Martinengo

In cima alla "scala santa" appare l’affresco quattrocentesco l’"Adorazione con paraduro"

Nuova affascinante tappa alla scoperta del magnifico complesso di Santa Maria Incoronata, candidato come "Luogo del Cuore Fai" per il 2025

In cima alla "scala santa" appare l’affresco quattrocentesco l’"Adorazione con paraduro"
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Questa volta il nostro "tuffo" nelle innumerevoli bellezze della chiesa e del convento dell'incoronata di Martinengo, candidata come "Luogo del cuore Fai" per il 2025 riguarda l’opera pittorica "Adorazione con paraduro". Per votare basta un click.

L’"Adorazione con paraduro" in cima alla "scala santa"

Il complesso architettonico che si erge in via dell’Incoronata colpisce i visitatori a prima vista ma, non appena si varca la sua soglia, si è rapiti dagli affreschi quattrocenteschi, cinquecenteschi e seicenteschi che vi sono contenuti. E lo stupore non finisce qui. Uscendo dalla chiesa, dal lato del chiostro, ci si imbatte in una scala che porta alle celle dei religiosi, da sempre chiamata "santa", in cima alla quale appare in tutta la sua meraviglia un affresco quattrocentesco: l’"Adorazione con paraduro", appunto.

L’"Adorazione con paraduro"

Cos'è il paraduro?

Sullo sfondo dell'affresco emerge il paesaggio che si può vedere da Martinengo nelle belle giornate: le ultime propaggini delle Prealpi Orobiche e la vegetazione dell’alta pianura. Sono sei i personaggi che dominano la scena, dipinti in coppia: due frati, due angeli, Maria e Gesù. Maria è in primo piano, con le mani giunte in atteggiamento di adorazione verso il bambino, il quale ha gli occhi rivolti a quelli della madre, la testa e il corpo che si protendono verso l’alto cercandola. Sul lato sinistro due frati francescani in preghiera guardano con tenerezza il bambinello. Tra questi ultimi e la Madonna si trovano due angeli, collocati dietro uno steccato che si inserisce nel dipinto in modo evidente, detto paraduro. Un angelo tiene una mano sul petto e con l’altra indica Gesù, come se volesse far entrare nella scena chi guarda l’opera. Tutti stanno pregando e ricordano il valore della preghiera e della contemplazione nella vita religiosa. Ma perché il pittore ha voluto rappresentare anche un paraduro nell’affresco dell’Incoronata?

"In passato caratterizzava il paesaggio della pianura bergamasca e della Lombardia in generale - ha spiegato la storica Giovanna Franceschin Ravasio - Poteva fungere da confine per delimitare un campo, un terreno, una proprietà, ma il più delle volte serviva per la bonifica delle acque acquitrinose. Dalle maglie dell’intreccio, che sosteneva gli argini di un fosso di scolo, filtrava infatti l’acqua in eccesso dal terrapieno soprastante che, prosciugandosi, poteva essere coltivato. Era usato per la regolamentazione delle acque in un territorio da bonificare, ma poteva funzionare anche da paratia, da deviazione di rivoli e fossati o da sostegno a un terrapieno o semplicemente da recinto, ed era diventato un elemento importante nella vita quotidiana degli uomini e delle donne che vivevano nelle nostre campagne nel XV secolo".

Anche dei martinenghesi quindi.

"Martinengo si trova su una linea orizzontale di confine con l’alta pianura bergamasca a nord, ghiaiosa e sassosa, quindi permeabile alle acque piovane e sotterranee - ha puntualizzato - Il sottosuolo diventa impermeabile per la sedimentazione di argille sottili proprio sulla linea orizzontale della città, dando origine ai fontanili, acque che risalgono in superficie rendendo il territorio acquitrinoso. Già al tempo dei romani il territorio era stato bonificato e coltivato. Nei secoli successivi, per ragioni di carattere geologico, (la variabilità della profondità delle falde acquifere), storico (le pestilenze e le guerre), economico (le mezzadrie e l’alternarsi delle richieste di mercato), non sempre la coltivazione di tutta la pianura è stata possibile. Solo dalla seconda metà del Quattrocento, con la pace di Lodi del 1454, una vasta area intorno al paese divenne feudo di Bartolomeo Colleoni , che si interessò fattivamente alla regolamentazione delle acque e della bonifica dei territori".

Nell’affresco il paraduro pare avere la funzione di sostenere l’argine del rivolo sottostante che raccoglie l’acqua filtrata dalle sue maglie.

"Si potrebbe affermare che il piccolo Gesù sia adagiato su un giaciglio posto sull’acqua o vicino a essa - ha spiegato ancora Ravasio - Allora, la presenza del manufatto, simbolo di bonifica delle acque, potrebbe essere intesa come sinonimo di purezza, di castità e di purificazione. Osservando alcune scene simboliche non religiose dove appare il paraduro, questo viene spesso associato all’unicorno, l’animale fantastico che purifica le acque immergendovi il suo corno. L’unicorno dalle sembianze di un piccolo cavallino con un corno attorcigliato sopra la testa, si lascia catturare solo tra le braccia di una vergine immacolata. Nella tradizione cristiana, l’unicorno è paragonato a Gesù che diventa a un tempo simbolo di purezza e castità, ma anche di purificazione delle acque".

Il paraduro cittadino è legato quindi alla bonifica delle acque.

"L’affresco di Martinengo, così tenero e delicato nella sua iconografia, oltre a trasmetterci tutto il senso della devozione religiosa, indica anche, attraverso la rappresentazione iconografica dell’elegante paraduro quale fosse l’operosità dei suoi abitanti - ha concluso la storica - Usato tanto a quell’epoca, rappresenta non solo una semplice recinzione, ma anche un elemento indispensabile alla bonifica delle acque del territorio e fu determinante per l’economia del paese".

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