Attualità

Treviglio ha la febbre: temperature sempre più alte in città

L'allarme arriva dal convegno organizzato venerdì 11 aprile nello Spazio Hub dal Partito Democratico, che ha fornito alcuni dati sull’innalzamento della temperatura media registrata nel Nuovo Millennio in particolari zone del territorio trevigliese.

Treviglio ha la febbre: temperature sempre più alte in città
Pubblicato:

L'allarme arriva dal convegno organizzato venerdì 11 aprile nello Spazio Hub dal Partito Democratico, che ha fornito alcuni dati sull’innalzamento della temperatura media registrata nel Nuovo Millennio in particolari zone del territorio trevigliese.

Il cambiamento climatico

Le zone della città di Treviglio  più colpite sono quelle dove l'azione di cementificazione e urbanizzazione è stata più importante come  l’area industriale PIP 2, dove si è passati dai 31° del 2000 ai 41° del 2023, o il Bosco del castagno, che ha visto salire la propria temperatura da 27° a 32°.

"Spesso si parla di consumo di suolo e crisi climatica come concetti astratti che non sentiamo vicini alla nostra città – ha esordito la segretaria cittadina del Pd Mariagrazia Morini – Eppure, il cambiamento climatico ha ripercussioni anche sulla nostra vita quotidiana e sul nostro territorio, la cui gestione dovrebbe essere coerente a evitare conseguenze negative. Ma il continuo consumo di suolo e la non attenzione ai criteri di costruzione sostenibile sembrano andare in una direzione ostinatamente opposta. Parlare del nostro territorio significa anche assumersi delle responsabilità, perché su questa Terra siamo di passaggio e abbiamo la responsabilità di conservare l’ambiente per chi verrà dopo di noi".

Freno all'urbanizzazione

Per farlo, però, sarà necessario porre un freno all’urbanizzazione forzata che Treviglio ha subito nell’ultimo ventennio, passando dai 6,9 chilometri quadrati di aree urbanizzate del 1999 ai 9,5 del 2021.

"Lo sviluppo sostenibile – ha aggiunto Michele Di Biase, dottore in Scienze geografiche – riconosce alla società attuale di soddisfare i propri bisogni prelevando delle risorse dalla natura, ma allo stesso tempo chiede che non si vada a influenzare la capacità della generazione futura di soddisfare le proprie necessità. Urbanizzare un territorio significa cambiare l’uso del suolo e il suo colore sulle mappe di calore. Più il colore è scuro, maggiore sarà l’assorbimento di calore, che poi verrà rilasciato nell’ambiente con un meccanismo che modifica il microclima urbano alterando la sensazione di calore percepita dai cittadini".

Un meccanismo questo, a cui non è riuscita a sfuggire neanche Treviglio, che nel 2000 riscontrava una temperatura superficiale di oltre 40° solo in corrispondenza delle aziende "Same" e "Bianchi Bici", mentre oggi registra picchi simili anche in centro città.

Più alberi

"La Lombardia, il Veneto e la Campania sono le tre regioni italiane con il consumo di suolo pro capite più elevato – ha riferito Martina Dellera, studentessa di Architettura – La provincia di Bergamo rientra nelle aree con il 30% del loro suolo consumato. A Treviglio, nel corso dei secoli, sono aumentati a dismisura il tessuto residenziale e gli insediamenti industriali. Questo ci spinge ad avere dei dubbi sull’efficienza della pianificazione urbanistica della nostra città e a considerare come una necessità l’introduzione di determinati criteri per progettare il suolo urbano".

Uno di questi criteri potrebbe essere l’aggiunta di piante e spazi verdi nelle aree urbanizzate.

"A Treviglio esistono esempi positivi di aree urbanizzate – ha proseguito l’architetto Corrado Negrini – Basti pensare al parcheggio di Castel Cerreto, all’azienda “Regas” e alla piazza tra via Giacomo Matteotti e via XXV Aprile. Tuttavia, esistono anche molti esempi negativi, come piazza Setti, piazza Cameroni e Foro Boario, dove il verde non è stato contemplato nel progetto dell’opera o è stato eliminato nelle successive fasi di realizzazione".

In risposta a questi esempi negativi, il Pd ha proposto all’Amministrazione Imeri di rivedere due progetti già in cantiere, ovvero quello della circonvallazione interna e quello dell’area della "Mezzaluna", per garantire loro uno sviluppo più ecosostenibile. Secondo il Pd inoltre, «Cascina Rampina» potrebbe essere ripensata come un «community hub», in cui cittadini e associazioni potrebbero ritrovarsi per discutere di rigenerazione urbana e molti altri temi.

Commenti
Maria enrica Ramelli

Si, certo....poi la commissione "geni della lampada" ranza quelli di via Mazzini. Con scuse, bisogna dirlo, che cadono costantemente in contraddizione e ricca di mosse scaricabarile.

Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali