"Così l'amicizia dell'Acli di Boltiere mi ha salvato dalla solitudine"
A volte una telefonata può cambiare la vita, un sorriso può aiutare chi si trova a combattere da solo
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Arrivare a spegnere 91 candeline riuscendo a mantenere nell’animo un fuoco così vivo da far invidia ai più giovani non è facile: eppure Annamaria Serrati, classe 1934, ci riesce eccome. Non senza fatica, però. Le decadi sono molte, i ricordi di una vita intera non si contano più, ma le gioie e soprattutto i dolori si fanno sentire, a volte così tanto che stare da soli diventa insostenibile.
L'amicizia che salva dalla solitudine
Ed è proprio dalla solitudine che Annamaria è rinata trovando nel Circolo Alci di Boltiere visi amici, parole di conforto e braccia aperte.
Ci accoglie nel suo appartamento all’interno del complesso del Centro diurno integrato dove vive da circa quattro anni. Una tuta dai colori sgargianti, uno sguardo vispissimo anche se la vista non è più quella di una volta e un sorriso che lascia subito disarmati.
Ci accoglie nel suo piccolo bilocale ed è un fiume in piena: aneddoti, racconti, ricordi che a tratti la commuovono. Ci scorre davanti la vita di una donna come non se ne incontrano molte. A 91 anni rivive la sua infanzia in Africa - dove viveva con la famiglia per seguire il padre, capitano della Milizia coloniale - come se fossero trascorsi pochi giorni, ma ci racconta anche dei suoi due mariti - il primo morto quando lei era giovane, con due bambini e un terzo in arrivo - e il secondo con il quale ha trascorso gran parte della sua vita e da cui ha avuto altri due figli.
"Mi sono sentita persa, poi mi hanno teso una mano"
Dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 2012, Annamaria ha lasciato Arcene - di cui conserva ricordi meravigliosi, tra il volontariato in Croce rossa e l’aiuto alle famiglie - per stare con i figli e scegliere poi di tornare nella Bassa, trasferendosi a Boltiere.
"Qui, però, mi sono trovata sola - ha raccontato - avevo frequentato per sei anni il Centro diurno di Ciserano trovandomi benissimo con tutti. Poi c’è stato il Covid, in molti sono morti e non me la sono sentita di tornare: troppa tristezza. Qui a Boltiere, per quanto sia stata accolta benissimo, non sono riuscita a trovare la mia dimensione. Io ho bisogno di comunicare con le persone, mi piace il confronto, parlare di tutto, discutere anche di politica, e all’inizio qui da sola, mi sono sentita persa".
Una solitudine che, pensava, non sarebbe mai riuscita a superare. Poi l’incontro, un po’ per caso, con l’Acli. Il circolo è proprio davanti al complesso dove vive e Annamaria inizia a frequentarlo con assiduità
"Non so come ringraziare tutte le persone che ho trovato all’Acli e che mi hanno aiutato - ha raccontato - Mi sono sentita benvoluta, le ragazze che lavorano al bar, Lidia, Tiziana e Bruna insieme a Vladimir, sono meravigliose. Ma non solo loro: anche Michele, Giacomo e Antonio, clienti come me con cui trascorro piacevoli momenti di conversazione. A tutti loro va la mia più profonda gratitudine".
A risollevare il suo animo adesso c’è anche Danilo che spesso le tiene compagnia e che l’ha aiutata a inserirsi nella comunità.
"Mi incontrava al negozio qui vicino e mi vedeva sempre triste o con gli occhi gonfi - ha detto - Così un giorno mi ha detto che il Comune avrebbe offerto il pranzo di Natale per gli anziani e che io ci dovevo andare. La sua compagnia è molto importante per me, è bello condividere. Tante volte, non ci si pensa, ma basta anche solo una telefonata per far star bene una persona".