Cologno al Serio

Addio a Giuseppina Ferri, centenaria per 18 anni dietro il bancone del "Bar de Piata"

I funerali si sono celebrati oggi, lunedì 3 febbraio, poi il feretro è stato tumulato nel cimitero cittadino accanto al marito Giovanni e all'amata figlia Loretta

Addio a Giuseppina Ferri, centenaria per 18 anni dietro il bancone del "Bar de Piata"
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Questa mattina, 3 febbraio, Cologno al Serio ha salutato per l'ultima volta Giuseppina Ferri, per tutti Pina, mancata venerdì 31 gennaio a 100 anni. Dal 1962 al 1980 con il marito Giovanni Ranica aveva gestito un bar in via Donizetti.

Giuseppina Ferri
Giuseppina Ferri

Cologno in lutto per Pina

Sono stati tanti i colognesi che, alle 9 di questa mattina, hanno voluto rendere l'estremo saluto alla centenaria Pina, partecipando alle sue esequie celebrate dal parroco don Giuseppe Navoni. Una vita di sacrifici la sua, segnata anche dalla dolorosa perdita dell'amata figlia Loretta, che l'ha segnata per sempre. Vedova dal 1998, negli ultimi sei anni era stata fiaccata dalla malattia ed è spirata all'hospice di Treviglio. In paese la ricordano al lavoro nel "Bar de Plata", com'era soprannominato il marito che lo gestiva con lei.

Una vita di lavoro e sacrifici

Nata il 15 settembre del 1924, Pina era l'emblema di una generazione che ha saputo sopportare privazioni, guerra e duro lavoro, costruendo dalle macerie una nuova Italia.

"Mia madre era figlia di una famiglia contadina, l'ultima di quattro fratelli, una donna socievole e buona come il pane - ha raccontato con affetto il figlio Fiorenzo - aveva cominciato a lavorare quando aveva solo 12-13 anni, nella filanda del paese. Poi era andata in Val d'Aosta come donna di servizio, quindi a Milano come inserviente all'ospedale Niguarda, infine a Bergamo come governante in una nota famiglia di camiciai, dove seguiva anche otto figli. La sua giovinezza era stata segnata dalla miseria della guerra, poi il matrimonio con mio padre, che faceva il muratore ma lavorava anche un po' in campagna e a casa nostra erano spuntati prima l'asinello e poi una cavallina col carretto. Nel 1962 insieme ritirarono il bar in via Donizetti, io e mia sorella ci siamo cresciuti dentro, ma la mamma seguitava anche a fare la donna di servizio a Selvino quando necessitava. Ricordo che davo una mano anch'io a portare i bicchieri, lavare i bottiglioni, infiascare il vino...".

La dolorosa perdita della figlia

Un primo colpo alla salute di Pina l'ha assestato la scomparsa della figlia, morta a soli 36 anni.

"Era la maggiore, più grande di me di due anni - ha raccontato ancora Fiorenzo - nell'agosto del 1991 è scivolata lungo il sentiero delle Dolomiti, perdendo la vita. Ho  ancora impresso nella mente quando in cortile arrivarono i carabinieri per informarci dell'accaduto. Aveva due figli di tre e sei anni... Mia madre da allora non è stata più la stessa. Nel 1998 è morto anche mio padre, a causa di un melanoma che non gli ha dato scampo. Due lutti pesantissimi, e purtroppo la salute della mamma ha cominciato a vacillare, sei anni fa l'Alzheimer e poi la rottura dei femori, per cui è stata costretta a usare la carrozzina. Le sono stato sempre vicino ma non mi riconosceva più...".

Eppure la tempra di Pina era così forte da resistere, fino a tagliare il traguardo del secolo di vita.

Le esequie

"Una mattina è stata male e l'ho accompagnata al Pronto soccorso dell'ospedale di Romano - ha concluso il figlio - lì i medici ci hanno detto che purtroppo non c'era più nulla da fare e così l'abbiamo trasferita all'hospice di Treviglio, dove è mancata il 31 gennaio".

Durante il rito funebre, officiato oggi nella Parrocchiale, don Navoni ha posto l'accento sulla indicibile sofferenza che rappresenta la perdita di un figlio per una madre.

"Mentre Maria e Giuseppe presentano il bambino Gesù al tempio, a 40 giorni dalla nascita, si sentono dire queste parole: 'una spada trafiggerà l'anima della madre' - ha detto - questa spada è certamente la morte del figlio. Anche nella vita di Pina c'è stata questa spada, nel 1991, per la tragica perdita di Loretta, la figlia appassionata di montagna. Un momento che ha segnato profondamente la sua esistenza. Ma Gesù è caduta e risurrezione. Caduta del male e vita nuova. Tuttavia a volte rimandiamo il momento di liberarci dal male, di aprirci, di fare in mondo che venga la sua rovina. Il Signore ci spinge a non procrastinare, a vivere l'oggi. Papa Giovanni XXIII aveva scritto "solo per oggi cercherò di fare questo, di mettere in pratica quest'altro'. E a me pare che la lunga vita di Pina sia stata all'insegna di questo, il suo è stato un oggi di 100 anni: "solo per oggi" ha voluto dire per lei la celebrazione della messa ogni giorno; la preghiera e il rosario quando, nell'ultima parte della vita, si sono presentate alcune problematiche; il tempo della giovinezza, quando è sbocciato l'amore per il marito e insieme hanno gestito il bar, aprendo il cortile per il gioco delle bocce e per ballare; l'attenzione ai legami familiari e alle cose di tutti i giorni. Non per tutti ci saranno cent'anni a disposizione per cambiare, bisogna partire subito... Oggi è l'occasione, ogni giorno è l'oggi della salvezza, un po' come è avvenuto nella vita della nostra sorella".

Dopo la funzione religiosa il corteo ha accompagnato il feretro al cimitero cittadino, dove è stato tumulato nella tomba di famiglia, dove riposano il marito e la figlia della centenaria.

 

 

 

 

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