio del Santuario torna, incredibilmente, a riaprirsi. Il privato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, smentendo il sindaco, e il capogruppo delle Lega ha presentato un’interrogazione che verrà discussa nel prossimo Consiglio comunale.

Parcheggio del Santuario: il ricorso c'è

Sembrava finita la querelle cominciata nell’ormai lontano 2016, dopo due sentenze a favore dell’Amministrazione comunale guidata dal primo cittadino Claudio Bolandrini. Il termine del 19 aprile, che aveva reso noto lui stesso, era stato superato senza che risultasse alcuna azione da parte della società. E così in Aula lo scorso 30 aprile aveva dato notizia della vittoria del Comune, togliendosi anche qualche sassolino dalle scarpe.

"Il contenzioso si può giudicare chiuso e vinto dal Comune - aveva affermato - ma mi corre l’obbligo di ricordare che è stato il gestore a intentare causa facendo opposizione al decreto ingiuntivo dell’Amministrazione che chiedeva il pagamento di quanto dovuto e sancito dal contratto sottoscritto dalle parti in precedenza. Condivido la sentenza con i consiglieri, soprattutto quelli che avevano sostenuto nel precedente mandato la volontà di sindaco e Giunta di ottenere il recupero di quelle risorse, nella convinzione che la mancata richiesta nelle sedi legali avrebbe esposto l’ente a un danno erariale".

Poi, dopo alcune considerazioni sul merito della questione, aveva tirato una stoccata alla Lega.

"C’è soddisfazione ma senza nessuna rivalsa verso il privato - aveva sottolineato - tuttavia resta ancora un enigma, ma non voglio entrare nello specifico anche perché il rappresentante rimasto della Lega non è presente, la ragione per cui chi ne aveva facoltà non abbia chiesto e ottenuto il pagamento dei canoni d’affitto di quei due anni e sei mesi non riscossi prima, e poi, dai banchi dell'opposizione, abbia costantemente cercato di gettare qualche ombra di perplessità tra i consiglieri e il sindaco alle prime armi, ventilando un’ipotetica deportazione nell’isola del Diavolo della Guyana francese qualora avessimo perso la causa... Così invece non è stato. Ricordo più di cento atti presentati sul tema, tra mozioni, interpellanze, richieste di accesso gli atti su questa questione".

Il privato smentisce il sindaco

E in questi giorni è stato protocollato un nuovo atto appunto, un’interrogazione della Lega che parte da un fatto: "Lìolà" non ha nessuna intenzione di mollare e ha presentato ricorso.

"Il sindaco prima di dare in Aula una notizia su una questione così delicata avrebbe quantomeno dovuto accertare quanto gli era stato riferito perché ha detto una castroneria - ha affermato il titolare della società, Arturo Scandelli - lo dico senza alcuna polemica. Il ricorso alla Corte di Cassazione c’è".

"Martedì ho protocollato l’interrogazione in Municipio per avere chiarimenti in merito alle dichiarazioni che il sindaco ha fatto in Aula alla luce del fatto che il ricorso è stato presentato - ha detto Giuseppe Prevedini, che in quella seduta era assente - Mi dispiace che l’Amministrazione comunale abbia preso la cosa come se fosse una questione personale del sindaco mentre si trattava solamente di un problema amministrativo. Negli anni è continuata questa disputa tra loro e adesso si finisce in Cassazione. Sono stati cambiati gli avvocati, che hanno avuto dei costi per entrambe le parti. Forse una mediazione sarebbe stata la soluzione migliore: tra costi e canone non ricevuto, verifichiamo quanto ha incassato e quanto ha investito in conto capitale con finanziamenti regionali, avendo una parte di parcheggio ancora ferma. Quasi un milione di euro. Dopo anni siamo ancora al punto di partenza, mi sembra che il sindaco avrebbe dovuto essere più diplomatico e lasciare che questa disputa se la sbrigassero il privato e gli uffici comunali, che avevano il polso della situazione. Non si tratta di polemizzare, è una costatazione di fatto".

Insomma, se Bolandrini ha preso un granchio, adesso è Prevedini che lo pungola.

Interrogazione della Lega

Ecco l’interrogazione presentata dal capogruppo della Lega, Giuseppe Prevedini.

"Da notizie di stampa è stato riportato l’esito della controversia oggetto di decisione della Corte di Appello di Brescia - si legge nell’interrogazione - Nell’ambito di tale articolo il sindaco riferisce che “...lo scorso 17 marzo la Corte d’Appello di Brescia aveva respinto il ricorso del privato che, entro il 19 aprile, aveva la possibilità di ricorrere alla Cassazione. Non l’ha fatto e si è scritta la parole fine alla vicenda”. Visto che, contrariamente a quanto riferito dal sindaco, il termine per l’eventuale ricorso per Cassazione poteva essere depositato entro il 19 maggio (60 giorni dalla notifica della sentenza pronunciata dalla Corte di Appello ex art.325 C.p.c. e non 30 come erroneamente riportato nella dichiarazione del sindaco), si chiede se alla data odierna risulta notificato al Comune di Caravaggio il deposito del ricorso per Cassazione ex art. 360 C.o.c. da parte della società 'Lìolà di Scandelli Arturo S.n.c.'. Al presidente del Consiglio si chiede la iscrizione dell’argomento all’ordine del giorno del primo Consiglio Comunale utile".

"Un errore nella data trasmessa dal nostro legale"

Contattato per conoscere la ragione dell’abbaglio, il sindaco Claudio Bolandrini ha confermato che si è trattato di un errore di data.

"Nella seduta di aprile ho trasmesso al Consiglio per trasparenza e correttezza la comunicazione ricevuta dal legale - ha spiegato - Nella risposta all’ennesima interrogazione riporterò ai consiglieri, unitamente alle sue scuse, le motivazioni addotte dall’avvocato a giustificazione dell’errore".

Poi è passato al contrattacco.

"A differenza di altri il sottoscritto, non potendo essere a conoscenza delle intenzioni del ricorrente, non può che affidarsi a quanto gli comunica il proprio legale - ha continuato - Il fatto che il consigliere Giuseppe Prevedini dopo due sentenze favorevoli al Comune metta ancora in discussione l’operato dell’Amministrazione è incredibile. Ignora che i canoni non riscossi per due anni e sei mesi erano dovuti perché il contratto era valido. Lamenta il mancato accordo con la controparte fingendo di non sapere che eventuali concessioni economiche al gestore avrebbero esposto l’Amministrazione ad azioni di responsabilità da parte della Corte dei conti per danno erariale, oltre al fatto che sarebbero piovuti anche i legittimi ricorsi degli altri potenziali gestori perché si modificavano le condizioni del contratto andato a gara. Ma se queste erano soluzioni perché non ci ha pensato Prevedini quando era sindaco? Se avesse fatto rispettare il contratto oggi non ci sarebbe alcun contenzioso. A quanti altri concittadini Prevedini ha lasciato in mano 157mila 583 euro a tempo indeterminato? No, non è stato l’attuale sindaco a gestire la vicenda come una questione personale… E non abbiamo cambiato avvocato e le spese processuali sono state accollate alla controparte soccombente. Dal punto di vista processuale nulla cambia: l’Amministrazione si costituirà in giudizio, conformemente alla linea adottata con la mozione presentata dal consigliere Daniel Facchinetti dopo la prima sentenza e votata all’unanimità dai consiglieri… ma Prevedini forse non lo sa perché aveva abbandonato l’Aula subito prima della votazione".

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